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Per ragionare sui percorsi formativi nell'età dell'adolescenza

di Domenico Chiesa, da Allegato di "insegnare", n.7-8/2004, editoriale ciid, Roma.

A  integrazione e sostegno della riflessione avviata sulla rivista attorno all'Alternanza Scuola Lavoro e più in generale e più correttamente sui rapporti fra scuola e lavoro, con piacere ripubblichiamo il documento di D. Chiesa, Per ragionare sui percorsi formativi nell'età dell'adolescenza, Allegato di Insegnare, n.7-8/2004, editoriale ciid, Roma.

 

Dalla presentazione:

È urgente proprio sulla scuola dopo i 14 anni rilanciare una discussione approfondita, laica, senza preconcetti che aiuti la definizione di un progetto di innovazione in grado di reggere una prospettiva praticabile e alternativa a quella dell’attuale Governo; una prospettiva che intercetti i reali bisogni di formazione e la migliore cultura del fare scuola già presente nella nostra scuola e con essa il consenso, il contributo e il protagonismo dei soggetti che la praticano.
[...]

La tesi che si propone alla discussione e si cerca di argomentare si basa sull’idea secondo cui i percorsi formativi che seguono la scuola 3-14 anni e che porteranno ad un diploma e/o ad una qualifica professionale debbano prevedere il prolungamento dell’obbligo d’istruzione di almeno due anni. È l’alternativa praticabile e non velleitaria al doppio sistema.   

È una proposta che assume la valutazione che il nostro sistema scolastico sia da innovare non tanto attraverso la rivoluzione dell’impianto istituzionale/formale (la scansione dei cicli) quanto nella qualità dei processi di insegnamento/apprendimento realizzati in un percorso formativo dai tre ai diciannove anni progressivo e in grado di corrispondere alle esigenze formative proprie delle diverse fasce di età.  

La prosecuzione dell’obbligo all’istruzione nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado rappresenterebbe una tappa storica del processo che dall’inizio degli anni sessanta segna lo sviluppo della scuola nella direzione del suo rilancio e della sua rivalutazione come Istituzione costituzionale.  

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