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di Maria Riccarda BignaminiLIBER(a)MENTE

12/02/2014

Alla scoperta dei sentimenti, nel giardino delle storie

Tabù e sentimenti

C’è un terreno che, durante la crescita, rischia di diventare tabù tra genitori e figli, tra educatori e adolescenti: quello dei sentimenti. Preoccupati, gli uni e gli altri, dell’educazione del corpo e (a volte) della mente, sfugge loro che un’altra crescita è in corso e un’altra educazione necessaria: quella dei sentimenti. Imparare a riconoscerli, conviverci, dominarli e valorizzarli non è facile.
Parlare dei sentimenti è un tabù ancora oggi, anche se in modo diverso rispetto al passato: l’esperienza del dolore, della malattia, della morte, della separazione, dell’amore tra adolescenti, la scoperta dell’identità di genere lasciano tutti un po’ spiazzati e spesso gli adulti preferiscono ritirarsi e non ostacolare, non ficcare il naso, delegare ad altri adulti, ben coscienti di quale mina vagante o bomba potenziale sia un’adolescente di oggi in crescita. 

Analfabetismo affettivo e adulti senza storie

Altre volte sono gli adolescenti stessi, quelli che Umberto Galimberti chiama gli “analfabeti affettivi”, a negare interesse per i sentimenti o a sostenere che siano qualcosa che non li riguarda, confondendoli con il “romanticismo” o l’amore per cui, magari, non si sentono ancora pronti e che guardano con sospetto. È bene allora chiarire che sotto il termine “sentimenti” rientra un’ampia gamma di emozioni e di stati d’animo, spesso taciuti o indicibili, tuttavia reali e pieni di implicazioni.
Da tempo esperti di varie discipline hanno sottolineato che nella società odierna mancano i riti di passaggio, che sancivano l’abbandono definitivo dell’infanzia e l’ingresso nell’età adulta, rinforzando il legame individuo/gruppo e permettendo una percezione tranquillizzante dell’individuo rispetto al suo essere temporaneo e mortale.
Ma ciò che ancora più colpisce nella società attuale è la mancanza di “adulti”, al punto che quella di oggi - osserva Stefano Laffi in “Adolescentology” (Hamelin, n°26/2010) - pare essere la prima generazione di adulti “radicalmente pervasa dal desiderio di non esserlo”. E, allora, domanda Laffi: “Come si diventa grandi in un mondo senza adulti?” 

Allarma ciò che evidenzia, nello stesso numero della rivista, Andrea Marchesi (“Ammutinati”, p. 21). Nella società di oggi assistiamo, a suo avviso, a “un’adultità in crisi, priva di narrazioni da trasmettere, di competenze da trasferire, di limiti da segnare, di regole da contrattare, di controllo e reciprocamente di supporto da esercitare, [che] abdicando ad un ruolo formativo forte, priva i ragazzi della principale forma di relazione con l’altro da sé”.
E come si fa quando “gli adulti non hanno più storie da trasmettere?” Dove trovare le storie così necessarie per crescere, varcare le porte dell’adolescenza e attraversarla? 

Le storie possono venire incontro ad adolescenti e adulti?

Forse il mondo da un lato un po’ troppo frenetico, dall’altro un po’ troppo virtuale dei ragazzi di oggi, con storie preconfezionate dall’esterno, impedisce loro di avere ancora dei “giardini segreti”, come li possiede invece la protagonista del romanzo di Francis H.  Burnett, in cui “nascondersi, perdersi e ritrovarsi” (sottotitolo geniale ed esplicito del volume Nel giardino segreto, a cura di  Paola Bertolino, Eros Miari e Gabriela Zucchini, Equilibri, 2009,).
Sorge allora una domanda, spontanea per chi si occupa di ragazzi e di libri: possono i libri, la struttura narrativa, fungere da mediatore, da specchio, da “giardino segreto” dove, attraverso le storie, sia possibile mettere a fuoco, anche solo per un attimo, chi si è o si vuole essere, nel turbinio esterno e in quello interiore, provocati dalla crescita?


Confermano la possibilità di rispondere affermativamente due scritti di miei allievi. Il primo testimonia l’assenza ormai cronica (e spesso involontaria) dei genitori, che non possono quindi educare ai sentimenti, occuparsi dell’“anima dei loro figli” (mente e corpo danno già abbastanza problemi). Alla domanda: “Hai dei suggerimenti per l’educazione delle emozioni?”, la risposta è stata: “No, perché un figlio sia emotivamente ben educato, bisognerebbe essere a casa tutti i giorni, cosa che i genitori non possono fare”. 

Il secondo testo - inviatomi da un’ex alunna quando frequentava la terza superiore - esprime il ruolo fondamentale che può avere un libro (e quindi una biblioteca scolastica ben fornita!) per un adolescente:  “Ognuno nella vita deve trovare la propria strada, senza farsi influenzare troppo da ciò che lo circonda (…) Io credo che per scegliere quel che è meglio per noi bisogna imparare a conoscersi, a capire i nostri punti deboli e i nostri punti di forza! E chi meglio di un libro, che non giudica, che insegna senza imporre il suo pensiero, che fa passare un messaggio di certo sicuro e preciso ma lasciando la mente del lettore libera di poter scegliere, pensare - ciò che ora la televisione o internet non fanno - può farlo?” 

