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04/07/2017

Tecnologia, scienza e formazione

di Eleonora Aquilini

Nella società attuale ad alto sviluppo tecnologico: quale formazione?

La tecnologia e la scienza caratterizzano il nostro tempo, hanno determinato trasformazioni della società in tempi rapidissime e condizioni di vita migliori per tutti.  Hanno provocato anche il senso della perdita della possibilità di comprensione dei processi che portano ai prodotti finiti. Un tavolo di legno ha una storia tecnica che tutti posso comprendere, il telefonino ha una storia tecnologica che pochi comprendono. Se si accetta la distinzione fra téchne e tecnologia proposta da Koyré nel suo Dal Mondo del pressappoco all’universo della precisione, la tecnologia si differenzia dalla téchne perché contiene l’epistéme; i prodotti della tecnica e quelli della tecnologia si differenziano proprio perché i primi derivano dall’esperienza (e stanno nel mondo del pressappoco) e i secondi dalla scienza (e stanno nel mondo della precisione). Tra il tavolo e il telefonino, tra la tecnica e la tecnologia sofisticata di oggi, ci sono salti culturali che poche persone sono state in grado di seguire. Tutti noi usiamo sia l’uno che l’altro oggetto con la stessa disinvoltura. C’è una differenza: il primo è nostro in quanto conosciamo la sua storia, lo possediamo, l’altro è un oggetto che abbiamo comprato, un bene di consumo, un’espressione della magia del nostro tempo, un incantesimo e, per definizione, non possiamo possederlo.

I pochi che producono o comprendono la struttura degli oggetti tecnologici, partecipano a un’avventura umana e scientifica che ha certo un notevole significato. I più che invece usufruiscono della tecnologia, sono in grado di apprezzarne solo la funzionalità, la vivono spesso come qualcosa di incomprensibile e il suo proliferare è percepito come uno dei fattori di mancanza di unità, di disorientamento, di perdita di senso.  
Umberto Eco in un articolo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 10 novembre 2002 dal titolo “Se la scienza sembra magia” scrisse:
“…La magia ignora la catena lunga delle cause e degli effetti e soprattutto non si preoccupa di stabilire provando e riprovando se ci sia un rapporto replicabile tra causa ed effetto. La fiducia, la speranza nella magia non si è affatto dissolta con l’avvento della scienza sperimentale. Il desiderio della simultaneità tra causa ed effetto si è trasferito alla tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza”.
Occorre allora:
- non tanto capire tutto della tecnologia, ma possederla nelle forme più adeguate alle varie fasi della vita, anche in base ai propri interessi e alle proprie basi culturali, per sviluppare la consapevolezza del rapporto causa-effetto che lega ogni processo tecnologico alla scienza;
- sviluppare una formazione che comprenda la cultura tecnologica e che abbia la capacità di riflettere sulla tecnologia stessa. 

Come sviluppare la capacità di riflettere sulle tecnologie?

Si ritiene importante contestualizzare le tecnologie. È nel rapporto col mondo -da quello scientifico a quello artistico- che la tecnologia svolge un compito rilevante nella definizione di operatività, intesa come sviluppo di strutture di pensiero che forniscono significato all’ideare e all’agire concreto (progettare e realizzare) confrontandosi con variabili tipiche dell’ambito tecnologico: materiali, limiti delle risorse, controllo e collaudo, affidabilità e sicurezza.

È importante inoltre fare un’analisi sociale e politico-ideologica della tecnologia. 
Fa riflettere, per esempio, ciò che scrive Michela Nacci in Pensare la tecnica: “Molti autori nel corso del Novecento hanno interpretato la tecnica come particolarmente vicina alle masse sociali e alla massa come condizione psicologica, cognitiva e affettiva. Hanno notato come in età contemporanea la tecnica sia stata usata spesso in direzione delle masse, per impressionarle, convincerle, sedurle: i totalitarismi di ogni colore ne sono una dimostrazione evidente…anche i regimi liberali, democratici, usano in realtà la tecnica in modo diretto a muovere le masse: per emozionarle, che questo si verifichi per mezzo del divertimento o della paura. Questo accade, secondo una convinzione molto diffusa, proprio per una caratteristica che accomuna la tecnica e le masse: quella di essere entrambe opposte al pensiero.”

Altrettanto significativo è sviluppare il rapporto fra tecnologia e scienza oggi.
Se la scienza è lo studio del mondo naturale, creando, quando possibile, dei contesti artificiali (in laboratorio), e la tecnologia è la realizzazione di un mondo artificiale, con riferimento al mondo naturale, non si può appiattire la scienza sulla tecnologia e viceversa. I legami fra scienza e tecnologia sono forti. Tuttavia c’è una attività artigianale, operativa, manuale che porta a procedure consolidate non riconducibili interamente alle scienze e alle teorie scientifiche. È nel rapporto col mondo, come già detto, che la tecnologia svolge un ruolo di particolare rilievo.

