Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri una riflessione a caldo "postata" da Simonetta Fasoli il giorno stesso della pubblicazione della intervista.
Leggo su Repubblica di oggi un'intervista a tutta pagina rilasciata dal professor Luca Serianni, docente di Storia della lingua italiana alla Sapienza, appena nominato consulente dal Miur con l'incarico di coordinare una task force di esperti "per arginare le carenze linguistiche degli studenti alle Medie e superiori " (così scrive la giornalista).
Il titolo parla di "svolta", in un'enfasi (linguistica, appunto...) che in tempi come questi, riferita al Miur, suona più che come una promessa come una minaccia. La "svolta" consisterebbe, stando all'intervista, nella rivisitazione delle prove d'esame (scritto di italiano di terza media, poi quello della Maturità ): "l'idea è quella di introdurre la tipologia testuale del riassunto", come afferma il professore. Il riassunto andrebbe, par di capire, a sostituire il tema, istigatore di inutili lungaggini retoriche nelle produzioni scritte degli studenti.
Tralascio ogni considerazione sull'attendibilità della correlazione stabilita dall'illustre accademico.
Qui il punto è un altro: qualcuno dovrebbe avvertirlo, prima di lanciarsi in inutili campagne iconoclaste, che il "tema" classicamente inteso, quello su cui si sono cimentati molti delle passate generazioni (tra cui di sicuro il prof. Serianni) nell'esame scritto di licenza media, e dunque nelle attività didattiche, non esiste più da ben oltre un trentennio: precisamente dal 1981!
Consiglio vivamente di andarsi a rileggere il D.M. 26 agosto 1981- "Criteri orientativi per gli esami di licenza media", magari passando per la Premessa ( a mio parere, un ottimo esempio di anni in cui provvedimenti normativi si avvalevano di buoni argomenti senza ricorrere a un formulario di retoriche in "pedagogese"). Si troveranno, nel paragrafo dedicato alla prova scritta di italiano, precise indicazioni sulle "tracce " da proporre ai candidati, riferite a tre tipologie su cui ognuno potesse scegliere. Di queste, perfino la prima, la più vicina al "tema" classico,
("esposizione in cui l'alunno possa esprimere esperienze reali o costruzioni di fantasia") dà esemplificazioni sulla forma testuale cui attenersi ("cronaca o diario o lettera o racconto ecc.), con l'evidente intento di evitare che l'elaborato diventi un generico esercizio di retorica.
Quel decreto, che tra l'altro forniva significativi criteri per lo svolgimento del "colloquio pluridisciplinare" (attenzione ad entrambi i termini...) ha cambiato notevolmente le modalità, direi l'impostazione pedagogica, dell'esame di licenza media. Lo affermo da insegnante di lettere che ha vissuto quel passaggio e quella stagione di riforme (allora non erano "svolte" annunciate sui giornali...) e da preside che ha presieduto negli anni un buon numero di Commissioni di esami di licenza media. Mi risulta che il "caro vecchio buon tema" cui sembra riferirsi il professor Serianni sia insomma un reperto del passato, archiviato non solo dalle norme da qualche decennio, ma anche e largamente dalle pratiche didattiche. Questo non vuol dire che sia del tutto scomparso: voglio augurarmi che i cultori della materia siano ormai pochi, e soprattutto assenti tra le recenti o ultime generazioni di insegnanti.
In ogni caso, quando si mette mano ad una qualsiasi "innovazione" è buona regola verificare lo stato dell'arte del bersaglio individuato, supponendo doverosamente che la scuola sia ben diversa da quella frequentata in veste di studenti decenni addietro. A volte si scopre che il meglio è già stato fatto, e che la più audace innovazione è non permettere che sia distrutto.