Titolo originale: Alceste à bicyclette
Genere: Commedia
Regia: Philippe Le Guay
Sceneggiatura: Philippe Le Guay
Interpreti : Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Camille Japy, Ged Marlon, Stéphan Wojtowicz, Anne Mercier
Fotografia: Jean-Còaude Larrieu
Produzione: Francia
Anno: 2013
Alceste è il protagonista dell’opera di Moliere Il misantropo, intorno alla quale è imbastita l’azione della commedia rappresentata in questo film. Infatti il regista non ha voluto cadere nella traduzione cinematografica di un classico del teatro, pur ispirandosi a uno di questi grandi testi. Aiutato da un suggerimento di Fabrice Luchini, che aveva già recitato in un precedente film francese su Molière (Le avventure galanti del giovane Molière, 2007) e che ha una casa proprio nel luogo in cui si ambienta il film, l’Île de Rè (un’isola che si percorre comodamente in bicicletta, arrivandovi da La Rochelle tramite un lungo ponte), Philippe Le Guay ha messo in scena lo scontro tra due giganti delle scene teatrali, Serge e Gauthier, interpretati da due grandissimi attori del cinema: rispettivamente Fabrice Luchini e Lambert Wilson.
Gauthier Valance è un attore che ha raggiunto la fama grazie a una fiction televisiva e Serge Tanneur è un vecchio amico attore di teatro, suo ex collega in passate esperienze cinematografiche. Il primo va a trovare il solitario Serge, che ora vive da eremita in una villetta dell’Île de Rè, per invitarlo a rappresentare in uno spettacolo la pièce di Molière Il misantropo. Ma i due, quando finalmente il cinico, schivo e quindi riluttante Serge si lascia convincere dall’ex collega a tornare a recitare in teatro, si contendono l’un l’altro il ruolo principale, quello di Alceste, ritenendo meno significativa la parte dell’antagonista Filinte.
I dialoghi scoppiettanti, grazie anche alla collaborazione nella sceneggiatura dello scrittore francese di successo Emmanuel Carrère, contengono a volte brani del testo di Molière perfettamente calzanti con i caratteri dei due personaggi del film. Così realtà e finzione si fondono e confondono creando scene tragicomiche.
Alla fine Serge acconsente alla recita a patto di un compromesso: poter alternare i ruoli di Alceste e Filinte durante il tour. Nei giorni dedicati alle prove, molto faticosi specie per Serge, che non riesce a memorizzare una battuta, sempre la stessa, i due attori faranno la conoscenza di Francesca. Frequentata e desiderata da entrambi la ragazza si concederà all’amore fisico con Gauthier, gran seduttore, nonostante la sintonia spirituale nata spontaneamente con Serge. Diventerà così anche lei un personaggio tragico, tra incompletezza e misantropia, che le tingeranno la vita di infelicità. E tragico apparirà per tutti il finale, con Gauthier sul palcoscenico davanti alla platea piena, bloccato sulla battuta tallone di Achille per Serge improvvisamente dimenticata, mentre Serge, altrettanto sconfitto esistenzialmente, sulla spiaggia fredda e deserta riesce a recitare, ma in solitudine, la famigerata battuta con vacua sensazione di rivincita. Il film dunque si chiude amaramente, rappresentando il parallelo malessere che incatena ognuno. Nessuno vince la partita della propria esistenza, prigioniero o vittima del proprio carattere.
Philippe Le Guay , precedentemente regista dello spiritoso Le Donne del 6° Piano (con un’altra magistrale interpretazione di Luchini) in questo suo nuovo lavoro ha voluto creare un moderno Alceste, cinico e compassato, ma che, impegnato in decise pedalate, tradito a un tratto dai freni, come in una caricatura, finisce comicamente per rotolare in un fosso. Lo spettatore dapprima ride, riconoscendo come sia la filosofia della vita del misantropo Serge, sia quella del vitale e dinamico Gauthier contengano verità oggi più che mai umanamente condivisibili, mentre la radicalità degli opposti caratteri dei due personaggi finisce per trasformare entrambi in macchiette. Ma poi, verso la fine del film, è costretto ad accorgersi della infelicità che sta dietro la comicità di quei tipi umani.
