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di Lina Grossipagine dimenticate

08/06/2017

Scritture, riscritture, adattamenti

Tradurre Molière e Shakespeare è stato da sempre un mio desiderio.[…] ci sono tante altre ragioni che mi hanno fatto preferire La tempesta ad altre splendide commedie scespiriane […]e una delle più importanti è la tolleranza, la benevolenza che pervade tutta la storia.
                                                               
(Eduardo De Filippo)

La tempesta è un classico tra i più letti nella scuola in lingua originale e nelle diverse traduzioni in italiano [1]. Certamente meno nota è la traduzione d’autore effettuata da Eduardo De Filippo su richiesta dell’editore Einaudi nel 1984. La traduzione in napoletano [2] è accompagnata da una nota in cui il traduttore esplicita sia le ragioni che lo hanno indotto a preferire La tempesta tra le tante possibili commedie di Shakespeare sia il grado di “infedeltà” ossia le diversità e gli scarti rispetto all’originale nella resa in napoletano seicentesco. 
Oltre alla magia, ai trucchi di scena, alle creature soprannaturali che avevano risvegliato in lui memoria ed esperienze teatrali pregresse, fa riferimento anche a un motivo etico. Il fatto che Prospero non cerchi “la vendetta bensì il pentimento” lo induce a una riflessione fortemente condivisibile: “Quale insegnamento più attuale avrebbe potuto dare un artista all'uomo di oggi, che in nome di una religione o di un «ideale» ammazza e commette crudeltà inaudite, in una escalation che chissà dove lo porterà? E preciso che tra gli «ideali» ci metto anche il danaro, la ricchezza, che appunto come ideali vengono considerati in questa nostra squallida società dei consumi.”
Quanto alla lingua, Eduardo opta per un uso colto, sceglie infatti un napoletano antico, seicentesco, di cui tenta di far rivivere soprattutto la musicalità, la dolcezza e la duttilità, ma aggiunge “come può scriverlo un uomo che vive oggi; sarebbe stato innaturale cercare una aderenza completa ad una lingua non usata ormai da secoli”.
Annota anche che nel tradurre ha cercato di essere il più possibile fedele al testo ma di non esserci sempre riuscito in quanto “talvolta, specie nelle scene comiche, l'attore in me si ribellava a giochi di parole ormai privi di significato, e allora li ho cambiati, altre volte ho sentito il bisogno di aggiungere alcuni versi per spiegare meglio a me stesso e al pubblico qualche concetto […]. Anche le canzoni sono diverse, più nella forma che nella sostanza”. 

La particolare vicinanza con questa opera può essere legata anche al fatto che La Tempesta sembra avere una qualche origine nella commedia dell’arte, come scrive lo studioso che si è occupato di “scenari fantastici della commedia dell’arte, d’un tipo che lo Shakespeare […] conobbe per la Tempesta; esso appartiene dunque alla storia del teatro fiabesco e pastorale ed illumina alcuni rapporti dell’Inglese, poeta di teatro, con la commedia italiana”[3].
Dai due esempi di traduzioni a confronto che si propongono (cfr. Tavola 1 e Tavola 2) risultano evidenti sia le scelte linguistiche operate da Eduardo, “un napoletano antico, cosi latino, con le sue parole piane non tronche”, quindi una lingua con suoni più misurati e meno sintagmatica rispetto al napoletano corrente o a quello utilizzato nelle sue commedie, sia alcuni scarti e licenze d’autore rispetto all’originale, presenti in particolare nella canzone di Calibano.
Il confronto ragionato sulla pagina scritta, un esempio di traduzione e riscrittura, può essere esteso al confronto tra scrittura letteraria e resa cinematografica e attraverso una analisi intersemiotica sulle strategie di traduzione dal segno letterario a quello cinematografico e sulle tecniche di inserimento del teatro nel cinema. 
Esprimendo, secondo il suo significato originario, ciò che è tessuto e intrecciato, il termine testo (dal latino textus part. pass. di texĕre «tessere») suggerisce infatti l’idea di una combinazione di elementi preesistenti alla redazione di uno scritto (testo, codice, ecc.) e di uno scambio continuo tra i testi che viene indagato oggi come intertestualità [4], un concetto nato nel campo della critica letteraria e caratterizzato da una varietà di interpretazioni e definizioni che ne dimostrano la complessità ma anche la versatilità. Nell’ accezione più ampia indica l’insieme delle relazioni che mettono in rapporto uno o più testi, direttamente o indirettamente e che nei media contemporanei, in riferimento a film, serie, racconti o brani musicali, è connesso a termini quali: remake (rifacimento), sequel e prequel (seguito o antefatto di un episodio o di una serie), spin-off (opera derivata sviluppata a partire da un'opera principale), mash-up (composizione ottenuta mescolando brani diversi).
In ambito didattico un esercizio che può produrre risultati positivi sia sull’apprendimento sia sulla motivazione alla lettura è sicuramente la ricerca - condotta preferibilmente all’interno di una attività strutturata di laboratorio linguistico-letterario - della rete di relazioni che il singolo testo stabilisce con altri testi dello stesso autore e con opere di letterature europee e non, appartenenti a diverse stagioni letterarie, oppure tramite confronti con generi di scrittura anche non letterari e codici di comunicazione intersemiotica, tra linguaggi e forme espressive diverse, individuandone analogie e differenze. I confronti intertestuali possono inoltre sviluppare la consapevolezza dell’evoluzione o rivisitazione di un genere, di un topos o di un tema nel tempo. 

