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05/04/2016

L'associazione Treellle e l'educazione alla cittadinanza nella scuola superiore italiana

di Rosamaria Maggio

L'associazione Treellle ha recentemente presentato il Quaderno "Educare a vivere con gli altri nel XXI secolo: cosa può fare la scuola? I Casi di Francia Germania Italia Polonia e la global citizenship" [1], nel quale sono riportati e discussi i risultati di una ricerca incentrata sui temi dell'educazione alla cittadinanza. Ne emerge l'ennesimo quadro sulla conoscenza che i giovani diplomati, tra i 19 e i 23 anni, hanno della Costituzione Italiana e quanto e come viene trattata l'educazione alla cittadinanza nelle scuole.
In particolare, per quanto riguarda la conoscenza della Costituzione, alla domanda “Come è stato trattato il tema della Costituzione italiana nella scuola superiore?” , i giovani hanno risposto “No”, per l'8%; “Sì, in modo superficiale”, il 53,9%; “Sì, in modo non approfondito”, il 31,4%; “Sì, in modo approfondito”, il 6,7%.
Alla domanda, “Durante il percorso scolastico hai letto la Costituzione?”, ha risposto “NO” il 20,5%; “Sì, solo qualche articolo”, il 54,2%;“Sì, solo nelle sue parti principali”, il 20,8%; “Sì interamente”, il 4,5%. Non si sa per quali motivi le risposte siano state raggruppate dai ricercatori nel seguente modo: il “No” assieme al “Sì, in modo superficiale e saltuario”, e il “Sì, in modo approfondito e molto approfondito”, anziché essere raccolti i “Sì” insieme e i “No” separatamente.
Si sa che i risultati di un questionario, a seconda di come si leggono e si raggruppano le risposte, possono variare e non poco. Infatti, dal punto di vista del mio criterio di accoppiamento, solo l'8% dei giovani dichiara che nella sua scuola “Non è stato mai trattato il tema della Costituzione” e il 20,5 % “Non ha mai letto alcun articolo”. Il che può quindi significare che il 92% dei giovani in modo più o meno approfondito o superficiale, ne ha sentito parlare e il 79,5% ha letto la Costituzione solo in parte o per intero. Cosa che cambia evidentemente il quadro d'insieme.
Teniamo presente che il diverso livello di conoscenza della Costituzione nelle scuole superiori è anche legato al fatto che solo negli istituti tecnici e professionali lo studio della Costituzione entra nel curricolo, mentre nei licei è previsto lo studio di Cittadinanza e Costituzione all'interno dell'area storico-geografica.

A conclusione della ricerca e del convegno di presentazione dei risultati, l'associazione Treellle propone fra l'altro l'introduzione di una vera e propria disciplina curricolare per almeno 60 ore, con una valutazione finale, allo scopo di migliorare i risultati che, così come presentati, rappresentano un universo giovanile molto carente nella conoscenza della Carta fondamentale.
Contemporaneamente, su Il Fatto Quotidiano del 22 marzo scorso, Alex Corlazzoli affermava:
"oggi bisognerebbe sapere i primi dodici articoli come si sanno a memoria le tabelline o le regole della grammatica. Lo avevano capito il maestro Mario Lodi che l’aveva appesa nelle sue classi e don Lorenzo Milani che a Barbiana la faceva studiare. Oggi l’insegnamento di 'Cittadinanza e Costituzione', voluto dall’ex ministro Maria Stella Gelmini, è impartito dai professori di storia ma non è una materia. Alla primaria e alle medie difficilmente si studia" [2].

Ancora! Sembra di doversi ripetere a distanza di anni, quando ai tempi dell'introduzione di "Cittadinanza e Costituzione" a scuola,  si discusse se dovesse essere una nuova materia o meno.
Ci battemmo come docenti democratici, contro questa idea che ritenevamo sbagliata e rischiosa: volevamo garantire la laicità dell'insegnamento-apprendimento, scevro da ogni rischio di indottrinamento e di didattica valoriale.
A distanza di anni sembrano tornare vecchie questioni, come se il tempo non avesse insegnato nulla e anche i numeri delle ricerche e la loro lettura sembrerebbe che vengano adattati alla bisogna.

Quanto poi all'intuizione di Cortazzoli, anche da lui dobbiamo dissentire e non perché contrari in assoluto allo studio mnemonico. In alcune circostanze se ne riconosce l'utilità funzionale: conoscere le tabelline a memoria, libera la mente nel momento in cui si deve risolvere un problema più complesso; non è necessario ragionare sul risultato di una moltiplicazione essendo già assimilato, mentre è giusto utilizzare tutta l'energia del nostro ragionare per risolvere il nucleo complesso del problema. Ma qui siamo in un ambito completamente diverso: il problema complesso, la soluzione del problema reale, la concretezza della vita sociale, si risolvono non studiando a memoria l'articolo della Costituzione, ma essendo in grado di interpretarlo, e cioè di individuarne, scandagliarne, far emergere il pensiero più profondo, le motivazioni, gli intenti del legislatore. E questa operazione è insegnata dai docenti di diritto, di filosofia e di esegesi del diritto. Né l’indagine è comparabile allo studiare una tabellina a memoria.

Facciamo un esempio. L'art. 5 della Costituzione recita: ”La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali: attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”.
A Corlazzoli chiederei il senso di uno studio mnemonico di questo articolo. Si tratta di un articolo che racchiude i principi dell'unitarietà dello Stato, del decentramento e dell'autonomia. Principi differenti, di difficile comprensione anche in età adulta e che racchiudono il compromesso tra i Costituenti (due fra tutti Emilio Lussu e Renzo Laconi) che credevano anche in forme di stato diverse. Si confrontarono l'idea federalista con l'idea unitaria e vinse quest'ultima mitigata dal principio autonomistico.
Mi chiedo che senso potrebbe avere per un bambino della scuola primaria o secondaria di primo grado mandare a memoria tutto ciò. Anche nei bienni delle superiori sarebbe una sfida impervia!

Penso che l'insegnamento della Costituzione debba passare per il vissuto dei nostri studenti e anzi debba essere il faro al quale guardare per affrontare i dilemmi della complessità odierna. Non tutti i principi fondamentali possono essere di facile accesso e quindi anche da questo punto di vista l'insegnante dovrà operare delle scelte adeguate alla maturità degli studenti.

 

Note

1. Treellle, (a cura di), Educare a vivere con gli altri nel XXI secolo: cosa può fare la scuola? Quaderno 11, Roma, 2016; i risultati dell'indagine e le slide di presentazione sono reperibili a questo indirizzo
2. Cfr. A. Corlazzoli, "Scuola, la Costituzione va studiata come le tabelline", in Il fatto Quotidiano, 22.03.2016.

Scrive...

Rosamaria Maggio Docente di diritto nelle scuole superiori, già vicepresidente nazionale del Cidi

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