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di Lina Grossipagine dimenticate

21/09/2018

Due lingue, due terre, forse due anime

Letteratura italiana oltre frontiera

Due lingue, due terre, forse due anime..
Son io un uomo o due strane metà d’uno solo?
[…] Sono il presente perché sono il passato
di quanti per il loro futuro son giunti,
umili ed innocenti eppure scacciati. 
Io sono il sogno del loro giorno eterno,
il sogno sognato in miniere senza luce;
io sono il loro buio e il loro raggio supremo, 
il loro silenzio e la lor voce: parlo e scrivo
perché loro sognarono ch’io scrivessi e parlassi
della lor morte in nessun registro notata.

Joseph Tusiani, Carme Bisecolare [1]

 

A volte, di un libro ci colpisce il titolo, poi scopriamo di conoscerne l’autore per avere letto, magari tempo addietro, un’altra sua opere. È il caso di un libro dal titolo In una casa un’altra casa trovo. Autobiografia di un poeta di due terre [2]. L’autore è Joseph Tusiani, un nome forse poco noto, traduttore e autore di una vasta produzione in prosa e in versi nell’ambito della letteratura contemporanea oltre frontiera. Un’altra opera è La parola difficile. Autobiografia di un italo-americano [3], il primo volume di una trilogia che narra l’esperienza di un emigrante italiano, poeta di due terre, che si interroga sulla propria identità e che si fa cantore dei tanti che non hanno voce. 

In questa estate 2018 segnata da vicende drammatiche e da ombre inquietanti sulla questione emigrazione, imbattersi nella biografia di un intellettuale, emigrato di seconda generazione negli Stati Uniti, che racconta le proprie vicende, scegliendo l’italiano come lingua di comunicazione, non poteva non colpire l’attenzione per i temi affrontati e per la possibilità di un recupero di memoria della nostra storia del XX secolo.

L’autobiografia di Tusiani, In una casa un’altra casa trovo, è una cronaca ricavata dal ricordo di fatti, situazioni e sentimenti narrati in successione cronologica. In essa notazioni storiche e riflessioni esistenziali si mescolano ai temi della memoria e della rievocazione malinconica della terra d’origine che aveva lasciato insieme alla madre nel 1947, appena laureato, per raggiungere il padre che era partito per il Nord America sei mesi prima della sua nascita e che fino a quel momento non aveva mai più incontrato. Vi è alle spalle una lunga storia di emigrazione iniziata con l’esperienza dei nonni. La narrazione di una storia individuale così si trasforma in una sorta di epos della migrazione italiana verso l’America, in particolare tra le due guerre mondiali e nell’immediato dopoguerra. Qui la descrizione dello sbarco: 

I passeggeri della Saturnia, quel 6 settembre 1947, s’erano tutti levati con l’alba per non perdere il primo spuntare delle cuspidi di Manhattan nel biancore del mattino. Incuranti della patina di foschia che sembrava contendere allo sguardo la nascita della nuova giornata, s’erano impossessati d’ogni pollice del parapetto della nave, già assaporando la gioia di riconoscere, ognuno dalla propria posizione, i familiari in attesa nel porto. 
Con in mano la sua fiaccola accesa, la Statua della Libertà era emersa sublime dalle onde, gigantesca Anadiomene di pietra, rassegnata al nuovo ruolo d’ospite accogliente. [..]
Ma dentro di me io dicevo “Mio padre! Mio padre!” Lo avrei riconosciuto? gli avrei voluto bene? Mi avrebbe voluto bene? Erano queste le domande che non volevo farmi eppure mi facevo.
                 
(da In una casa un’altra casa trovo. Autobiografia di un poeta di due terre, p.7)

Troviamo anche il racconto indiretto [4] del passaggio clandestino di suo padre e di tanti altri conterranei dal Canada negli Stati Uniti; un evento che segna la sorte della famiglia Tusiani condannandola ad anni di lontananza. 