Bisogno di storie e bisogno di verità

La letteratura quindi, con la sua struttura narrativa, viene incontro a due bisogni fondamentali dei ragazzi in crescita: il bisogno di storie e il bisogno di “verità”, su cui spesso  gli adulti sono latenti e che invece, chi lavora con gli adolescenti, non può ignorare. Ma dove trovare storie che meritino di essere lette?
Quelli che seguono sono alcuni spunti e suggestioni, raccolti nel tempo, che possono essere “personalizzati” a seconda dei “propri” adolescenti. 

La biblioteca dei sentimenti (a cura di Vincenzo Campo, Fondazione Mondadori, 2004) voleva offrire qualche risposta al ricordato “analfabetismo sentimentale” dei giovani - che li porta a volte a esprimere il loro travaglio interiore e la loro tensione interiore anche con la violenza - attraverso una bibliografia organizzata “per sentimento”, intorno al quale un esperto rifletteva e proponeva dieci titoli significativi.
Questo nella constatazione che molti, oggi adulti, ieri adolescenti, hanno trovato nei libri parole e risposte. Se la bibliografia si ferma al 2003 - ma può essere integrata dalle scelte di ciascuno-, i sentimenti scelti restano attuali: solitudine, identità e differenze, odio, amicizia, estraneità, obbedienza/disobbedienza, libertà, amore. Il discorso prosegue, in un certo senso, con La biblioteca delle passioni giovanili del 2008 che, attraverso le voci di nove esperti, cerca di analizzare gli “scenari” in cui si manifesta l’inquietudine giovanile, proponendo altrettanti percorsi di lettura. 

È del 2013 un altro esperimento: Scappati di mano, un volume, scritto a quattro mani dallo scrittore Antonio Ferrara (premio Andersen 2012 col romanzo Ero cattivo, San Paolo edizioni) e dallo psicologo Filippo Mittino, con lo scopo di “avvicinare insegnanti, genitori e ragazzi sul tema delle emozioni”.

Nella prefazione al volume Alfio Maggiolini (psicoterapeuta, docente di Psicologia del ciclo di vita a Milano Bicocca e direttore dell’istituto Minotauro) mette in evidenza lo stretto legame tra adolescenza e narrazione dovuta alla “fame di storie” che i ragazzi cercano e trovano nei film, nella lettura di racconti o romanzi, nelle serie televisive mentre, nel contempo, producono essi stessi storie, anche attraverso i social network. La lettura di storie ha anche un valore terapeutico: ogni racconto, in fondo, descrive “il modo in cui il protagonista affronta un problema che ne turba l’esistenza e che all’inizio della storia sembra non essere capace di affrontare, mentre con lo svolgersi delle vicende diventa sempre più in grado di padroneggiare”.
Nella lettura può prodursi “un vero cambiamento nel lettore stesso che si trova a vivere emozioni che non aveva sperimentato, a nominare sensazioni che non riusciva a decifrare, o a interpretare in modo nuovo il comportamento di un altro fino a quel punto oscuro ed enigmatico”.

Lo psicologo Filippo Mittino, seguendo l’ipotesi della struttura narrativa dell’inconscio, osserva come la narrazione si presenta come una pratica necessaria per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore e imparare ad attribuire significati all’esperienza umana.
I sei racconti, brevi, belli ed emozionanti scritti da Ferrara che precedono l’analisi psicologica di Mittino, servono a esplorare i vari compiti evolutivi fondamentali dell’adolescenza, ovvero: separazione-individuazione (progressiva indipendenza dai genitori) vedi Di testa mia e La valigia; mentalizzazione del sé corporeo (costruzione mentale di una nuova immagine di sé) vedi Il balcone; definizione-formazione di valori (costituzione di un proprio modello valoriale) in Il dilemma; nascita sociale (assunzione del ruolo socialmente riconosciuto) in Ci vediamo e Le parole e le figure. Nella presentazione del volume - a Torino il 19 dicembre scorso - nell’ambito di Tantestorie 2013, Ferrara confermava come storie e libri possono venire incontro all’educazione ai sentimenti. Per Mittino oggi mancano le parole per i sentimenti perché siamo tutti concentrati sul “fare”: gli adulti sono spesso spaventati dai sentimenti e dalle emozioni. Nei libri per i ragazzi, invece, c’è la possibilità di attraversare i sentimenti, nascondendosi dietro un personaggio: in assenza di riti di passaggio codificati, gli adolescenti devono trovare in qualche modo le chiavi per andare oltre, perché superare le porte è importante.

