di Maria Luisa Jorilo specchio di Alice

14/10/2015

Inside Out

Titolo originaleInside Out

Genere: Animazione, Commedia
RegiaPete Docter
SceneggiaturaPete Docter
Interpreti (voci)Mindy Kaling, Amy Poehler, Bill Hader, Phyllis Smith, Lewis Black
MontaggioKevin Nolting
MusicheMichael Giacchino
Durata: 94 min.
Produzione: USA , 2015

 

 In figure umane disegnate in modo schematico appare in apertura la scena della nascita di una bambina, che cresce figlia unica molto amata in una famiglia americana media. Quando i genitori si trasferiscono per lavoro dal Minnesota a San Francisco Riley, ormai undicenne, ha nostalgia della sua precedente vita. Per reagire alla sua tristezza dopo qualche giorno decide di scappare per tornare in Minnesota. Cinque sue emozioni – rabbia, gioia, tristezza, paura, disgusto- diventano subito personalizzazioni protagoniste della storia(in quanto tali andranno indicate con l’iniziale maiuscola), disegnate in immagini antropomorfe coerenti con la rispettiva funzione: Rabbia è un corpo tarchiato, piuttosto quadrato, tutto rosso, dallo sguardo minaccioso; Gioia è una fanciullina con una faccetta sorridente rosa e i capelli turchini; Tristezza è una ragazzina tutta blu, con il volto invaso da grossi occhiali, incapace di sorridere ; Paura è un fantoccino striminzito, vestito di viola, con gli occhi fuori dalle orbite; Disgusto è una donnina dalle sfumature verdastre e verdi.

 Il regista ha voluto limitare il numero delle emozioni non solo per evitare una eccessiva complessità del racconto, ma anche per circoscrivere gli elementi fondamentali della psicologia adolescenziale Questi cinque “personaggi” hanno infatti i tratti fisici, mentali e comportamentali degli adolescenti. Soltanto Rabbia e Paura sono maschili. Gli altri tre sono femminili: quindi più tipici di una femmina quale è Riley ? Il titolo in inglese del film, Inside-out, si riferisce alla esteriorizzazione (out=fuori) dei motori emozionali profondi (inside=dentro) che creano i comportamenti della ragazzina alla quale appartengono. Se vince la Rabbia, Riley grida e sbatte la porta. Se vince il Disgusto (verso un cibo che non le piace), Riley fa le smorfie. Se vince la Gioia, il viso di Riley risplende di serenità e contentezza. Se vince la Paura, Riley grida e si nasconde. Infine, se vince la Tristezza, a Riley si riempiono gli occhi di lacrime e le viene voglia di rifugiarsi in un abbraccio.

 La storia racconta e illustra concretamente le fantastiche, multicolori avventure che Gioia affronta nel mondo interiore di Riley in compagnia della sua emozione antagonista, ma cooperativa, Tristezza per maturare nella ragazzina in fuga la scelta di ritornare a casa dei genitori. Lo scenario in cui si susseguono avvenimenti acrobatici , difficoltà di orientamento, conflitti, incontri –ostacolo e incontri-facilitatori (come quello con Bing Bong, buffo essere con la proboscide, amico immaginario di una giovane Riley) delle emozioni personificate è rappresentato come una struttura metropolitana del futuro, con una torre di comando principale e delle isole che la circondano. Ognuna di queste è un particolare aspetto del carattere della piccola, una specifica tendenza del suo comportamento. I ricordi accumulati nella mente di Riley fin dalla nascita, connotati soprattutto dall’ affetto intenso di mamma e papà, sono rappresentati da biglie traslucide grandi come palle da bowling, che acquisiscono uno specifico colore a seconda dell’emozione che suscitano o risvegliano nella mente della piccola. Il paesaggio interiore così esteriorizzato concretizza visivamente specifici meccanismi psicologici: il subconscio è una prigione nella quale vengono rinchiusi i pensieri scomodi e la memoria a lungo termine è appunto uno sterminato archivio di biglie intorno alla torre di controllo. I sogni appaiono in una specie di sala cinematografica. I pensieri concreti sono un trenino che può trasportare le emozioni verso la meta necessaria del Quartiere generale, mentre il pensiero astratto è una specie di spazio intermedio che sottrae ogni concretezza a tutto ciò che lo attraversa. Gioia e Tristezza, infatti, finendo per errore di percorso in questa camera dell’astrazione subiscono una semplificazione progressiva delle rispettive figure, fino a essere ridotte a due linee del rispettivo colore. I disegni dei due personaggi qui si geometrizzano come nei quadri dell’astrattismo e le relative modificazioni scorrono in sequenze di sottrazione crescente dei tratti, che evocano quelle in certi filmati artistici sperimentali dei futuristi. Poiché le due protagoniste dell’avventura a un certo punto stanno dunque correndo il rischio di scomparire, di venire cancellate definitivamente in un intervento di astrazione successivo , all’ultimo momento riescono a precipitarsi fuori da quel luogo micidiale. Così sono salve: appena tornate - diciamo- “nella loro realtà”, si ricompongono e riacquistano la propria completa fisionomia proprio davanti al trenino dei pensieri. 
 

