Se ne va Francesco De Bartolomeis, albero secolare della pedagogia italiana attiva, democratica, emancipante.
Ha cominciato a scrivere che la seconda guerra mondiale non era ancora finita, e ha smesso pochi anni fa, attraversando mezzo secolo e oltre di pensiero e di sperimentazione (mai compiuta...) di una scuola finalizzata all'apprendimento libero, attivo, educante.
Rileggendolo, da una parte si resta ammirati dall'attualità delle sue opinioni sulla relazione educativa, sugli approcci laboratoriali, sull'organizzazione flessibile e aperta degli spazi scolastici... dall'altra ci si indigna perchè il suo pensiero è troppo poco conosciuto, ancor meno praticato.
I frutti di quell'albero secolare dovrebbero essere nutrimento costante, per chi si occupa di scuola intendendo farlo con quel rispetto critico, ma attivo e progettuale, vòlto alla realizzazione dell'istruzione educante.
In tempi tristi per il pensiero sulla scuola, leggiamo alcuni passaggi di De Bartolomeis sulle stesse cose che abbiamo letto recentemente in roboanti e poco pedagogiche righe ministeriali, cose scritte invece con una giustizia pedagogica e culturale necessaria e contemporanea.