Durante le vacanze di Natale ho letto un libro che mi è rimasto dentro. Il libro si intitola "Per dieci minuti", lo si legge in due pomeriggi, e ti segue per più giorni nei pensieri. Lo ha scritto Chiara Gamberale, antenne lunghissime e pronte a captare i sentimenti delicati, comici, un po’ tragici, felici e infelici della contemporaneità. Con la scuola questo libro non c’entra (quasi) niente, ma in fondo è ricco di insegnamenti.
Cosa sono dunque questi dieci minuti? Quelli che la protagonista, all’indomani di una crisi, in un punto critico della sua vita e del suo matrimonio, deve trovare per sé e soprattutto per fare cose che non ha mai fatto. È una idea di Rudolf Steiner che la psicologa propone a Chiara - la protagonista - come gioco. E i giochi, si sa, sono cose serie. Così Chiara, temeraria suo malgrado, ogni giorno è costretta a inventarsi qualcosa - colorarsi le unghia di fuxia oppure preparare un plum cake oppure andarsene in giro vestita da babbo natale o camminare all’indietro. Insomma ci sono tante cose che si possono fare, che ci si può concedere, soprattutto se ce le assegna qualcuno, se - prosaicamente - ce le ha prescritte il medico. Diamine, lei la prescrizione ce l’ha. E pazienza se certi giorni ci mette anche delle ore a trovare il modo di riempire quei dieci minuti. Alla fine…
Il finale di un libro non va svelato e comunque qui quello che più conta è lo svolgimento. Un mese. Per un mese siamo capaci di inventarci totalmente anche se solo per dieci minuti? Da quando è incominciata la scuola ho ricominciato a pensare a quel libro. Ma la scuola, tutta così incrostata e attaccata a se stessa ai propri dolori - esattamente come la protagonista - e alle proprie mancanze (venticinque per cento di dispersione scolastica, aumento delle bocciature, solo per citare i due dati drammatici di questa settimana) saprebbe inventarsi per dieci minuti al giorno (va bene, anche alla settimana)? Cosa potremmo fare di nuovo - magari di bello, ma basta anche che sia nuovo - per dieci minuti?
Penso e ripenso, sono convinta di sì. Conosco insegnanti dalla fantasia pedagogica strepitosa. Ma so che non basta: nella scuola sono state fatte talmente tante cose nuove in questi anni che tutto ha il sapore del già visto e del già sentito. Accetto idee e suggerimenti per vivere i dieci minuti scolasticamente innovativi.
So però come incominciare, so da dove partire: per dieci minuti, all’inizio della giornata, avere assoluta e incrollabile certezza che quello che facciamo serve e ha un senso.
Fidarsi della scuola, affidarsi alla scuola, totalmente.
Per dieci minuti (poi chissà).