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di Lina Grossipagine dimenticate

21/06/2023

"Tentazione!" di Giovanni Verga e l'attualitĂ  della violenza sulla donna

Il semplice fatto umano farà pensare sempre…
Giovanni Verga

"Tentazione!" è il racconto di un efferato fatto di cronaca, un caso di stupro e assassinio di gruppo, narrato con una progressione cruda e impressionante degli eventi mediante una scrittura dal ritmo conciso e serrato.

Per la sua singolarità questa novella ha una vicenda editoriale complessa [1]È inserita nella raccolta Drammi intimi [2], edita nel 1884 dopo la pubblicazione nel settembre ‘83 nella rivista torinese la "Gazzetta del popolo della domenica", e aveva suscitato una reazione indignata da parte dei lettori. In seguito alcuni drammi intimi confluiranno ne I ricordi del Capitano d’arce, mentre altri tra cui "Tentazione!" non saranno più ripresi. Una novella, dunque, per il suo contenuto scabroso e il realismo della narrazione, quasi dimenticata o comunque più in ombra del corpus verghiano.

Il tema della violenza sulla donna e dello stupro, presente in tanti miti e leggende, non è nuovo neppure nella letteratura ottocentesca [3]. Ma è il modo con cui è narrato e affrontato dal Verga ad assumere una valenza nuova, a provocare una reazione emotiva di indignazione nei lettori: è il detto in modo esplicito che crea disagio, in quanto mette di fronte alla crudezza degli eventi, che impedisce di non vedere, di rimuovere. E un testo incentrato su un tema tanto scabroso può diventare scomodo.  

L’incipit di "Tentazione!" è asciutto e diretto, con un uso insistito del termine “vero”, a testimoniare la ricerca della verità, in linea con i principi del verismo verghiano:  Il realismo, io, l’intendo così, come la schietta ed evidente manifestazione dell’osservazione coscienziosa... [4]

Ecco come fu. - Vero com’è vero Iddio! Erano in tre: Ambrogio, Carlo e il Pigna, sellaio. Questi che li avevano tirati pei capelli a far baldoria: - Andiamo a Vaprio col tramvai -. E senza condursi dietro uno straccio di donna! Tanto è vero che volevano godersi la festa in santa pace.

  Chi espone i fatti, il come fu, utilizzando il discorso indiretto libero alternato alle parole dirette dei protagonisti, sembra riferirsi alle testimonianze rese in carcere dai colpevoli. Il narratore presenta poi i protagonisti con rapidi tratti, indica il dove (Vaprio d’Adda, in provincia di Milano) e il quando, scandito dall’uso del passato remoto fu, è ambientata la vicenda.  Segue la descrizione essenziale dell’antefatto, la giornata di festa: una grande folla, il gioco delle bocce, la musica con chitarra e organetto, la tavolata, l’allegria, elementi propri delle osterie fuori porta della Milano anche altrove descritte da Verga [5]Tutto nell’ottica di una tranquilla domenica di festa.

Ci troviamo tuttavia ad osservare i segnali di una logica di matrice patriarcale, di una ideologia secolare imperniata su una visione della società dominata da un potere maschile misogino [6]E senza condursi dietro uno straccio di donna! E il Pigna che aveva già iniziato a corteggiare una ragazza e la vede civettuola, con la mano nei capelli, e il gomito sulla tovaglia.

La descrizione della festa si conclude con la decisione, a sera, dei tre amici di avviarsi verso il tramvai, prendendo una scorciatoia attraverso i prati. Fu quella la rovina!: il  repentino ritorno al passato remoto nella l’intrusione del narratore preannuncia la gravità degli eventi successivi tali che i tre finiscono in carcere perché è successo un precipizio.

Dopo, al cellulare, quando ripensava al come era successo quel precipizio, gli pareva d’impazzire.
Per acchiappare il tramvai, verso sera, fecero un bel tratto di strada a piedi. Carlo, che era stato soldato, pretendeva conoscere le scorciatoje, e li aveva fatto prendere per una viottola che tagliava i prati a zig zag. Fu quella la rovina!

Da qui inizia il racconto del fatto di cronaca: l’incontro del gruppo con una giovane contadina.

Potevano essere le sette, una bella sera d’autunno, coi campi ancora verdi che non ci era anima viva […] Dopo un po’ raggiunsero una contadina, con un paniere infilato al braccio, che andava per la stessa via. - Sorte! - esclamò il Pigna. - Ora ci facciamo insegnar la strada .

L’incontro sembra procedere in modo tranquillo: discorsi scherzosi, un corteggiamento quasi per gioco, con presenza di dialogo a più voci, efficace e tale da rendere la scena quasi teatrale. Ma l’incedere delle tenebre della sera, i viottoli deserti, lo spalleggiarsi dei tre giovani sono già un avvertimento del tramutarsi degli eventi in qualcosa di molto diverso, rapido imprevisto e senza un motivo.

L’unicità di questo testo - oltre al come viene narrata la vicenda – consiste proprio nella focalizzazione del dramma sul soggetto maschile e nel metterne in evidenza le sue potenzialità di violenza [7].  I protagonisti pur con tre caratteri diversi e con differenti gradi di responsabilità e di cedimento agli impulsi, si trovano ad essere coinvolti in azioni di efferata crudeltà.

Anche in questo caso dai pensieri e dai comportamenti dei tre emergono segnali propri di un modello culturale, introiettato e di antichissima origine, che vede nella donna una fonte di tentazione.