Torniamo, in conclusione, al giardino segreto inventato da Frances H. Burnett, giardino metaforico dove la protagonista riesce a rifugiarsi, a combattere vincendo la solitudine esistenziale, ma anche dove riesce a scoprire le sue risorse più profonde. Nelle riflessioni introduttive a Nel giardino segreto, (volume a cui hanno collaborato con un breve racconto a tema e uno scritto sul proprio giardino segreto gli autori Aidan Chambers, Anne Fine, Melina Marchetta, Beatrice Masini, Michael Morpurgo, Chiara Carminati, Giusi Quarenghi e Bruno Tognolini), Eros Miari e Gabriela Zucchini osservano: “L’immagine del giardino segreto (…) può assumere il significato di metafora della crescita, di metafora dell’adolescenza: immagine di un “altrove” rispetto alla casa e  alla famiglia, luogo segreto in cui ci si rifugia o ci si nasconde fisicamente, o luogo dell’anima, nel quale ci si sottrae al controllo del mondo adulto per cercare o ritrovare se stessi”.   

E ancora: “In assenza di riconosciuti riti di passaggio (…) la letteratura per ragazzi consente spesso di incontrare luoghi e racconti di iniziazione carichi di significato; restituisce ciò che la modernità sembra sottrarre, trova le parole per dire ciò che è indicibile (…). Non solo. Nelle sue prove migliori, esercita un’insostituibile funzione di educazione delle emozioni e quindi dei comportamenti, consentendo ai ragazzi di trovare le parole per dare un nome ai propri sentimenti, al proprio dolore, alle proprie fantasie e tensioni più profonde".

Può essere una sfida da raccogliere: scoprire o riscoprire con i nostri adolescenti i sentimenti nel giardino delle storie e imparare a attribuire loro un nome, che è un modo per “addomesticarli”.

Per saperne di più

 Galimberti Umberto,  "Avere cura dell’anima", in la Repubblica, 25 maggio 2002.  

 BertolinoPaola, Miar iEros ,  Zucchini Gabriela, a cura di,  Nel giardino segreto. Nascondersi, perdersi, ritrovarsi. Itinerari nella tana dei giovani lettori, Equilibri, Modena, 2009; un’utilissima “piccola antologia” costruita intorno alle tre parole chiave nascondersi-perdersi-ritrovarsi e una bibliografia ragionata completano il volume.

 CampoVincenzo, a cura di, La biblioteca dei sentimenti, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2004  e  La biblioteca delle passioni giovanili, 2008.  Sul modello della Biblioteca dei sentimenti può essere utile chiedere agli adolescenti di elencare tutti i sentimenti che hanno provato o che si possono provare secondo loro nell’adolescenza. In seguito si può creare un alfabeto dell’adolescenza della classe e, ultima tappa, si possono cercare insieme ai ragazzi titoli di libri e di film relativi ai sentimenti che più li interessano.

Adolescentology, rappresentazioni dell’adolescenza, Hamelin, n° 26, settembre 2010; questo numero comprende, oltre numerosi articoli sull’adolescenza, “La biblioteca ideale: libri, film e fumetti per adolescenti” a cura di Maurizio Braucci.

 Ferrara Antonio,  Mittino Filippo, Scappati di mano. Sei racconti per narrare l’adolescenza e i consigli per non perdere la strada, San Paolo, Milano, 2013; arricchisce il volume una bibliografia ragionata per temi sull’adolescenza.

Di che cosa parliamo

Tra lettura, scuola e cultura
Come leggere e far leggere a scuola, ma soprattutto come creare occasioni per “liberare la mente”, favorendo la ricerca di quei “giardini segreti” dove si costruisce l’identità dell’adolescente?
Di questo si parlerà, prendendo spunto da riflessioni di autori ed educatori, da alcune esperienze realizzate in Italia e all’estero, ma anche da esperienze che, in comune con la lettura, hanno come obiettivo lo sviluppare le capacità critiche ed espressive attraverso attività un tempo possibili negli spazi dilatati della scuola, oggi per lo più scomparsi. 
Lo scopo è  suscitare domande, proporre riflessioni, suggerire materiali per la formazione e l’approfondimento personale e qualche traccia di lavoro, liberamente.

L'autrice

Laureata in Storia del teatro, dal 1986 è docente di ruolo nella Scuola media. In Francia ha conseguito il Dottorato in studi teatrali ed è stata docente ai corsi di Lingua e cultura italiana all’estero. Dal 2001 si occupa di lettura e biblioteche scolastiche; è stata referente di Torinoretelibri. Ha coordinato, organizzato e gestito corsi di aggiornamento relativi alle biblioteche scolastiche. Coordina attualmente il PROGETTO LETTURA della propria scuola e ne cura il sito didattico. È autrice del volume La stanza dei libri. Organizzare e gestire la biblioteca scolastica, 2006, Carocci, Milano.

Siti di riferimento

"Progetto Lettura Caduti" della Sc. Caduti di Cefalonia (curato da m.r.b.)
"Torino Retelibri".