Home - Una scuola per la cittadinanza - Educazione Civica: la filigrana che unisce

a cura di insegnareUna scuola per la cittadinanza

20/04/2021

Educazione Civica: la filigrana che unisce

di Angela Salvitti

Con la legge n. 92/2019 l’Educazione Civica è tornata ad essere formalmente una materia scolastica a pieno titolo.
Ma si può parlare dell’Educazione Civica come di una vera e propria materia o è necessario riflettere sul fatto che non sia una disciplina separata dalle altre? Questo punto è stato ampiamente focalizzato durante il seminario dell’11 novembre 2020 "Esercizi di cittadinanza: la laboratorialità dentro e oltre le discipline", organizzato da "insegnare" e dal Cidi.
Ed è prendendo spunto proprio da alcuni momenti dell’incontro che, anche in relazione al mio incarico di coordinatrice di classe di Educazione Civica, mi sono chiesta: “Ma chi è l’insegnante di Educazione Civica? Cosa deve fare? Ma soprattutto: esiste davvero un insegnante di Educazione Civica?” 
In realtà l’Educazione Civica non è una materia, ma è lo spazio dentro il quale insegnare la propria disciplina. Non esistono docenti di Educazione Civica, ma TUTTI gli insegnanti di una scuola democratica dovrebbero essere impegnati nell’educazione per la cittadinanza.
Sì, perché al di là del mero aspetto burocratico, che delega alcuni compiti specifici ai docenti e ai coordinatori di tale “materia”, è bene che tutti gli insegnanti, di ogni disciplina, prendano coscienza di essere parte integrante dello sviluppo civico dei propri allievi.

Per troppi anni l’insegnamento dell’Educazione alla Cittadinanza è stato relegato ai docenti di storia, di italiano e di diritto e troppo a lungo sono stati impostati percorsi di studio a compartimenti stagni, che di transdisciplinare hanno avuto ben poco. Bisogna necessariamente pensare all’Educazione Civica come al substrato di ogni disciplina, come i fili di una filigrana, che vanno a costituire la base del nucleo specifico di ciò che si insegna. Cambiando questa prospettiva, si vedrà come ogni settore di studio può dare il proprio contributo al percorso per una cittadinanza attiva. Svincoliamoci dal preconcetto che le ore di diritto servono a studiare la Costituzione, quelle di storia a conoscerne la nascita e l’evoluzione, e quelle di italiano aiutano a capire il linguaggio giuridico. La Costituzione non è qualcosa di lontano, non è un libro con la copertina polverosa; la Costituzione è viva e non la usano solo gli esperti della disciplina. La usiamo tutti, ogni giorno. Quello che bisogna dare ai ragazzi sono i mezzi di decodifica, di acquisizione permanente dei valori della Costituzione, intesa come insieme di principi-guida, come punto fermo su cui far ruotare l’intera formazione, come bacino di  idee a cui fare riferimento in ogni momento della vita, perfino della giornata. 
Smettiamola di dire che ci sono materie che si prestano di più o di meno all’Educazione Civica, perché ogni docente non è solo la disciplina che insegna, ma ha degli interessi, ha vissuto delle esperienze civiche e sociali che costituiscono il suo bagaglio culturale da poter mettere a disposizione per la realizzazione di questo percorso. E ancora, proviamo a fare un altro cambiamento di prospettiva: pensiamo alle discipline specifiche come al punto di partenza, scegliamone un segmento che può catturare l’attenzione dei nostri alunni, scomponiamolo e ricomponiamolo insieme a loro. 
Troviamo riferimenti concreti alla realtà e alla nostra carta costituzionale, alle convenzioni, alle dichiarazioni dei diritti, ma facciamolo insieme, in modo collegiale. Non tralasciamo le discipline artistiche, sfruttiamo la ricchezza delle materie scientifiche, usiamo quelle tecniche. 
Quali contributi possono dare? Se l’elaborazione di un pensiero critico è un punto cruciale del curricolo dell’Educazione Civica, come poter tralasciare la matematica, la chimica e la fisica che insegnano a selezionare informazioni e ad applicare delle regole? In questa ottica pensiamo anche alle lingue classiche e a quelle moderne: usare il vocabolario e tradurre dei testi non è forse una scomposizione e una ricomposizione per arrivare a un’acquisizione, tramite una selezione e una riflessione? E ancora, la religione: il rispetto degli altri individui e delle altre confessioni religiose, non è forse un requisito fondamentale di un buon cittadino democratico? 
Pensiamo adesso alle attività di laboratorio vere e proprie: costruire un circuito elettrico, per esempio, non necessita di una conoscenza approfondita di ciò che si sta facendo e di una collaborazione tra i ragazzi? E ancora, la navigazione: conoscere le misure di soccorso in nave e avere la padronanza di applicarle verso tutti i passeggeri, non è forse un modo per sviluppare un pensiero inclusivo? 
Potrei continuare con altri esempi, per dimostrare che, come ho scritto all’inizio, l’Educazione Civica è la filigrana e le discipline curricolari sono solo il tramite da usare per arrivare a creare un percorso formativo, stimolante e significativo, che dia ai nostri ragazzi le coordinate per essere veri e propri cittadini del mondo. Mi piace pensare a tale percorso come a un continuum di domande, una ricerca attiva, un laboratorio in cui docente e alunni riflettono, analizzano, scoprono e apprendono insieme. Ognuno con la propria parte di conoscenze e dubbi, stimolandosi a vicenda, per creare non solo un apprendimento significativo, ma per interiorizzare i valori imprescindibili di una società veramente democratica. Proviamo in tal senso a mettere degli argini flessibili alla “società liquida”, troviamo nella Costituzione, nella sua storia, nei suoi principi una guida per modulare la nostra vita sociale e personale. 
Ecco, credo che riflettere su questo sia necessario, ma non perché la legge “impone” alle scuole di fare 33 ore annue di Educazione Civica, ma perché ora, più che mai, è importante pensare finalmente ad una scuola diversa, che ha bisogno di svincolarsi dalle rigide programmazioni e dalle formalità della burocrazia e che sappia porsi obiettivi condivisi, raggiungibili. Cogliamo l’occasione che questa “nuova” disciplina ci offre e lavoriamo davvero per creare una società aperta e libera. La storia ci insegna che la democrazia non è una conquista che si eredita: è una costruzione di valori che si tramanda da generazione in generazione. E la scuola, luogo di formazione imprescindibile, anche in tempi di pandemia come questo, deve esserne una garante orgogliosa e può farlo solo in un modo: diventando davvero una comunità educante, in cui tutti si mettono in gioco, tutti offrono la propria parte di competenze e nessuno smette mai di imparare.