 Se questo mondo interiore determina le azioni e i pensieri di Riley, a sua volta esso si sviluppa in base a ciò che accade alla ragazzina. Il modello esplicativo del vissuto psichico viene rappresentato quindi come non lineare, ma circolare come suggeriscono le conquiste più contemporanee dell’indagine psicanalitica sull’interiorità dell’essere umano. Secondo Dacher Keltner e Paul Ekman, due professori di psicologia, contattati dal regista Pete Docter (noto per aver diretto fra gli altri Toy Story nel 1995 e poi e Monsters & Co.) per collaborare al film, la trama iniziale e gli sviluppi di Inside Out tengono conto di molte scoperte della psicologia contemporanea, mostrando, per esempio, come alcune emozioni considerate “negative”, quali rabbia e tristezza, possano al contrario stimolare reazioni “buone”, costruttive, e come la memoria a lungo termine, l’archivio dei ricordi, svolga un ruolo importante nell’interagire con le emozioni. Senza più Ricordi Base le Isole delle Personalità diventando grigie, si spengono. Ma quando Gioia e Tristezza riescono a creare una nuova grande Isola che racchiude tutte le precedenti, la mente di Riley riprende a funzionare correttamente: Riley finalmente collega i ricordi alle emozioni positive. Quindi, triste per la nostalgia dell’affetto di mamma e papà, torna da loro. Riceve con gioia l’abbraccio tenero dei genitori e si adatta alla nuova casa a San Francisco. Da quel momento in poi tutte le Emozioni lavorano assieme per aiutarla a creare nuove Isole della Personalità attraverso nuovi Ricordi Base composti dalla complessa interazione delle esperienze emozionali miste. Si compie così il modello del processo di crescita più corretto, che porta verso equilibrio e maturità: la bambina reifica quelle costruzioni valoriali che aveva distrutto con lo stress (amicizia, onestà, amore, famiglia), dopo un processo di distanza dalla sofferenza concluso in un pianto liberatorio.
Ciò si mostra dovuto anche al pacifico, unito contesto affettivo genitoriale: una famiglia tradizionale di media borghesia più tipica negli USA di una settantina di anni fa che nel nostro tempo, in cui i divorzi e le discordie coniugali e generazionali, specialmente dove si dispone di un certo benessere economico, sono diventati statisticamente talmente diffusi da rendere obsoleta, lontana mille miglia di fatto, quella tipologia familiare. Il film, pur nella originalità del suo soggetto e dei suoi disegni, conferma pertanto l’etica dei buoni sentimenti e l’ottica dell’ottimismo americano tipici e tradizionali nella cinematografia disneyana. 
 
