100 questionari compilati al 31/12/2015
Il parere degli insegnanti
Abbiamo proposto la compilazione di un questionario (anonimo) rivolto a docenti di tutte le materie e di ogni ordine scolastico che si siano occupati in questi anni di educazione linguistica, direttamente o tramite i colleghi di "italiano", e che vogliano esprimere la loro opinione sullo stato dell'arte dell'insegnamento linguistico nel nostro Paese.
Il sistema ha raccolto le risposte fino al 31 dicembre 2015, che ora verrannno elaborate e commentate dal gruppo di lavoro redazionale organizzato da insegnare e da altri esperti.
Ecco intanto alcuni commenti lasciati alla fine del questionario dai nostri 100 testimonial di un'avventura pedagogica ancora in corso ...
Queste parole costituiscono un primo reperertorio di spunti di riflessione e di approfondimento assai interessante
Le domande, nel complesso hanno risvegliato in me una considerazione, ormai sopita a causa della rassegnazione, che da anni faccio. Ho sempre creduto nel dettato contenuto nelle Dieci tesi Giscel alle quali mi sono immediatamente votata non appena le ho conosciute. Ma come è possibile realizzare una educazione linguistica democratica, quando misconosciamo, in una società fondata sull’alfabeto, il testo e la testualità, una competenza di base indispensabile per realizzare un diritto fondamentale: il diritto di comprendere per poter scegliere, di produrre per essere compreso, di dialogare per negoziare e condividere? E' molto difficile far acquisire alla pluralità dei colleghi che non è la disciplina a indicare la priorità dell'insegnamento linguistico, ma è l'insegnamento linguistico che tutti noi, a prescindere dalla disciplina che insegniamo, dobbiamo praticare, perché tutti facciamo lingua e tutti dobbiamo partire dal testo, di qualunque natura esso sia. |
Non tutte le richieste erano chiare e a volte ho risposto con una intenzione probabilmente diversa da quella degli autori... |
In un sistema globale sempre più "relativista" è la qualità dell'insegnamento a fare la differenza: le risorse umane, i docenti con le loro competenze e il loro spessore culturale e umano. Ma l'azione di selezione, di formazione e di controllo sull'operato del personale docente, da parte delle istituzioni scolastiche, paiono sostanzialmente insussistenti. |
La situazione attuale appare molto variegata anche all'interno della medesima scuola. Ma prescindendo dalle capacità individuali dei singoli allievi, si osserva chiaramente un miglior sviluppo di competenze comunicative, un atteggiamento di fronte ai problemi più critico e creativo nelle classi che hanno lavorato con insegnanti che si sono formati nello spirito delle 10 tesi e che si sono dedicati a realizzarlo. |
Per produrre un'efficace trasformazione delle modalità di insegnamento è necessario sostenere percorsi di ricerca-azione, con la supervisione di un tutor esperto. Tradurre in scelte didattiche i pricinipi teorici senza il supporto di un gruppo di ricerca è un'operazione molto complessa e rischia di ridursi ad una pura enunciazione di teorie. |
Più che incidenza negativa in alcuni casi (tipo ruolo IRRSAE o CLIL) parlerei di indifferenza o di incidenza non verificabile. |
Penso che per migliorare la didattica dell'italiano, tutti gli insegnanti dovrebbero affrontare almeno tre anni di carriera in scuole a forte rischio di disagio culturale e sociale; il contatto con alunni non italofoni costringe a cambiare il proprio modo di insegnare e ad abbandonare gli stereotipi. |
Mi chiedo (e spesso mi rammarico) perchè, in genere, gli allievi delle regioni del Nord dell'Italia raggiungono competenze linguistiche migliori dei loro coetanei del Sud. |
Per quanto riguarda la formazione iniziale il ruolo dell'Università è stato molto importante laddove i docenti si sono formati alla scuola di specializzazione (SSIS) per la capillarità e l'incisività dell'azione formativa condotta con il doppo canale università/tirocinii nella scuola. Si è notato nel corso dei dieci anni dell'attività di questa scuola una formazione più mirata e avvertita nei nuovi docenti. Lo stesso vale per la formazione in servizio, nel senso che quando (raramente) si sono attivate le università, la ricaduta è stata assai positiva, come pure per l'azione di formazione condotta dalle associazioni disciplinari. |
La parcellizzazione dell'insegnamento della lingua in aspetti diversi indotta dalle prove Invalsi ha fatto perdere il senso della lingua come comunicazione, espressione e rielaborazione del pensiero. |
Ho omesso alcune risposte perché mancava la possibilità di rispondere "Nessuna influenza" nel senso di rimarcare la loro assenza vedi Ispettori, Comuni (eccetto il minimo dovuto ad obblighi di legge, ecc); altre risposte erano più adatte ad altri ordini di scuola. |