 

L’educazione alla cittadinanza consapevole

non è una materia, né un progetto

è il mandato affidato dalla Costituzione alla scuola pubblica 

L'educazione alla cittadinanza è compito complesso ed essenziale dell'intero progetto educativo. È un errore grave ridurla a un'ora settimanale senza epistemologia disciplinare e in nome di una concezione onnicomprensiva e al contempo vuota della "trasversalità". 

Viviamo in una società che promuove, predilige e premia il consumo, l'individualismo, il merito, la competizione e poi si stupisce e finge di flagellarsi per la fine del lavoro, la crescita delle disuguaglianze, i danni ambientali, i rapporti interpersonali compromessi e spesso violenti...

Continuiamo a rimanere esterefatti e turbati dall' intenzione, in un simile contesto, di voler istituire l' insegnamento trasversale di educazione civica" per 33 ore all'anno con voto, spesso motivato da preoccupazioni moraliste o contingenti e impartito non si sa da chi e come e sulla base di quali competenze scientifiche e professionali.

La scuola pubblica è l'unico luogo dove si possa e si debba perseguire la crescita individuale e collettiva attraverso la pratica teorica delle conoscenze, delle competenze, dell'analisi interpretativa della realtà e della capacità di giudizio, in nome della pari dignità umana, senza interessi economici o appartenenze precostituite ma come conquista ed esercizio degli strumenti per una cittadinanza consapevole.

Questo è il compito e la ragion d'essere della scuola pubblica, che la esercita come educazione attraverso l'istruzione e la cultura in tutti i suoi momenti e le sue prassi, nell'unitarietà del suo progetto formativo, cui ogni insegnamento deve concorrere attraverso la specificità del proprio ruolo e in collaborazione operativa con gli altri, in un contesto in cui la convivenza sia vissuta e praticata prima che predicata.

Stiamo lavorando a iniziative di contrasto della legge 92/2019 di introduzione dell'insegnamento di educazione civica. Chi voglia farci pervenire riflessioni, esperienze o proposte ci scriva a redazioneinsegnare2010@gmail.com


Ritorna alla Bacheca