Importava, invece, a me la storia del passaggio clandestino dal Canada negli Sati Uniti perché proprio a un’identica sorte era legata la mia sorte […] Mi raccontò che, una notte buia come la pece, lui e quattro di lui amici, anch’essi sammarchesi, s’erano messi in testa di finirla con Canada. Ci erano andati per lavorare e avevano trovato la fame, peggio che a San Marco. Con una settimana sì e una no di lavoro, i debiti che avevano fatto per l’atto di richiamo e il biglietto d’imbarco non se li sarebbero tolti fino alla fine del mondo.[…]
Tuo padre, invece, è stato fortunato” concluse lo zio.
Lui è passato in quattro e quattr’otto, e si è messo subito a lavorare,
Già, in quattro e quattr’otto! Ma non aveva pensato, mio padre, che, valicando anche lui il confine canadese in una notte buia come la pece di calzolaio, condannava sua moglie, e il suo bambino non ancora nato, a ventitre anni si separazione. Ho più volte cercato d’immaginarmi quale sarebbe stata la mia vita se mio padre fosse rimasto in Canada. Non si sarebbe trovato tra le centinaia di migliaia di “residenti illegali” 
[…] dopo qualche annetto, avrebbe potuto fare l’atto di richiamo per la sua famigliola. (Ivi, pp.33-36).

Raffaello Gambogi, Emigranti, 1894, Museo civico di Livorno

 

La scrittura letteraria assume in Tusiani il valore del recupero del filo della memoria della propria esistenza, un filo fortemente intrecciato a quello della sua famiglia e dei conterranei. Ma in lui vi è anche la ricerca attraverso lo studio appassionato della lingua e della cultura anglo americana di una identità come cittadino di una seconda patria.
Si può parlare, in altre parole, di ricerca di un tempo perduto (le proprie radici, gli affetti e i luoghi lontani) e di un tempo ritrovato (la consapevolezza e l’accettazione di una identità nuova) che possono diventare paradigmatici di una condizione non solo individuale ma anche collettiva [5].  Si tratta del cammino personale di un intellettuale che usa una scrittura plurilingue per capire e capirsi.

Le questioni affrontate nel corso della biografia, che si snoda per diversi decenni, toccano tra i molti temi il ruolo dell’istruzione ai fini dell’inserimento sociale, il possesso della lingua e della cultura straniera in senso antropologico. Scrive Tusiani:

Poche famiglie italiane incoraggiavano i figli ad andare oltre la scuola dell’obbligo. Le nostre università non contenevano molti studenti di nome italiano. A differenza degli ebrei, che nell’istruzione dei figli vedevano la loro ascesa sociale e finanziaria, i nostri emigrati vedevano in essa un inutile dispendio di soldi e d’energie. Mi sono chiesto più d’una volta quale sarebbe stato il futuro di mio fratello, nato in America, se nella nostra casa non ci fosse stato un laureato. (Ivi, p.346).

Il pieno possesso della lingua inglese, inteso come un passaggio essenziale per l’acquisizione della nuova identità di cittadino, non è stato vissuto come un’ americanizzazione - lo chiarisce lo stesso Tusiani- ma come un modo per tornare alle proprie origini con orizzonti emotivi e culturali più ampi. 

Ero tornato allo studio dei miei classici inglesi, e cominciavo così ad allontanarmi, almeno in spirito, da un gruppo di scrittori e artisti che, per non essere riusciti a sfondare la barriera linguistica, si erano isolati in un piccolo placido ghetto italiano, illudendosi di non essere dei tristi trapiantati. In un certo senso, io già li tradivo tutti, proprio perché volevo quello che essi non avevano mai voluto o si erano da tempo rassegnati a non più volere: la conquista perfetta della lingua inglese, e di conseguenza, il rispetto, non la tolleranza, della società americana. (Ivi, p.176).

La coscienza dunque di essere cittadino di due mondi passa attraverso un consapevole plurilinguismo [6],  che lo porta a svolgere l’attività di traduttore e di scrittore e poeta in italiano, in inglese, in latino e in dialetto garganico. 

Mi erano ancora dolci e cari i vecchi amici, ma, per quello che io avevo veduto e notato nel continente remoto, non avevo nulla da condividere con essi, più nulla da discutere. Le mie esperienze di emigrato erano assurde teorie che essi non potevano accettare, così come i loro piccoli problemi paesani erano per me angosce fittizie o del tutto risibili. Non parlavo più la stessa lingua, e mi accorgevo che di tanta tragedia non eravamo responsabili né io né loro. Avevo, sì, le stesse radici, ma le mie ramificazioni erano altrove, sotto un cielo diverso, in un’aria forse più mefitica ma per me più congeniale. M’invidiavano e forse mi maledicevano; mi credevano in paradiso e forse mi condannavano all’inferno. Chi ero, in altre parole? Ero l’emigrato del meridione d’Italia. E non c’era più posto per me nella terra ch’io avevo dovuto lasciare per conoscere mio padre. Avevo una sola ancora di salvezza: la lingua inglese. (Ivi, pp.221-2).

