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Sui fatti di Firenze

 

La preside del liceo fiorentino “Leonardo da Vinci”, Annalisa Savino, è famosissima, in questo momento, perché ha dato voce a tutti coloro che lavorano nella scuola e pensano che l’istruzione abbia il compito costitutivo (e costituzionale) di costruire una società giusta, libera, prospera e pacifica.
La sua idea di scuola traduce la sua idea di società, e l’ha espressa con chiarezza e profondità culturale, sentendo il bisogno di rivolgersi alla sua comunità scolastica, verso la quale ha mostrato un tratto essenziale, sebbene piuttosto raro, della professionalità del dirigente scolastico: la responsabilità pedagogica, diremmo anche morale; ha scritto, infatti, parole chiare e forti da cittadina consapevole e da persona che conosce il valore altissimo della scuola pubblica, esortando gli studenti ad essere vigili, coltivando il sapere.

Il ministro si pronuncia con toni pesanti, in questa circostanza, mostrando un fianco molto debole: quello della libertà di pensiero e di espressione, che la preside ha esercitato non certo verso l’amministrazione o una parte politica, ma ha dato una lettura di ampio respiro del clima sociale e culturale che si percepisce, a tutto vantaggio educativo della sua comunità di studenti.

Ci auguriamo che le parole della preside Savino non abbiano la vita effimera dei contenuti “virali”, e che accendano, in insegnanti e dirigenti “di buona volontà”, una medesima, consapevole, dimensione professionale culturale e politica.  

Correggiamo: mettiamo la P maiuscola a Politica, così è chiaro che intendiamo parlare della partecipazione attiva e consapevole alla costruzione di una società giusta.

La redazione di "insegnare".