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di Paolo Citranfilosofia, educazione, società

06/11/2013

Considerazioni (in)attuali

... ma non è una cosa seria.

Da tempo indeterminabile i media allungano e contorcono come un indivisibile Tiramolla (antico personaggio dei fumetti della mia età fanciullesca) la telenovela dei Berlusconi e dei Renzi, degli Alfani e dei Grilli, dei tunnel di cui si vede o non si vede la fine, delle porcate e dei bungabunga, dei giaguari e delle pitonesse…

Purtroppo al di sotto del fenomeno - la rappresentazione di un divertissement di questo genere - c’è il noumeno, il vero nascosto (ma neanche tanto) di un Parlamento che non funziona, della sua incapacità di eleggere un nuovo Capo dello Stato, di non saper ratificare senza una nuova carica dei 101 la decadenza di un senatore pregiudicato per frode fiscale, di un’economia finanziaria che distrugge aziende e lavoro… Il tutto mentre non si parla più di tanto di politica estera: dei massacri della Siria e dell’Iraq, dell’Eritrea a della Somalia, del Congo o del Mali… , se non quando c’è in qualche modo di mezzo un italiano o almeno qualche europeo, oppure qualche barca di disperati che affonda. Mentre le nostre stazioni ferroviarie sono popolate di homeless – italicamente barboni - (extracomunitari o meno).

La scuola nel frattempo si arrabatta o s’ingaglioffisce nella (pseudo)pedagogia ministerialburocratica e nella gelminiana palude della (pseudo)riforma

... intellettuali (organici e non)

In altri tempi, sotto il regime patrio di allora, un altro parlamentare italiano famoso, lui sì carcerato, nel sostenere che “ogni gruppo sociale si crea, organicamente, uno o più ceti di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione” (Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, Editori Riuniti, Roma, 1975, p. 3), delineava una “scuola unica iniziale di cultura generale, umanistica, formativa, che contemperi giustamente lo sviluppo delle capacità di lavorare manualmente (tecnicamente, industrialmente) e lo sviluppo delle capacità del lavoro intellettuale”. (op. cit., p.126)

Oggi, nel n. 6/2013 di “Micromega”, dedicato a “L’intellettuale e l’impegno”, il pensatore debole e debolista Gianni Vattimo rilancia il forte slogan gramsciano di un ”intellettuale organico” che, nel “silenzio dei vinti, dei senza potere” dia “voce a chi non l’ha e non l’ha avuta nella storia”, renda possibile “l’ascolto delle voci dei silenziati”(cfr. Gianni Vattimo, “Apologia dell’intellettuale organico”, op. cit., pp. 87-92). Gli fa quasi incredibilmente da controcanto il pensiero forte e fortista di Furio Colombo, in “Per un impegno 'a progetto'” (ibidem, pp. 29-34), prospettando postmodernamente – nel predominio di una “comunicazione come karaoke”, quando la “definizione di impegno ci appare sfuggente” - un “impegno a progetto: in attesa di capire chi sta occupando che cosa e perché” per quanto concerne il potere. Oppure, in attesa che – per dirla con Platone – i filosofi diventino governanti od i governanti filosofi (tentativo esperito con esiti modesti dal lustrissimo bocconiano professor Monti).

ancora Costituzione e pensiero critico

Non sarà fuori luogo in questo momento storico-culturale, e particolarmente sul versante dell’insegnamento, trattare la Costituzione italiana non come icona immarcescibile, ma, criticamente, come un portato storico nato da un preciso contesto storico-economico-ideologico, come un prodotto, se si vuole, compromissorio (di un compromesso però felice ed equilibrato), e non come un oggetto metafisico situato in un mondo delle idee immutabile ed eterno. Sarà qui utile una riflessione sul compromesso, non necessariamente inteso come qualcosa di deteriore, e sulla politica, come confronto di posizioni anche teoriche e valoriali, oltre che di interessi concreti e spesso opposti. Potrebbe così anche essere affrontato il tema del recupero della nobiltà della politica come attività tipicamente umana. E quello del rispetto delle regole della convivenza (democratica). Potrà anche essere opportuna la distinzione tra principi fondanti della prima parte e ordinamenti inclusi nella seconda, evidenziando peraltro il criterio “classico” della separazione/distinzione tra esecutivo, legislativo e giudiziario, magari delineando di essi anche lo sviluppo storico e di storia delle idee.

 

Di che cosa parliamo

Sulle orme della gloriosa rubrica a firma Piccì , "Controcorrente... dai confini" - tenuta per molti anni su insegnare "cartaceo" - tratterò gli argomenti di mia competenza e i temi più vari, che mi sembreranno di un qualche interesse per i nostri lettori, riassumibili sotto la formula sintetica “Filosofia, educazione, società”. Guarderò al presente e all’attuale, ma dal punto di vista soprattutto dell’inattuale, cioè a mio parere di ciò che è maggiormente attuale per chi non si adegui al dettato del pensiero unico e del politicamente corretto.

L'autore

Mi sono laureato in filosofia nel 1972, discutendo una tesi su demitizzazione e mito. Insegnante di Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione, ho lavorato nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, anche come Presidente del Cidi della Carnia e del Gemonese . Mi interessano la filosofia, la pedagogia, la storia,  l’antropologia, la psicologia, le scienze sociali, le religioni, la politica scolastica. Ho approfondito i temi dell’educazione alla pace, dell’epistemologia, della didattica, della cultura materiale; dell’infanzia e dell’adolescenza; del senso del tempo e dei diritti dell’uomo…  Devo decidere che cosa farò da grande.