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di Lina Grossipagine dimenticate

19/03/2016

Tommaso Landolfi narratore per l’infanzia, e non solo.

La dote di  catturare l’attenzione e la meraviglia del lettore, Landolfi l’ha avuta in sommo grado […] ma la fama d’impraticabilità e stranezza che caratterizzò il suo personaggio legittimava la convinzione – mai finora sfatata- che la sua opera dovesse essere per pochi.
(Italo Calvino)

E così miei piccoli lettori la storia sarebbe finita… Felice? Uhm…Tant’è  che lo sappiate fin d’ora: al mondo non sempre
i buoni e generosi hanno la ricompensa che si meritano .
(
Tommaso Landolfi, La raganella d’oro)

Italo Calvino, scegliendo per una sua antologia su Tommaso Landolfi le pagine da lui ritenute più belle dello scrittore,  si proponeva  anche di costruire l’occasione per un “invito alla loro lettura” ancora valido per le nuove generazioni. L’antologia, pubblicata nel 1989 [1], contiene un’ampia gamma di racconti e pagine scelte con il filo conduttore, come recita il titolo della Postfazione, dell’esattezza e del caso.
 “Setacciando le raccolte da lui pubblicate nell’arco di più di quarant’anni”, Calvino sceglie di restituire l’immagine del “vero Landolfi”, che è quello che “preferisce lasciare nell’opera qualcosa di non risolto, un margine d’ombra e di rischio”. L’antologia, che contiene tra l’altro racconti fantastici, ossessivi, dell’orrido, sull’amore e sul nulla, diventa così uno strumento prezioso per un primo incontro con la poliedricità della produzione e della personalità di uno scrittore per molti aspetti ancora da rivalutare.
Calvino avverte di avere volutamente tralasciato di inserire nella raccolta opere “non antologizzabili in quanto libri compiuti in sé, da prendere o lasciare”, includendo forse in questa categoria anche quelle appartenenti al mondo fantastico e immaginifico della produzione per l’infanzia  di Landolfi, non presente tra le pagine antologiche scelte. 
Accogliendo dunque l’invito alla lettura di Landolfi, a partire dalle sue “più belle pagine” come primo approccio con uno scrittore che ha “la dote di catturare l’attenzione e la meraviglia del lettore”, ci sembra interessante segnalare, per coinvolgere in questo invito anche “i miei piccoli lettori” [2], l’incursione dello scrittore nel genere favolistico - un aspetto solo  apparentemente minore della sua produzione - con le due storie Il principe infelice [3]La raganella d’oro [4], filastrocche e colloqui immaginari.   
La strategia testuale adottata da Landolfi nel narrare le storie per bambini si situa all’interno dello sperimentalismo, sia novecentesco sia individuale, di forme e temi letterari. Il confine tra i generi letterari diviene infatti fluido: nelle storie si mescolano i tratti della narrazione breve (la suddivisione in brevi capitoli, il cui titolo anticipa il contenuto degli eventi; la presenza di una voce narrante); della fiaba (l’incipit, i personaggi, i luoghi, le ripetizioni di parole come “cammina cammina cammina” ) e della favola (la presenza di una morale). Nel narrare le storie ai suoi “piccoli lettori” Landolfi assume talora il ruolo di voce narrante (“ma sarebbe troppo lungo narrare tutte le avventure della principessa; rimane da dire che…”), rivolgendosi così direttamente ai piccoli ascoltatori per sollecitare la loro fantasia a immaginare altre situazioni oltre quelle narrate.

Le narrazioni fiabesche seguono in genere uno schema narrativo ben preciso [5], che Landolfi, pur accettando sostanzialmente le convenzioni del genere fiabesco, tende a modificare con l’inserimento di elementi inconsueti, soprattutto in Il principe infelice, come una riflessione sul ruolo dell’educazione nell’incipit; una forte caratterizzazione psicologica dei personaggi, come nel principe infelice, ammalato di malinconia; un ribaltamento di ruoli e funzioni: è la principessa che si reca alla ricerca del rimedio al male del principe.

Molto lontano da qui, verso i confini dell’Impero della Luna , viveva un re saggio e possente che aveva un unico figliuolo […] Fino all’età di quindici anni circa egli lo intrattenne  dei grandi spettacoli della natura, lasciò che i suoi occhi s’empissero di sole e le sue orecchie di suoni, […] ma compiuta che ebbe quell’età il precettore [ndr.]  chiese e ottenne dal re di rinchiuderlo in un vasto castello , sontuoso a vero dire ma dove  il ragazzo era tenuto come prigioniero. Sulle pareti poi del castello, in parole in segni in immagini, era iscritto tutto lo scibile umano, le opere dei saggi e quelli dei poeti[…] e, quasi del resto senza accorgersene, egli arricchì la sua mente delle più svariate e profonde cognizioni, né gli restò sconosciuto nulla di quanto lo spirito umano aveva operato attraverso i secoli[…]
E poiché la sapienza è, o almeno dovrebbe essere fonte di gioia, i suoi alti pensieri non gli toglievano nulla dell’allegria  e vivacità proprie della giovinezza.

