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di Lina Grossipagine dimenticate

04/06/2021

“Non si impara a nuotare prima di entrare nell’acqua”

Spunti dalle Lezioni di didattica di Giuseppe Lombardo Radice.

La natura umana sta proprio nella continua riflessione su di noi,
che ci fa accettare il nostro passato, solo in quanto sappiamo continuarlo ed elevarlo,
e ci fa considerare lo stesso presente come un passato, nel momento stesso in cui si pone,
cioè come bisognoso di continuazione ed elevazione. 

(Giuseppe Lombardo Radice, Lezioni di didattica)

V’è poi una considerazione importante sul valore delle letture individuali,
che a noi pare anzi essenziale. Il segreto della collaborazione tra i varii insegnanti,
e della fusione dei varii insegnamenti, è, per molta parte, in essa.

(Giuseppe Lombardo Radice, Lezioni di didattica)

 

“Non si impara a nuotare prima di entrare nell’acqua”: con questa immagine tanto semplice quanto efficace, Giuseppe Lombardo Radice spiega un concetto di altrettanta efficacia, quando afferma: “Né si dica: questa è la scuola ideale; è invece semplicemente «la scuola»…; ogni volta che l’atto educativo si raggiunge c’è la scuola, la scuola reale, effettuale” [1].
L’efficacia della scuola non consiste dunque aprioristicamente nella definizione dei metodi e dei mezzi didattici da utilizzare ma nella loro efficace e proficua attuazione e nella positiva relazione tra studenti ed educatori. Sapere, scrive ancora Lombardo Radice, significa comprendere e gestire la molteplicità degli elementi conoscitivi in un sistema sempre più organico e saldo, con la consapevolezza che, nello studio, “più si pensa e più si agisce”.
Queste riflessioni sulla scuola sono contenute in un’opera scritta nel 1912 e rimasta, nelle linee fondamentali, quale era stata concepita, nonostante le aggiunte e modificazioni compiute dell’autore stesso nel corso della sua lunga esperienza, fino all’edizione rielaborata nel 1936 e a quella ripubblicata nel 1950. L’opera si intitola Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale [2] e le idee in essa contenute possono essere ancora oggi, in larga parte, condivise ed essere utili per ribadire alcuni principi essenziali di didattica generale

Il primo, tra i tanti spunti di riflessione, riguarda, come si è visto, la considerazione che la cultura, “se per cultura non s’intenda l’imparaticcio” [3], è una attività che si realizza, a prescindere dai sussidi didattici, in un lento processo di interazione tra studenti ed educatori e di relazione tra pari. E, sostiene ancora Lombardo Radice, soprattutto nelle classi iniziali, stimolare la collaborazione è utile in quanto contribuisce a creare affiatamento e in quanto “assistendosi tra loro gli alunni, in certi esercizi, riescono quasi meglio […]; coi compagni i ragazzi sono disinvolti” [4]. Quella che viene proposta è una scuola attiva, che colloca lo studente al centro della pratica educativa e che, per farlo, può avvalersi di strategie diverse (lezione, apprendimento di gruppo, discussione e altro).

Un secondo elemento su cui soffermare l’attenzione a partire dalle Lezioni di didattica riguarda la lezione e, in particolare la sua forma: è migliore la forma dialogica o quella espositiva?, si chiede l’autore, per giungere alla conclusione che la vera e unica forma è sempre dialogica, per la ragione che:  

Il pensiero è sempre dialogizzare; c’è nella coscienza di chi si sforza di capire, uno che interroga e uno che risponde; uno che dubita e l’altro che chiarisce; uno che si scoraggia e l’altro che rincuora. […] Il discorso che non è tratto dalla mente stessa dell’alunno, ma a lui presentato come sapienza bell’e fatta, della quale egli deve solo prender nota, «procura ai discepoli l’apparenza della verità, non la verità (Platone, Fedro, LIX)»[…]
La lezione dunque non è didattica perché dialogica o perché espositiva ma perché suggerisce problemi, e stimola alla loro soluzione. Che sia dialogo o continuità espositiva non importa; la differenza è estrinseca e puramente letteraria. [5]

 

 

 

 

 

 


Al di là delle scelte di metodo, la validità didattica di una lezione consiste dunque nella capacità di mettere il pensiero il movimento. 

E, per indurre a riflettere, via via che la scuola raggiunge un grado superiore, è importante che assumano peso e rilievo la lettura individuale e la biblioteca scolastica degli alunni:

Un mondo individuale tutto chiuso nello studio delle lezioni di scuola e nella lettura dei libri di testo è quanto di più povero si possa concepire; giacché la scuola è alimentatrice dello spirito, perciò suscitatrice di iniziativa intellettuale…” […]
La biblioteca degli alunni (e occorre sottolineare degli alunni), perché purtroppo le biblioteche delle scuole di qualunque grado sono troppo spesso un disordinato deposito di libri, acquistati per appagare speciali bisogni di singoli insegnanti; e perciò messi insieme senza un determinato criterio) non è dunque un di più, un lusso, ma qualche cosa di intimamente necessario alla scuola. [6]

 

 

 

 

 

 

A supporto di quest’ultima considerazione, Lombardo Radice fornisce alcuni esempi di didattica disciplinare, a partire dallo studio della storia letteraria. Ma sottolinea anche che tutte le materie di studio andrebbero ravvivate da personali letture, come elemento di dialogo tra i saperi, di fusione e di raccordo tra i vari insegnamenti (cita ad esempio il Viaggio in Italia di Goethe che “allarga idee scientifiche, precisa conoscenze geografiche, sveglia visioni d’arte”).