Altro! Era un bel tocco di ragazza, di quelle che fan venire la tentazione a incontrarle. - Sposa, è questa la strada per andare dove andiamo? - chiese il Pigna ridendo. […]
- Che gamba, neh! - borbottò Carlino. - Se va di questo passo a trovar l’innamorato, felice lui!-

La narrazione procede con un ritmo incalzante in un crescendo di aggressività non più solo verbale, in seguito al rifiuto deciso di lei. Il corteggiamento pressante assume i tratti della molestia e il tentativo di fuga di lei scatena un inseguimento e una sorta di inumanità che si esprime in un impulso ferino di caccia e di cattura della preda. Il gruppo si trasforma in un branco tanto più aggressivo quanto più la potenziale vittima appare debole e in difficoltà.

- O dove va, bella ragazza... come si chiama lei? [..]
- Un bacio almeno, cos’è un bacio? Un bacio almeno poteva lasciarselo dare, per suggellare l’amicizia. Tanto, cominciava a farsi buio, e nessuno li vedeva. - [..]
- Il Pigna se la mangiava con gli occhi, [..]
Poi si diede a correre con le sottane alte.
- Ah! lo vuoi per forza! lo vuoi per forza! - gridava il Pigna ansante, correndole dietro.
Ella si rialzò come una bestia feroce, senza dire una parola, ricomponendo gli strappi del vestito e raccattando il paniere. 

Assistiamo ad una regressione psichica del gruppo che vede la donna in fuga come una preda che vuole essere catturata.

Prima di riferire i fatti relativi all’ultimo atto del dramma, la tensione del racconto è per un momento rallentata.  Il narratore, con una nuova intrusione nel testo, prende una pausa. Di fronte allo scatenarsi incontrollato degli eventi esclama: Dio ce ne scampi e liberi!, a sottolineare l’efferatezza dell’aggressione sessuale appena compiuta.  E, al contempo, a mettere sull’avviso il lettore che è fronte a uno strangolamento e al macabro occultamento di cadavere. 

Carlino l’afferrò alla gola. [..] le stringeva la gola sempre più a misura che la donna rallentava le braccia, e si abbandonava, inerte, con la testa arrovesciata sui sassi, gli occhi che mostravano il bianco. Infine la lasciarono ad uno ad uno, lentamente, atterriti.
Ella rimaneva immobile stesa supina sul ciglione del sentiero, col viso in su e gli occhi spalancati e bianchi. Il Pigna abbrancò per l’omero Ambrogio che non si era mosso, torvo, senza dire una parola, e Carlino balbettò:
- Tutti e tre, veh! Siamo stati tutti e tre!

La novella, che parte come narrazione di un fatto di cronaca nera, si conclude, con l’arresto dei tre: I carabinieri li arrestarono alla spicciolata dopo alcuni giorni. Sebbene allo scrittore non interessi giudicare, la condanna sociale e senza appello è nei fatti. Condannare uno stupro e un omicidio è un dato scontato. Verga conclude la vicenda con un interrogativo che lascia aperti molti spazi di riflessione su come sa possibile arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare.  

La risposta non è nel testo, non può esserci, in quanto non è insita nella concezione del verismo verghiano, come afferma lo scrittore stesso:

Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne. Il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditorî, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che dicesi l’argomento di un racconto, e che l’analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d’arrivo, e per te basterà, e un giorno forse basterà per tutti. [8]

In ambito didattico, per una lettura interpretativa che voglia andare oltre il testo e soffermarsi sul perché oggi siano ancora presenti comportamenti aggressivi nei confronti della donna, in un buon triennio superiore, è possibile e doveroso riflettere. Gli spunti di riflessione e approfondimento possono essere molteplici: Che cosa significa “tentazione” e quali i significati della parola nella teologia cattolica e fuori del campo religioso? Da dove viene l’aggressività? Perché il controllo delle pulsioni e degli istinti può essere labile? Quali forme può assumere la violenza di genere? Quale modello di comportamento è ancora ampiamente veicolato nel nostro contesto sociale e culturale?  
Ed altri interrogativi che possono emergere dal dibattito in classe, nel contesto di una secondaria di secondo grado.

Note

1. Una recente edizione di Giovanni Verga, Drammi intimi, a cura di Gabriella Alfieri, Interlinea, 2021, ricostruisce l’iter compositivo e editoriale del volume uscito nel 1884 da Treves.
2. Drammi intimi, una raccolta composita e diversa rispetto alle precedenti, non ottiene una accoglienza immediata, come quella calorosa riservata alle altre opere verghiane e all’esperimento coevo teatrale di Cavalleria rusticana, la cui prima è rappresentata al teatro Carignano di Torino il 14 gennaio 1884.
3. Cfr. G. Lo Castro, Il mistero della violenza: "Tentazione!" di Verga e il racconto di stupro, Oblio, I, 2-3, pp.22-35.
4. Cfr. Lettera di Verga a S. Paolo Verdura del 21 aprile 1878; sta  in G. Verga,  I grandi romanzi, a cura di F. Cecco e C. Riccardi, Milano, Mondadori, 1972.
5. Cfr. alcuni racconti della raccolta Per le vie, quali L’osteria dei “buoni amici” e  "L’ultima giornata".
6. Cfr. Britton Johnston, Note sull'origine del patriarcato, disponibile qui.
7. 
Cfr. Lo Castro, op.cit.
8. 
Cfr. "Lettera A Salvatore Farina", da L’amante di Gramigna, (Vita dei campi, 1880).

 

Proponiamo la lettura del racconto "Tentazione!" da parte di Matteo Musumeci, avvenuta il 10 febbraio 2022,  seconda puntata del progetto multimediale "Narratori e compositori di Sicilia", una produzione Teatro della Città, Teatro Massimo Bellini e Università di Catania, ideata per esaltare il connubio tra le pagine dei grandi della letteratura isolana e le partiture di rinomati compositori siciliani contemporanei.

 

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.