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11/08/2018

Valutazione DISTRUTTIVA vs Valutazione COSTRUTTIVA

di Angela Caruso

Una presa di coscienza…

Valutare e formare:  un connubio arduo, che richiede trasparenza, ricerca, condivisione, progettazione, riflessione, sperimentazione e ancora riflessione. Ciò si traduce in un processo valutativo che permette di attivare meccanismi meta-riflessivi sia nel docente che nell’allievo, consentendo a entrambi di prendere consapevolezza dei punti di forza e di debolezza, indispensabili per progettare e attuare un progetto di apprendimento e crescita. 

In tal senso proviamo a chiederci se i processi valutativi che attiviamo nei percorsi di insegnamento-apprendimento sono realmente accompagnati da condivisione, riflessione e se, soprattutto, favoriscono un’esperienza  attiva dello studente…
Per un attimo allontaniamoci dal registro, dalla aride rubriche di valutazione, dai numeri e concentriamoci sui ragazzi, interrogandoci se nel processo di apprendimento i nostri studenti si sentono fino in fondo protagonisti; se sono sempre coinvolti e motivati; se comprendono le acquisizioni con cognizione di causa, imparando a valutare le proprie capacità nell’applicare le conoscenze e le abilità, stabilendo a che punto sono arrivati i loro progressi. Ma soprattutto chiediamoci se… conosciamo, avvertiamo le loro emozioni a scuola; se sappiamo veramente chi sono (capacità, interessi, motivazioni, genialità, potenzialità, paure…).
Partendo dal presupposto che la valutazione non è un fine, ma un mezzo, per calibrare l’intervento educativo e per dare consapevolezza di eventuali potenzialità e punti di miglioramento, dobbiamo necessariamente allontanarci dal concetto valutativo come  metro di paragone o di identificazione.

Spesso, noi insegnanti, trasformiamo la valutazione da un processo costruttivo ad un processo distruttivo, identificando e segnando un ragazzo con un voto, che molto spesso lo accompagnerà nell’intero percorso scolastico. Purtroppo accade, accade ancora e accade spesso perché ci troviamo a fronteggiare situazioni limite, di classi sovraffollate con una molteplicità di bisogni didattici ed educativi.
Conoscere tutti nostri studenti e far sentire ognuno di loro protagonista è complesso, ma non impossibile…
Innanzitutto, è necessario valutare senza demotivare, ponendoci come una guida che non punisce ma va a misurare una prestazione, ricordandoci sempre di porre l’accento su ciò che l’alunno è bravo a fare e su come può migliorare. Questo consente di promuovere l’autostima elaborando la convinzione di “potercela fare! Sempre e in qualunque situazione!”.
Ancora: iniziamo a proporre attività che gli studenti siano in grado di completare con successo, aumentando di volta in volta il grado di difficoltà. Ciò consentirà di padroneggiare quel sapere, facendo scattare molto spesso anche la motivazione ad approfondire e a voler condividere, o trasformare.
Impariamo a elogiare pubblicamente senza troppe remore (ognuno è bravo in qualcosa... non dimentichiamo le intelligenze multiple!), rinforziamo sempre i successi e non puntiamo il dito contro (si può sbagliare, per fortuna: ricordiamoci che dai fallimenti nascono le genialità!).
Proviamo a prevedere anche delle ricompense simboliche (un esempio può essere un attestato di merito): non tutto deve tradursi in voto, non facciamo passare il messaggio che tutto ciò che avviene in un’aula ha la controparte valutativa, sminuisce il vero valore del processo didattico ed educativo, riducendolo all’ottimizzazione sterile della ricompensa numerica.

Io credo che sia ancora possibile una scuola migliore! Credo fermamente che dobbiamo interrogarci a lungo sulle ultime scelte di politica scolastica e sui risultati che hanno portato; così come credo che non tutti possano fare questo lavoro per la scelta di un posto sicuro in un mondo di incertezze, perché lavoriamo con la sensibilità di bambini e ragazzi, che saranno i futuri cittadini…una grandissima responsabilità! Ciò richiede dedizione, emozione, entusiasmo, motivazione, pazienza, tempi lunghi, lungimiranza, condivisione, ricerca, duttilità, innovazione. Se una o più di queste caratteristiche viene a mancare è il caso di pensare a un lavoro molto diverso dall’insegnamento.

Un docente competente è consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, è abituato a vigilare sul proprio operato sapendolo mettere in discussione, stabilisce obiettivi a breve e a lungo termine, che spesso rielabora e trasforma in corso d'opera...
Se impariamo a (auto)valutarci, a conoscerci, impareremo anche a valutare, a conoscere, ad accompagnare ogni singolo alunno a “Costruire il proprio progetto di apprendimento e crescita”, avvicinandoci alle attese prospettive di successo formativo!

Parole chiave: valutazione

Scrive...

Angela Caruso Docente nella scuola secondaria di primo grado e dottore di ricerca in "Studi Umanistici" presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio". Membro direttivo del CIDI di Pescara

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