Si guardi allo studio della storia letteraria. Che cosa valgono allo spirito del discente la caratterizzazione d’un periodo di essa, o il riassunto delle varie opere, o i giudizi critici di esse, quando tutto ciò non sia preceduto, accompagnato o seguito dalla lettura diretta e il più possibile larga e completa?
Il giovane può imparare e… ripetere- […] Finita la scuola, dato l’esame, tutti i nomi le date i giudizi critici a freddo, anzi a vuoto, si cancellano meravigliosamente dalla memoria: sornuota, resto di naufragio, per qualche tempo, qualche cosa; poi si disperde anch’essa. Restano […] l’uggia, la mancanza di curiosità, il fastidio per tutta quella mal digerita sapienza. Così è di tutte le materie di studio non ravvivate da personali letture. [7]

 

 

 

 

 

 

 

I principi qui riproposti, che possono sembrare scontati e largamente acquisiti, in realtà potrebbero non essere tali nella attuale contingenza educativa che impone tempi che finiscono per diventare ristretti, quando non confusi, e rendono necessaria una salvaguardia di ciò che è essenziale e una integrazione, quanto più possibile mirata e funzionale, di didattica in presenza e didattica a distanza.

Note

1. Giuseppe Lombardo Radice, Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale, Remo Sandron, 1950. L’autore (1879-1938), è stato un pedagogista e filosofo, docente di scuola media e presso l’Università di Catania. Uno dei figli è il matematico Lucio Lombardo Radice.  Il volume è oggi disponibile in versione anastatica (Remo Sandron, 2010) o qui in formato digitale.
Per approfondire il rapporto di Giuseppe Lombardo Radice con il mondo della scuola, si consiglia di visitare, sul sito dell’INDIRE, nella sezione Ricerca per l’innovazione della scuola italiana, la mostra virtuale su Lombardo Radice.
2. G. Lombardo Radice, op. cit., 
p.17.
3. Idem, p. 18.
4. Idem. p. 277.
5. 
Idem. pp. 125- 128.
6. 
Idem .p.153-4.
7. 
Idem.p.158.
8. Idem. p. 158.

 


Per approfondire: quale didattica per il futuro?

Con la chiusura delle scuole dovuta alla esigenza di fronteggiare la crisi legata al Covid-19, le opportunità di apprendimento online, considerate finora prevalentemente uno strumento aggiuntivo e opzionale, sono divenute, su scala mondiale, una soluzione necessaria per l’istruzione.  
Le opportunità offerte dalle tecnologie digitali sono dunque ben più di una soluzione temporanea in tempo di crisi?
In che misura gli studenti, gli insegnanti e le scuole sono preparati per l’apprendimento a distanza? La scuola dispone a sufficienza di personale tecnico qualificato?
Le scuole garantiscono l’accesso una piattaforma di supporto all’apprendimento online?
Alcuni recenti studi in materia, collegati con l’indagine nazionale e internazionale PISA -acronimo di Programme for International Student Assessment-, promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, oggi alla sua settima edizione - PISA 2018 - che vede il coinvolgimento di 79 Paesi), possono offrire dati oggettivi e significativi per rispondere a queste e altre domande su una questione tanto attuale quanto complessa e densa di implicazioni:

1. PISA in Focus, Come è cambiato l’uso di internet tra i 2012 e 2015, n. 83
Documento OCSE.
2. Documento OCSE, 
L’apprendimento a distanza quando le scuole sono chiuse: in che misura gli studenti e le scuole sono preparati? Spunti dall’indagine PISA
3. Country note OCSE,  L’istruzione scolastica al tempo del Covid-19: gli insegnanti e gli studenti erano preparati?
4. Laura Palmerio- Elisa Caponera, La situazione di studenti e insegnanti in relazione all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel periodo precedente l’emergenza sanitaria da Covid-19

 


Per approfondire: come gestire il ritorno a scuola

Come accogliere bambini e alunni in classe dopo l'emergenza Coronavirus? La questione è certamente di prioritaria importanza per favorire la capacità di “rielaborare i vissuti emotivi relativi all’isolamento e per ricostruire le trame socio-relazionali della comunità scolastica. Perché la scuola possa essere un luogo dove si possa crescere anche riflettendo delle esperienze di vita”.
E anche per evitare il rischio che l’urgenza di riprendere da dove si era arrivati e di recuperare spiegazioni, letture, interrogazioni, possa inficiare la ripresa di un contatto diretto, umano e non mediato da un occhio elettronico.
Di questa questione si è occupata una ricerca divenuta la base e il supporto di un corso di formazione, per docenti di scuola dell’infanzia, primaria e di primo ciclo, dal titolo “Accogliere i bambini in classe dopo l’emergenza coronavirus. Come fornire contenimento emotivo e informazioni corrette”, sotto la responsabilità scientifica di Michele Capurso, Università di Perugia.

Il protocollo di accoglienza studiato dall’Università di Perugia è stato attuato e implementato da alcuni istituti comprensivi dell’Umbria, i  risultati sono stati presentati nel corso di un incontro di restituzione della ricerca nel mese di aprile 2021.

 



 

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.