La storia culturale dell’umanità è una lotta per la memoria.
(Maria Corti, 1993)
Il recente intervento di Marco Guastavigna su “insegnare" [1] mi consente (o forse mi impone) di rompere un silenzio che mi ero finora autoimposto sui temi della cosiddetta “Intelligenza Artificiale” (IA), nello specifico applicata alla scrittura di testi, che è l’unico campo sul quale ho maturato nel tempo qualche ipotesi teorica e didattica, a partire dalla seconda metà degli anni settanta. Preciso il riferimento temporale di natura (auto)biografica perché, in questo contributo, vorrei formulare alcune ipotesi sul modo in cui la mia/nostra coscienza (a livello individuale e collettivo) di parlanti e soprattutto di docenti di italiano, in particolare della scuola secondaria di I grado e di II grado, è stata (o non è stata) attraversata o condizionata dai cambiamenti avvenuti nelle modalità di esercizio della lettura e della scrittura a livello individuale e nel contesto sociale.
1. Vedi M. Guastavigna, “ Intelligenza tradizionale e computazione consapevole ”, “insegnare”, 25.02.2023.