La produzione letteraria di Tusiani è testimonianza di un passaggio importante avvenuto nello scrittore e più lentamente nelle comunità italiane: sul piano individuale si tratta di un passaggio da una condizione iniziale di straniamento in un contesto molto diverso da quello di provenienza -la New York intorno agli anni Quaranta-Cinquanta- e il piccolo centro della Puglia negli anni post bellici in Italia; le richieste di un mondo in espansione economica -non in sintonia con i suoi studi classici - verso un progressivo e pieno inserimento.
Sul piano della collettività, Tusiani fa propria l’atmosfera che si va affermando negli anni Settanta caratterizzata da un superamento dell’ideale del melting pot, cioè della semplice coesistenza pacifica tra le diverse nazionalità, che si era rivelato inefficace, a vantaggio di un modello più dinamico. Il modello del multiculturalismo inteso come integrazione nella diversità, in cui i tratti peculiari di ogni gruppo etnico non sono cancellati ma resi consapevoli e valorizzati. 

Cartolina pubblicitaria della società della Navigazione Generale Italiana

Quello che emerge dalle pagine di Tusiani è un confronto con la diversità che si basa sul presupposto che, per incontrare l’altro, è innanzitutto necessario capire che cosa ci distingue e che cosa ci separa dall’altro per avviare una interazione costruttiva.
L’incontro con questo autore può fornire in ambito didattico interessanti spunti di riflessione per affrontare questioni puramente letterarie, quali il contributo alla definizione di un canone di letteratura italiana che possa includere espressioni della letteratura italoamericana (che vede tra gli esponenti più significativi lo stesso Tusiani [7] e di quella scritta in italiano in varie parti mondo. Può fornire inoltre spunti di discussione sul tema dell’emigrazione a partire dalla testimonianza diretta delle pagine dello scrittore italoamericano e sul tema dell’importanza della lingua, sia quella materna sia una lingua seconda, per assumere una cittadinanza consapevole. 

 

Note

1. Il Carme bisecolare, di cui si riportano alcuni versi nella traduzione di Maria Pastore Passaro, conserva nel titolo l’impronta degli studi classici dell’autore ed è inserito nella raccolta Gente mia e altre poesie del 1978.
2. Joseph Tusiani, In una casa un’altra casa trovo-Autobiografia di un poeta di due terre, Bompiani, 2016.
3. Joseph Tusiani, La parola difficile, Autobiografia di un italoamericano, Schena Editore, 1988.
4. Gli eventi si riferiscono agli anni 1925-30.
5.  Si veda in proposito la Prefazione di Cosma Siani, Tusiani dall’emigrazione all’etnicità, in Joseph Tusiani, I grandi italiani d’America, a cura di C. Siani, Edizioni, Lampyris Castelluccio dei Sauri, MMXI.
6. L’importanza e l’entità della attività di Tusiani come traduttore è stata studiata da C. Siani in Le Lingue dell’Altrove. Storia Testi e Bibliografia di J. Tusiani,, Edizioni Confine, Roma, 2004.
7.   Joseph Tusiani, nato a San Marco in Lamis, nel Gargano, nel 1924, emigrato negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra, ha lavorato a New York come docente di letteratura italiana. È autore di un’opera multiforme che comprende numerose raccolte di poesia, un’autobiografia in tre volumi, numerosi contributi saggistici e critici, un vasto corpus di traduzioni poetiche italo-inglesi (tra gli altri: Dante, Petrarca, Boccaccio, Pulci, Tasso, Leopardi, Manzoni, Pascoli). Su Tusiani esiste una vasta bibliografia anche aggiornata, i suoi libri scritti in italiano sono tutti pubblicati nel nostro Paese, esistono un Centro studi e un sito web su di lui.

 

Sitografia di riferimento

Centro Studi Tusiani

Profilo biobibliografico di Joseph Tusiani di Cosma Siani, da AbitareARoma.net

Cosma Siani, "Due mondi e quattro lingue. La poesia di  Joseph Tusiani", in Centro Studi Tusiani.

Bibliografia, in S.I.B.A., Università degli Studi di Lecce

 

 

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.