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di Paolo Citranfilosofia, educazione, società

15/12/2013

La persona e il curricolo

Nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione  ancora una volta, sulla scia della tradizione dei documenti programmatici della scuola italiana, si parla della “centralità della persona che apprende”.  Si tratta di surrettizie divagazioni filosofeggianti? Tempo addietro l’avrei pensato, particolarmente ragionando sulle ossessive prescrizioni neoconfessionali targate Bertagna-Moratti-Ruini.

In un articolo pubblicato su questa rivista (La tarda età delle nostre "Indicazioni") così argomenta al riguardo Alessandro Fioravanti : “prescrizioni mediche” non abbisognano di preamboli siffatti; non è pensabile che siano preceduti da un capitoletto teorico su “Salute, ospedale, persona” e non interesserebbe a nessuno che si scriva della “persona nel Sistema Sanitario Nazionale”, ma piuttosto che si garantisca l’efficienza dello stesso. Devo dire che non sono del tutto d’accordo. Innanzitutto di pelle e di pancia: credo che chi si trovi a essere  ricoverato in un ospedale o si sottoponga a una terapia  medica  desideri fortemente di essere trattato proprio come una  “persona”, di non vedersi considerato come un organo malato o come un numero di letto in corsia. In seconda istanza,  rilevo di testa che da sempre esiste una deontologia medica: si pensi al giuramento di Ippocrate, all’attuale riflessione bioetica, alla Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, documento del Consiglio d’Europa del 1997, che garantisce “i diritti e le libertà fondamentali della persona”   e dichiara che “le parti garantiscono ad ogni persona, senza discriminazione, il rispetto della sua integrità e dei suoi altri diritti e libertà fondamentali riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina”. Certo, ciò non esclude che  si desideri essere curati con terapie appropr iate e secondo protocolli aggiornati.

È vero che l’impiego del termine “persona” nella nostra cultura pedagogica si lega al filone del “personalismo cristiano” di Emmanuel Mounier (cfr. Rivoluzione personalista e comunitaria, Edizioni di Comunità, MIlano, 1949) e di Jacques Maritain (cfr. Umanesimo integrale, Borla, Torino, 1964) e alla “sinistra cattolica” italiana del  secondo dopoguerra, nonché  ai Programmi/Orientamenti ministeriali  elaborati tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, con tanto di riferimento pervasivo alla religione cattolica come “fondamento e coronamento” (scuola elementare, 1955 – scuola materna, 1958 – scuola media, 1962) con un significato ontologico e metafisico al rapporto della “persona” umana con Dio.
Tuttavia ritengo  sia possibile effettuare una lettura diversa di questo concetto, richiamandoci alla Costituzione italiana ed anche alla  Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo,  nonché a recenti e meno recenti posizioni filosofiche, pedagogiche e giuridiche. Se la Costituzione all’art. 3 parla di “pieno sviluppo della persona umana”, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti  dell’uomo impiega ripetutamente il termine  “persona”, affermandone il “diritto alla vita” (art.2), il “rispetto della propria vita privata e familiare” (art. 8), il “diritto alla libertà di pensiero” (art. 9) e “d’espressione” (art.10), ecc. ecc. E se un riferimento teorico potrebbe essere l’esistenzialismo “laico” di Jean Paul  Sartre o di Giovanni Maria Bertin, più recenti sono le posizioni per  esempio di Franco Frabboni e di Stefano Rodotà. Il primo parla di “qualità totale della Persona” , capace di “Dissenso”, “Scelta”, Impegno”,“Progettazione esistenziale”(Cfr. Il problematicismo in pedagogia e didattica. Crocevia di una educazione inattuale e utopica, Erickson, Trento, 2012, pp. 50-51); nella logica di una Scuola che si opponga a “Meritocrazia”, “Esclusione”, “Pensiero unico”, “Competitività” (ivi, p. 116), scrive inoltre di un “nobile guardaroba della persona non-duplicabile, non manipolabile, non-omologabile, non-utile” e di “una pedagogia a difesa della persona” - che “allude alla costruzione di una  testa ben fatta e di un cuore solidale” - caratterizzata dalla sua “singolarità (la sua irriducibilità, irripetibilità, inviolabilità)” ( F. Frabboni, Povera ma bella. La scuola fabbrica di futuro,  Erickson, Trento, 2011).
Mi pare che quanto sostiene il pedagogista “laico” Frabboni rientri in un processo storico di cui parla il filosofo / giurista “laico” Rodotà:  la “costituzionalizzazione della persona”, da intendersi senza alcuna aura metafisica, ma come storicamente , culturalmente e socialmente caratterizzata. Rodotà parla di  “autonomia della persona”, di “unicità della persona tra fisicità e virtualità”, di “dittatura dell’algoritmo e prerogative della persona”, non  sacrificabili alle esigenze economiche e finanziarie  del “mercato globale”, evidenziandone tra  l’altro  la dimensione sociale e solidale, il diritto a “decidere sulla fine della vita” e i diritti “procreativi”, la dimensione del “post-umano” nel tempo e nel mondo globalizzato caratterizzato dalla “rete” (Cfr. S. Rodotà, Il diritto di avere diritti, Laterza, Roma-Bari, 2012;  in particolare la Parte seconda, intitolata “La persona”).