Quale intervento scolastico per competenze di tipo tecnologico?

 Il binomio studio disinteressato – elevamento culturale, non sembra, nel sentire comune, che possa riferirsi allo studio della tecnologia, e l’insegnamento di questa disciplina fatica a trovare una strada culturalmente significativa al pari delle altre.
La tecnologia può, al contrario, giocare un ruolo di primo piano nella formazione di una cultura di base, ponendo le premesse per la costruzione di solide competenze. Certo è, che senza uno sfondo culturale sul quale proiettare i saperi tecnologici, non c’è spazio per riflettere sul concetto di competenza in ambito tecnologico. Lo sfondo da cercare e attuare è quello dell’educazione alla democrazia. Nell’insegnamento della tecnologia non si cerca l’uniformità delle risposte: le realizzazioni operative permettono margini di sperimentazione verifica, anche personale. Si possono introdurre creatività e soluzioni non codificate, espressione di culture diverse e di sensibilità molteplici; le differenze in senso lato, hanno grande spazio. Il rapporto con gli altri è essenziale e può costituire una palestra per l’esercizio dell’accoglienza degli altri. Promuovono la cultura della tolleranza.

 Schematizzando, è attraverso il processo penso-concretizzo-verifico che si possono sviluppare competenze tecnologiche.
L’insegnamento della tecnologia deve fare interagire fortemente le conoscenze teoriche con quelle sperimentali, per pensare, concretizzare, verificare. È dall’interazione di questi due piani - teorico e sperimentale - che possono nascere e svilupparsi competenze relative a pensare piani di azione in vista di esiti attesi, utilizzando conoscenze acquisite dall’interazione fra lo studio teorico e le attività di osservazione e di sperimentazione. Si tratta di condurre gli studenti a progettare, ipotizzando e anticipando risultati, portando a compimento attività per la realizzazione di dispositivi e sistemi allo scopo di sviluppare abilità finalizzate all’acquisizione di esperienze guida che soltanto il contatto col mondo concreto può fornire. Per fare ciò è necessario permettere agli studenti di sviluppare la capacità di mettere in relazione, collegare, utilizzare simbologie specifiche, ma anche un lessico appropriato per descrivere, spiegare (a se stessi e agli altri) e comunicare, nonché di utilizzare strumenti di misura per verificare e registrare i dati.

Tutto ciò all’interno di un sistema di pensiero e di azione non lineare, ma simile a un processo di retroazione che ritorna più volte al problema di partenza fino al raggiungimento di una buona soluzione.
L’interazione fra il piano metodologico e quello operativo: sapere come si fa a fare e saperlo fare, fornisce significato alla dimensione operativa della tecnologia. Non si tratta di una semplice acquisizione di tecniche e di addestramento, anche se un addestramento consapevole deve essere una componente essenziale, da non sottovalutare, perché permette di automatizzare alcune funzioni rendendo possibile una maggiore indipendenza e autonomia di pensiero per successive acquisizioni.
Tutto questo deve essere calibrato opportunamente nelle varie età.

 

Riferimenti bibliografici


Barsantini L., e Fiorentini C. (a cura di), L’insegnamento delle scienze verso un curricolo verticale. I fenomeni chimico-fisici, I.R.R.S.A.E Abruzzo, 2001, Editoriale Eco srl, S. Gabriele (TE).
Bruner J.S., Il conoscere. Saggi per la mano sinistra, 1968, Armando, Roma.
Cambi F., Abitare il Disincanto, 2006, De Agostini, Novara.
Dewey, J., Esperienza e educazione, 2004, La Nuova Italia, Firenze.
Feyerabend P. K., Contro il metodo. 1979, Feltrinelli, Milano.
Giosi M., Mariani A., Sarsini D., Cambi F., Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, 2009, Carocci, Roma.
Grimellini Tomasini N., Segrè G. (a cura di), Conoscenze scientifiche: le rappresentazioni mentali degli studenti. 1991, La Nuova Italia, Firenze.
Kuhn, T. S., La struttura delle rivoluzioni scientifiche,1969, Einaudi, Torino.
Nacci M., Pensare la tecnica, 2000, Editori Laterza, Bari.
Popper, K. R., Congetture e confutazioni, 1972, Il Mulino, Bologna.

 

Credits

Immagine a lato del testo tratta da "The Leonardo da Vinci Exhibition Collection", 

Scrive...

Eleonora Aquilini Laureata in Chimica, docente di Scuola secondaria di II grado, tiene su "insegnare" la rubrica "Il filo e la trama"

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