(Capitolo I, Un reuccio modello)  

Il tema che percorre questa fiaba è il sogno. Il giovane principe, pur avendo tutto, giovinezza ricchezza e saggezza, è infelice, perché incapace di sognare. Affinché  il giovane principe malato di malinconia possa  guarire, deve fare un bel sogno, come sentenzia  un bizzarro quanto misterioso personaggio.

… quando invece all’improvviso, il principe cadde nelle più tetra malinconia […]. Nulla valeva a distrarre il principe e a scacciare la sua funesta tristezza […] inutile, quel male era a tutti sconosciuto e nessuno sapeva indicarne l’origine, tanto meno il rimedio”. Ciò che occorre al principe è soltanto un bel sogno. Ch’egli lo faccia, e sarà guarito all’istante.
(Capitolo III, Un misterioso personaggio)

Ma la vera protagonista di questa favola è la principessa, eroina ardimentosa per amore, la quale, decisa a raggiungere il Paese dei Sogni, si allontana dal regno situato ai confini dell’Impero della Luna, valica le Montagne di Diamante, attraversa la Terra dei fuochi Folletti e degli Orchi, la Brughiera delle Streghe, il Paese degli animali Parlanti, e arriva sulle rive del Grande Lago dove è raccolta una “grande quantità di sogni per ragazzi… Ma c’erano anche sogni per grandi” e dove il sovrano del Paese dei Sogni spiega alla principessa.

Devi sapere che tutto può essere un sogno […] Vedi questa conchiglia color di rosa tra la sabbia? Essa comparirà stanotte durante il sonno a una fanciulla, e lei ne resterà molto commossa, non so poi proprio perché. […]
Adesso ragioniamo un po’.. Se niente più lo diverte o lo interessa, è segno che il principe desidera qualche cosa, ma non sa neppure lui che cosa precisamente; e dunque , appunto….ehm ehm….ci vorrebbe un bel sogno che, in certo qual modo…ehm….gli rivelasse quello che lui dovrebbe sapere meglio di chiunque altro…

(Capitolo XVII,  Sulle rive del grande lago)

Raggiunto l’intento, il fragile cuore di cristallo della fanciulla si ferma. Qui la storia assume un nuovo andamento e questa volta è il principe a salvare dal letargo la principessa, con un finale in cui tutti sono felici e contenti ma niente è scontato e le sorprese sono davvero tali. Le atmosfere e i paesaggi della favola sono, per molti aspetti, quelle del mondo fantastico della produzione landolfiana, come l’Impero della Luna, detto così “perché là… sempre la luna piena pendeva in mezzo al cielo” e tutto avveniva “alla luce della luna”. 

Le storie per l’infanzia di Landolfi sono costruite in modo da consentire più livelli di lettura: si legge la favola ma si ha la sensazione di aver letto tutt’altro che una semplice storia per bambini, nonostante il linguaggio, contrariamente allo stile denso raffinato e complesso dello scrittore, sia qui piano e misurato e dunque fruibile anche dai lettori più piccoli e tale da consentire una piena godibilità del testo. Le storie permettono a un lettore più disincantato di cogliere citazioni, echi letterari, allusioni e ironie,  un retrogusto morale velato di cupezza malinconica. Pur essendo fiabe di magia, entrambe le storie contengono una morale, dichiarata in La raganella d’oro, mentre  è più sottile e implicita quella in Il principe infelice: non è la ricchezza a dare la felicità ma la capacità di sognare.
Non sfugge al lettore adulto il tono ironico e disincantato nel presentare  la folla osannante di persone che nel Paese dei Sogni insegue vanamente  sogni di gloria: “persone che battevano le mani a più non posso e gridavano come invasati.[…] Eppure non si vedeva nessuno cui quei saluti potessero essere rivolti. «Sono sogni di gloria che si esercitano»…”
Ancora un ammiccamento nella battuta di ironica diffidenza verso il genere femminile, rintracciabile in La raganella d’oro, nell’inciso finale “come dicono le donne”, a proposito della differenza tra simpatia e amore. E ancora una nota rivolta non solo ai bambini, allorché in quest’ultima storia Landolfi  avverte su come va veramente il mondo: Uhm…diciamo la verità….”. 