Nel caso specifico, a partire da un classico della letteratura inglese, La tempesta di W. Shakespeare è possibile soffermare l’attenzione su un esempio di traduzione contrastiva tramite la comparazione di sistemi linguistici diversi per rilevare differenze ed elementi comuni. Inoltre per avere una idea della resa linguistica e scenica della Tempesta secondo Eduardo è possibile vederne stralci o ascoltarne letture, come quella qui riproposta [5], oppure consultando materiali reperibili su internet [6].



La prospettiva intertestuale può essere estesa al rapporto tra teatro e cinema con la visione di un recente film che traspone sulla pellicola la poesia teatrale di Shakespeare e di De Filippo. Il film che si intitola La stoffa dei sogni [7] con la regia di G. Cabiddu [8] è un libero adattamento dell’opera shakespeariana nella traduzione in napoletano e si ispira nella trama a L’Arte della Commedia di Eduardo De Filippo, una scrittura metateatrale con richiami espliciti all’arte pirandelliana da cui il film trae il senso di fondo. Si consiglia la lettura e/o la visione della rappresentazione dell’intera commedia reperibile on line [9] per una comprensione puntuale di che cosa sia un testo di teatro che parla di teatro, di quali siano le questioni teatrali e la poetica dell’autore e quali spunti siano presenti nell’ossatura del film.

In linea con la dimensione teatrale della trasposizione filmica, il protagonista del film conserva il nome del personaggio principale di L’arte della commedia: è Oreste Campese, capocomico di una piccola compagnia teatrale. La compagnia viaggia su un postale che fa naufragio su un’isola. Da qui prendono le mosse le vicende del film che intrecciano il tema del naufragio, quello del difficile rapporto tra vero e verosimile e tra vita e rappresentazione, del mestiere dell’attore, della capacità del teatro di trasformare e reinventare la realtà e della abilità degli attori di ritagliarsi “di volta in volta i propri costumi di scena dalla stoffa di cui sono fatti i sogni”. 
La stoffa dei sogni parla anche di molte altre cose, come è stato detto: “di noi, del nostro rapporto spesso frustrato con la bellezza e con l'arte, con l’amore e il piacere, il dovere e l'autorità, la selvaggia vastità della natura e gli spazi ristretti in cui ci confiniamo” [10].
Nel film linguaggi diversi si mescolano e si intrecciamo in una commedia picaresca di grande efficacia, dovuta alla particolare bravura e coralità degli attori, e densa di elementi di teatralità.

 

 

Note

1. Per la traduzione in italiano si fa qui riferimento all’edizione W. Shakespeare, La Tempesta, a cura di Agostino Lombardo, UE Feltrinelli, 2014 con testo inglese a fronte.
2. Da La tempesta di William Shakespeare nella traduzione in napoletano di Eduardo De Filippo, Einaudi, 1984, con nota del traduttore in appendice, nella collana einaudiana “Scrittori tradotti da scrittori”.
3.Cfr. Ferdinando Neri, Scenari delle maschere in Arcadia, Città di Castello, 1913, p.1; il testo è reperibile in rete, presso la raccolta di "Opere antiche" della Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Univesità di Torino, a questo indirizzo; nell'illustrazione la  breve introduzione di pag. 7.
4. Per un approfondimento del termine “intertestualtà”, introdotto nel linguaggio della critica letteraria da Julia Kristeva nel suo libro Semeiotiké. Recherche pour une sèmanalyse, 1969, (trad.it. Feltrinelli 1978), cfr. “Intertestualità”, in C. Segre Avviamento all’analisi del testo letterario, Einaudi, 1985, pp. 85 ss; “Intertestualità” in Lucia Rodler,  I termini fondamentali della critica letteraria,  B. Mondadori, 2004, pp. 93 ss.
5. La versione della "Canzone di Calibano", riproposta nel corpo del testo, nella traduzione e interpretazione di Eduardo De Filippo  è tratta dalla messa in scena realizzata dalla Compagnia Marionettistica di Carlo Colla, che utilizza una registrazione del 1983; la musica è di Antonio Sinagra; da youtube, tienamente67, caricato il 18.12.2011. 
6.  La Canzone di Calibano, sempre nell'interpretazione di Eduardo de Filippo del 1983, è utilizzata anche in questa versione, realizzata  con le marionette di Carlo Colla, la musica di Sinagra e le riprese di Guanfranco Cabiddu, in una edizione curata da Luca De Filippo (s.d.); uno stralcio de "La Tempesta", recitato da Mariano Rigillio, con interessanti considerazioni dell'attore sul napoletano usato da Eduardo, è reperibile nel servizio di fanpage su "Napoli nella tempesta..", spettacolo che inaugura le celebrazioni per il 30 anni dalla morte di Eduardo De Filippo;  stralci di  un'altra versione reperibile in rete sono di Sasà Striano alla Basilica di Massenzio (2017).
7. Cfr la scheda del  film, uscito nel 2016, con la regia di Gianfranco Cabiddu, tratta da comingsoon.it. 
8. Il regista Gianfranco Cabiddu, in una intervista a Internazionale, racconta una scena del film.
9. Si consiglia la visione della commedia di Eduardo De Filippo, L’arte della commedia, nella versione prodotta da RAI-Teatro di Radio 5 .
10. Cfr. scheda del film citata.
 

 

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.