Home - la rivista - editoriali - Il Presidente e l'innalzamento dell'obbligo

editoriali

04/02/2015

Il Presidente e l'innalzamento dell'obbligo

di Mario Ambel

Non ce ne voglia il Presidente Mattarella se ci congediamo da una giornata così giustamente positiva, che ha segnato l'inizio del suo mandato, ricordando un passaggio infelice di questo Paese e del suo modo di legiferare. O di ignorare quanto legiferato.
Ce ne offre l'opportunità un articolo che ci ha segnalato un'amica, Caterina Gammaldi. Si tratta di una intervista a Lei Presidente, allora Ministro della Pubblica Istruzione, che ci riporta assai indietro nel tempo: al 1989.

Potremmo soffermarci su quel verbo “cambiare” che ritorna ossessivo tutte le volte che viene nominato un nuovo Ministro della Pubblica Istruzione e che rimanda alla capacità di perenne rinnovamento che la scuola dovrebbe esprimere, ma anche alla sensazione che in realtà ciò non accada mai. O potremmo spiegare ai più giovani perché, mentre si metteva mano ai “programmi delle superiori", fosse necessario salvaguardare Manzoni da qualche rischio di defenestramento... Ma non è su questo che vorremmo concentrare la nostra attenzione. È piuttosto su qualcosa di assai più importante, anche perché più specifico e a lungo irrisolto.

Ci riferiamo all'innalzamento dell'obbligo scolastico, vera spina nel fianco della politica scolastica italiana e amaro calice di tanti di noi che per quell'obiettivo abbiamo a lungo combattuto.
Stralciamo infatti un passo di quella intervista, dove si chiede all'allora neo Ministro se è “ottimista sull'iter che porta l'obbligo scolastico a sedici anni”.
Non vogliamo infierire sull'ottimismo che  il Ministro Mattarella dimostrava, ricordando opportunamente i buoni motivi che avrebbero imposto quella riforma: l'allineamento ai “Paesi della Comunità” (ora Unione, ma sempre dell'Europa trattasi) e anche la “richiesta che viene dal mondo del lavoro per una più alta qualificazione culturale”. Quell'auspicato accordo fra partiti della maggioranza non ci fu e in ogni caso, come ci hanno ricordato le cronache di questi giorni, il Ministro Matterella si dimise dall'incarico, ma per questioni che non attenevano alla scuola, ma alla salvaguardia del diritto e dell'equità in fatto di concessioni pubbliche radiotelevisive.

Ebbene, forse il Presidente Mattarella non ha più avuto modo di occuparsi di scuola e di innalzamento dell'obbligo. Nel caso, Presidente, ci duole informarla che sul tema il nostro Paese ha recentemente messo in atto la sua raffinata capacità di realizzare uno dei tanti esempi di turlupinamento normativo. Al punto che è difficile dire se l'obbligo scolastico sia stato elevato a 16 anni:  Sì, Forse, Anzi No, Quasi... Certo ci sarebbe una legge che lo prescrive, ma altre che lo vanificano. E così è possibile leggere che da una ricerca di Confindustria “la disoccupazione giovanile nel nostro Paese è in aumento: dal 2008 al 2013, il numero di occupati tra i 15 e i 34 anni ha subito un calo del 16,3%, al di sopra della media europea”. E perché mai si dovrebbe consentire l'assunzione e calcolare il tasso di disoccupazione giovanile a partire dai 15 anni se vivessimo davvero in un paese che ha innalzato l'obbligo scolastico a 16 anni?

Ma noi sappiamo bene che quella speranza dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione è andata miseramente delusa. E allora, Presidente, poiché nell'ampia maggioranza che l'ha eletta non pochi hanno qualche responsabilità su queste vicende, se qualcuno le dovesse dire che in Italia quel suo antico auspicio è stato nel frattempo realizzato, sappia che non è vero.
In Italia l'obbligo scolastico è stato elevato a 16 anni? Forse... Quasi... Dipende da dove uno è nato e quanto arriva a casa in famiglia a fine mese... Come nel 1989, come sempre...

 

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".