Numerosi gli echi letterari: la favola cui il titolo fa eco è The Happy Prince di O. Wilde. Scrive L. Federico: “E fra le tessere del patchwork che lo scrittore ha sapientemente prelevato da fonti remote o irreperibili, per elaborare i suoi classici del fantastico, egli ha certamente attinto alla narrativa di Oscar Wilde" [6].  E aggiunge: “di Wilde (uno dei primi narratori inglesi a essersi cimentato nella rivisitazione parodica del tradizionale racconto fantastico e nella sua ibridazione con altri generi letterari) Landolfi condivide la versatilità nel misurarsi con mezzi espressivi diversi ed eredita quel wit che gli permette di rinnovare un genere apparentemente “anacronistico” nel Novecento” [7].
Tra i motivi che Landolfi riprende dal Principe felice di  Wilde si ritrovano due temi: il tema del cuore che si frantuma : “in quel momento uno strano scricchiolio si sentì arrivare da dentro la statua, come se qualcosa si fosse rotto. In effetti il cuore di piombo si era spezzato proprio in due”;  e il tema del sogno: “Sembra proprio un angelo" , dissero i ragazzi[…] -"Come lo sapete? - disse il Maestro di Matematica. - Non ne avete mai visto uno". "Ah, ma noi li vediamo, nei nostri sogni" e […] il Maestro di Matematica corrugò le sopracciglia e li guardò con molta severità, perché non approvava che i bambini sognassero”.
Ad accomunare ulteriormente Landolfi allo scrittore irlandese è la comune ammirazione per le atmosfere nordiche così splendidamente rappresentate da H. C. Andersen. Il tema del cuore di ghiaccio è presente in La regina delle nevi. Ci sono poi gli influssi delle favole dei fratelli Grimm [8], tradotte dallo stesso Landolfi,  qui nel  particolare del risveglio dal letargo della principessa, la giovinetta dal cuore di vetro, che riecheggia il finale di Biancaneve.

L’incursione nel favolistico sembra essere un’occasione per Landolfi di ribadire che l’unica forma possibile di sopravvivenza, non solo per lo scrittore e per la letteratura - rivitalizzata da un continuo sperimentalismo della lingua e dei generi letterari -,  ma anche per il lettore, sia  la capacità di sognare e far sognare attraverso la parola e le sue sonorità.
Provare a leggere le favole per verificare!

Qualche approfondimento
 

In rete, consultare il Centro Studi Tommaso Landolfi.

L. Matt (a cura di), “Landolfi, Tommaso”, “Dizionario Biografico degli Italiani” - Volume 63, 2004; reperibile in rete a questo indirizzo.

L.  Cecchini, “Parlare per le notti”. Il fantastico nell’opera di Tommaso Landolfi, Museum Tusculanum Press, University of Copenhagen, 200.1

 

Note

1. Tommaso Landolfi, Le più belle pagine. Scelte da Italo Calvino, BUR, Milano, 1989. La citazione è tratta dalla  "Postfazione", p.531.
2. Così Landolfi, voce narrante della storia,  si rivolge al pubblico di bambini nel finale di La raganella d’oro.
3. Il principe infelice, già completato nel 1938, è pubblicato da Vallecchi soltanto nel 1943 e recita in copertina: Il principe infelice: romanzo per bambini. È l’edizione più bella, con le illustrazioni di Sabino Profeti; la successiva,sempre per il medesimo editore, è del 1954 ed è  illustrata da Enzo Cesarini, ma con minor pregio.
4. Cfr. T. Landolfi, Il principe infelice e altre storie per bambini, Adelphi, Milano, 2004
5. W. Propp in Morfologia della fiaba ha sintetizzato lo schema narrativo  in otto categorie di personaggi-tipo e in 31 funzioni narrative; A.J. Greimas ha approfondito e rielaborato le funzioni e i ruoli proppiani  in un modello così detto attanziale in Del senso.
6. 
Luca Federico, L’infelicità del principe felice. Oscar Wilde e Tommaso Landolfi, in Parole Rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione, Fascicolo 12, Dicembre 2015, pp.51-68; reperibile in rete a questo indirizzo.
7. Ib., p.53.
8. Traduzioni incluse nell’antologia Germanica, curata da L. Traverso per Bompiani nel 1942, recentemente riproposte in un volume  adelphiano.
 

Credits


Immagini, dall'alto:
- copertina dell'edizione Vallecchi, 1954;
- un'immagine recente di Pico (in provincia di Frosinone), paese natale di Landolfi.
 

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.