Inside-out , consistendo in una raffigurazione scientificamente rigorosa del meccanismo funzionale dei processi psicologici in una adolescente, è stato ritenuto da molti un film più rivolto agli adulti che ai bambini. Ma, se è vero che solo un pubblico maturo per quanto riguarda le esperienze delle emozioni è in grado di capirne fino in fondo la rappresentazione figurata, si può spiegare tuttavia l’apprezzamento di questo cartone animato anche da parte dei bambini : in disegni colorati e fantastici si succedono azioni rocambolesche dei protagonisti, rapide, una dopo l’altra, spesso in modo comico secondo la modalità narrativa di tutti gli altri film di animazione per l’infanzia. Didatticamente Inside-out può essere utile però soltanto a partire dalla quinta elementare, se si vuole far riflettere gli allievi sulle proprie e altrui emozioni, in un confronto con quelle del personaggio Riley. Si limitino invece alla semplice comprensione della storia e all’identificazione dei relativi personaggi gli spettatori più piccoli . Con gli studenti quasi adulti, nelle ultime classi della secondaria superiore, si potrebbe approfondire l’analisi almeno di alcuni aspetti della interpretazione psicologica che il regista ha voluto comunicare: per esempio l’importanza dei ricordi e di un buon uso delle emozioni, sia di quelle gradevoli come la gioia sia di quelle dolorose come la tristezza , per costruire il proprio adeguato iter di crescita. Insomma il superamento di un disagio è una storia, una narrazione di un processo estremamente complesso.

 Il film si presta anche ad analisi formali, per esempio concentrando l’attenzione su una scena specifica da rivedere più volte e sulla musica scelta per accompagnare le immagini rafforzandone l’espressività.
Per il metodo didattico da adottare a questo scopo con allievi di tutte le età (compresi gli studenti delle ultime classi delle superiori, soprattutto se si tratta di analizzare cartoni animati) è utile agli insegnanti un libro-guida, molto preciso, di qualche anno fa: Laura Garlasco, Marina Oddenino, Francesca Paraboschi, Spiegare “cinema “ ai bambini. Un agile strumento per insegnanti e genitori, Dino Audino Editore, 2006. 

 

 

      Di questo film parliamo anche nel Paniere - Il blog dei lettori di insegnare       

 A quali altri film si può collegare Inside Out?

 Alcuni critici hanno individuato un parallelo tra questo cartone animato e quello su Alice nel paese delle meraviglie diretto da Clyde Geronimi nel 1951. 

 Ma si provi piuttosto a vedere come una delle fonti per il regista Pete Docter i video didattici sul corpo umano, dove le informazioni scientifiche sono illustrate in animazioni con pupazzetti e scenari fantastici che rappresentano la nostra interna anatomia. Per esempio nella serie Esplorando il corpo umano  di Albert Barillè

 

Di che cosa parliamo?

Il cinema narrativo è uno strumento di comunicazione educativa e didattica  quasi indispensabile  nella scuola di oggi, sia come arte visiva sia come mezzo per far passare e fissare  l’apprendimento attraverso emozioni. Gli insegnanti   hanno bisogno di  mantenersi    informati sui film più adeguati a questi scopi della loro attività professionale. “Lo specchio di Alice” (in quanto il cinema può essere un  vero specchio del mondo per  i ragazzi e le ragazze in formazione) si propone  di informare i docenti sui film contemporanei e su quelli del passato più interessanti e comprensibili   da parte di allievi e allieve adolescenti. Come a scuola per le letture, a  volte verranno  recensite, e didatticamente corredate,  anche opere cinematografiche meno valide esteticamente, ma capaci di suscitare interrogativi, introdurre problemi, illustrare argomenti di studio presso  gli studenti.

L'autrice

Ha insegnato in un triennio linguistico.  Supervisore di tirocinio dal 1999 al 2003  e docente di didattica della letteratura fino  al 2008 presso la SSis dell’università di Torino.  Esperta di cinema e didattica, dal 2003  ha recensito assiduamente sulla rivista insegnare  il “Torino film festival” e i film in uscita più adeguati  a prestarsi come sussidi  nell’insegnamento agli adolescenti.

 


All’indirizzo   marialuisa.jori@gmail.com  su richiesta si forniscono  gratuitamente sia  informazioni  su film  utilmente  collegabili ad  argomenti  dei  programmi scolastici (per es. di storia) sia indicazioni metodologiche   sull’uso didattico del cinema nella scuola di ogni ordine e grado.