Le Guay in questo film usa la tipica commedia di carattere di Molière per rivelare come sia in teatro sia sulle scene del mondo la commedia implichi anche il suo opposto, cioè il tragico della vita e dei suoi attori, di fatto impreparati e sorpresi dal caso degli eventi.
Altri film sulla vita di Molière
Vita amori autocensura e morte in scena del signor di Molière nostro contemporaneo ovvero il Tartufo (1975) (spettacolo di teatro filmato per la televisione); regia di Luigi Squarzina
Edizione televisiva dello spettacolo teatrale trasmesso dalla RAI Radiotelevisione Italiana nel 1975.
Luigi Squarzina, all’inizio degli anni ’70, scrive questo testo, fondendo due storie importanti come Tartufo di Molière e La Cabala dei bigotti di Bulgakov. È la storia di Tartufo, della vita di Molière e del rapporto tra Bulgakov e Stalin, ma soprattutto è la storia di un artista alle prese con il potere, con la censura e con l’autocensura”.
Molière (1978); regia di Ariane Mnouchkine.
Vita, imprese e morte di Jean-Baptiste Poquelin, detto Molière (1622-73), commediografo e attore francese. Liberamente ispirato al romanzo (1936) di Michail Bulgakov e diviso in due parti. È intessuto di molti temi: il rapporto tra l'artista e il potere; dialettica e analogie tra la Francia del Seicento e il nostro tempo; la questione del cinema storico; il teatro; il proposito di rievocare la faccia nascosta, quella della Francia contadina, del "grande secolo". Nel suo continuo cangiar di toni (farsa e dramma, intimismo e scene di massa) offre sequenze memorabili. P. Caubère riesce nell'ardua impresa di accompagnare il suo eroe dall'adolescenza alla morte, esibendosi anche in due belle pantomime comiche sotto la maschera della Morte e come servo della Commedia dell'Arte. Discutibile fin che si vuole (fu detto che verifica il paradosso di Zenone, quello di una mobilità immobile), è un avvenimento.
Le avventure galanti del giovane Molière (2007); regia di Laurent Tirard.
Nel 1644 il 22enne Molière, in arresto perché carico di debiti, deve sciogliere la sua compagnia e scompare per qualche tempo. In quella lacuna delle biografie ufficiali s'insinua il regista, immaginando che sia accolto dal ricco negoziante Jourdaine (Fabrice Luchini) e che, col nome di Tartuffe, lo faccia passare per un prete incaricato dell'educazione della figlia, in realtà per insegnargli i segreti della recitazione per conquistare Célimène. La moglie di Jourdaine, intelligente e fiera, capisce tutto e s'innamora di Molière. L'idea di partenza è brillante, anche troppo, e presto si rivela artificiosa con i suoi riferimenti a Tartufo (1664), Il borghese gentiluomo (1670), Le donne saccenti (1672), la fiacchezza dei tempi comici, la prolissità. Si fa vedere, comunque, con piacere grazie agli interpreti. Soltanto un duttile Fabrice Luchini sarebbe stato in grado di non rendere Jourdaine meschinamente ridicolo. Se Roman Duris è un Molière più che attendibile, Laura Morante è infallibile, uno dei migliori ruoli della sua lunga carriera.
Alcune scene tratte da Molière (1978), di Ariane Mnouchkine
Le trame dei film sono tratte da Il Morandini dizionario dei film e delle serie televisive, a cura di Morandini Laura, Luisa, Morando, Zanichelli, Bologna, 2013
A seguire... si può leggere anche Uno squarcio nella memoria...