Per questi motivi mi sembra  di poter ancora affermare che “le Indicazioni per il curricolo, parlando dello sviluppo armonico e integrale della persona, del pieno sviluppo della persona umana, o di centralità della persona, inseriscono tali concetti all’interno del nostro contesto costituzionale. Pertanto, anche quando si impiegano espressioni piuttosto contrassegnate filosoficamente almeno in origine non è detto che se ne debba fornire necessariamente un’interpretazione metafisica”. Pertanto in questo senso paiono da interpretare i numerosi riferimenti all’identità personale e culturale  di tutti e di ciascuno, di cui – dal punto di vista di un personalismo laico - andrebbe sottolineata “la dimensione della scelta – o della decisione – come specificità propriamente umana”, entro “una pedagogia della relatività, della problematicità e dell’incertezza opposta a una pedagogia della  certezza e della verità assoluta, o anche, all’interno di una civile mediazione tra diverse posizioni ideali e culturali, di un personalismo tout court a cui possano fare riferimento laici, cattolici e quanti altri si riconoscano in un orizzonte educativo contrassegnato dalla condivisione”di “norme” e “valori” anche costituzionalmente fondati (P. Citran, “Fondamenti / persona”, in G. Cerini, a cura di, Passa … parole. Chiavi di lettura delle Indicazioni 2012, Homeless Book, Faenza, 2012).

Parlare poi della “persona che apprende” evidenzia l’attenzione alla dimensione cognitiva che si attribuisce  alla “persona”, passo avanti non irrilevante rispetto a unilaterali sottolineature di un “fanciullo tutto intuizione, fantasia, sentimento” di idealistica memoria (cfr. Programmi didattici per la scuola primaria del 1955). Tale sottolineatura non mi pare irrilevante e non mi sembra escluda, ma anzi implichi, la delineazione di una scansione del curricoio non rigida né dogmatica, ma flessibile e sempre rivedibile in base al feedback  fornito dalla “persona che apprende” stessa.

Di che cosa parliamo

Sulle orme della gloriosa rubrica a firma Piccì , "Controcorrente... dai confini" - tenuta per molti anni su insegnare "cartaceo" - tratterò gli argomenti di mia competenza e i temi più vari, che mi sembreranno di un qualche interesse per i nostri lettori, riassumibili sotto la formula sintetica “Filosofia, educazione, società”. Guarderò al presente e all’attuale, ma dal punto di vista soprattutto dell’inattuale, cioè a mio parere di ciò che è maggiormente attuale per chi non si adegui al dettato del pensiero unico e del politicamente corretto.

L'autore

Mi sono laureato in filosofia nel 1972, discutendo una tesi su demitizzazione e mito. Insegnante di Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione, ho lavorato nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, anche come Presidente del Cidi della Carnia e del Gemonese . Mi interessano la filosofia, la pedagogia, la storia,  l’antropologia, la psicologia, le scienze sociali, le religioni, la politica scolastica. Ho approfondito i temi dell’educazione alla pace, dell’epistemologia, della didattica, della cultura materiale; dell’infanzia e dell’adolescenza; del senso del tempo e dei diritti dell’uomo…  Devo decidere che cosa farò da grande.