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di Marilena Lucentewi fi zone

20/01/2014

Dieci minuti

Durante le vacanze di Natale ho letto un libro che mi è rimasto dentro. Il libro si intitola "Per dieci minuti", lo si legge in due pomeriggi, e ti segue per più giorni nei pensieri. Lo ha scritto Chiara Gamberale, antenne lunghissime e pronte a captare i sentimenti delicati, comici, un po’ tragici, felici e infelici della contemporaneità. Con la scuola questo libro non c’entra (quasi) niente, ma in fondo è ricco di insegnamenti.

Cosa sono dunque questi dieci minuti? Quelli che la protagonista, all’indomani di una crisi, in un punto critico della sua vita e del suo matrimonio, deve trovare per sé e soprattutto per fare cose che non ha mai fatto. È una idea di Rudolf Steiner che la psicologa propone a Chiara - la protagonista - come gioco. E i giochi, si sa, sono cose serie. Così Chiara, temeraria suo malgrado, ogni giorno è costretta a inventarsi qualcosa - colorarsi le unghia di fuxia oppure preparare un plum cake oppure andarsene in giro vestita da babbo natale o camminare all’indietro. Insomma ci sono tante cose che si possono fare, che ci si può concedere, soprattutto se ce le assegna qualcuno, se - prosaicamente - ce le ha prescritte il medico. Diamine, lei la prescrizione ce l’ha. E pazienza se certi giorni ci mette anche delle ore a trovare il modo di riempire quei dieci minuti. Alla fine…
 

Il finale di un libro non va svelato e comunque qui quello che più conta è lo svolgimento. Un mese. Per un mese siamo capaci di inventarci totalmente anche se solo per dieci minuti? Da quando è incominciata la scuola ho ricominciato a pensare a quel libro. Ma la scuola, tutta così incrostata e attaccata a se stessa ai propri dolori - esattamente come la protagonista - e alle proprie mancanze (venticinque per cento di dispersione scolastica, aumento delle bocciature, solo per citare i due dati drammatici di questa settimana) saprebbe inventarsi per dieci minuti al giorno (va bene, anche alla settimana)? Cosa potremmo fare di nuovo - magari di bello, ma basta anche che sia nuovo - per dieci minuti?

Penso e ripenso, sono convinta di sì. Conosco insegnanti dalla fantasia pedagogica strepitosa. Ma so che non basta: nella scuola sono state fatte talmente tante cose nuove in questi anni che tutto ha il sapore del già visto e del già sentito.  Accetto idee e suggerimenti per vivere i dieci minuti scolasticamente innovativi.

So però come incominciare, so da dove partire: per dieci minuti, all’inizio della giornata, avere assoluta e incrollabile certezza che quello che facciamo serve e ha un senso.
Fidarsi della scuola, affidarsi alla scuola, totalmente.

Per dieci minuti (poi chissà).

Di che cosa parliamo

Perché nella rete ci siamo finiti tutti. E sembra che per adesso non abbiamo nessuna voglia di venirne fuori, anzi  sappiamo che “Google è un amico che non ti abbandona mai”, dunque nemmeno in classe. Dal piccolissimo schermo dei cellulari alla Lavagna Interattiva Multimediale, che è già comparsa in qualche aula, passando per i tablet e i registri elettronici dei prof: noi siamo continuamente connessi e il mondo è a portata di touch. Come cambiano, se cambiano, i verbi “insegnare” e “imparare” con la disponibilità delle reti wi fi anche a scuola. Cronache, idee, esperienze da condividere.

L'autrice

Marilena Lucente insegna materie letterarie a Caserta. Ha incominciato raccontando la scuola nel libro Scritto sui banchi (2005, Edizioni Cargo, Napoli) e continua a farlo con articoli di cronaca, testi narrativi e saggi di pedagogia. Di recente ha realizzato un audio documentario per Rai Radio Tre, per la rubrica Fahrescuola (2013).

 

 

è in libreria il nuovo romanzo di

Marilena Lucente
Le giocatrici
Lotto. Slot machine. Bingo

Edizioni Spartaco,  2014

 

Novanta miliardi spesi ogni anno per il gioco d’azzardo, un intero Paese invaso da slot machine, sale bingo e centri scommesse, il numero dei malati di ludopatia che aumenta di giorno in giorno: ma quanto giocano le donne? E soprattutto come, dove, perché? Il libro "Le giocatrici" di Marilena Lucente (Edizioni Spartaco) racconta il fenomeno del gioco declinato al femminile e il modo in cui stravolge le esistenze delle giocatrici e di chi sta loro accanto. (da La Feltrinelli)

Raccontate con una scrittura sempre più matura tre storie di donne complicate e di uomini sbagliati. Teresa, figlia persa alle carte e moglie di un giocatore che non può far altro che vincere fino a perdersi; Anna, vittima della coazione del giorco e delle sue fragilità e le altre, maschere tragiche attorno al tavolo del Bingo. Tra sfida e autopunizione, protagoniste  e comprimari inseguono un riscatto forse improbabile o forse affidato all'alea, benevola alleata o cieca nemica di ogni giocatore (m.a.).