Nel quadro del percorso Parole di (r)esistenza, realizzato dal Cidi Pordenone, "insegnare" ha co-organizzato l'incontro dedicato alla CITTADINANZA.
Queste le tematiche poste alla discussione da Fiorella Paone e da "insegnare".
► La scuola ha la responsabilità di promuovere attraverso tutte le discipline (di area scientifica e umanistica) le capacità interne di alunni e alunne, ossia quel sistema, sia pure aperto e flessibile, di conoscenze contenutistiche, conoscenze proce-durali e forma mentis che fornisce gli strumenti cognitivi, relazionali ed etici per esercitare intenzionalmente e attivamente la propria cittadinanza e inserirsi consapevolmente nel mondo del lavoro, prevenendo o superando atteggiamenti di passività e subor-dinazione.
► Alla luce del paradigma dello sviluppo umano, cosa possiamo intendere per “intrecciare e portare a sintesi le competenze del cittadino e quelle del lavoratore” e quale ruolo recita la scuola in questo processo?
► In un quadro socio-educativo sempre più determinato da un alone produttivistico e performativo c’è ancora uno spazio per parlare di “competenze” a scuola, intese come capacità di usare / agire intelligen-temente le conoscenze e le abilità in rapporto a un certo campo di sapere e di attività? Le chiedo, cioè, se sia ancora possibile (interessante riflettere sulla possibilità di) salvare e rilanciare (almeno in parte) tale costrutto o se oramai sia talmente manomesso da dover rinunciare a usarlo...
► L’educazione alla cittadinanza non può essere praticata attraverso modelli, né attraverso una sola e specifica materia: a questo proposito lei recentemente ha parlato di curricolo morale-civile della scuola come curricolo esplicito che si muova su una dimensione logica differente da quello strettamente disciplinare. Questo potrebbe essere risposta all’indebolimento delle forme di socializzazione tradizionale nella società complessa che porta ad una crisi di valori di cui la pedagogia dovrebbe preoccuparsi. In che modo potrebbe concretizzarsi tale curricolo, con quali caratteristiche, con quali implicazioni didattiche e disciplinari?
Fiorella Paone ne ha discusso con Massimo Baldacci, ponendo al centro della discussione il complesso ruolo della scuola nella educazione alla cittadinanza.
Massimo Baldacci ha affrontato temi di estremo interesse e attualità, inquadrandoli dal punto di vista concettuale ed epistemico, con ampi e illuminanti rimandi ai pensatori del passato e riferimenti alle problematiche sociali e culturali del presente.
Un esempio, tratto dal suo intervento.
Nel '38, Esperienze e educazione, [Dewey] ritorna sull'argomento in modo ancora più pregnante. Scrive: “il maggiore degli errori pedagogici che può fare un insegnante” - badate bene: il maggiore degli errori pedagogici - “è quello di credere che l’alunno stia imparando soltanto ciò che sta studiando in quel momento . La formazione collaterale di abiti mentali duraturi è invece ciò che conta di più per il futuro”. [...] La cosa più interessante è che usa l’espressione “apprendimento collaterale”, che è la medesima espressione che usa Bateson per caratterizzare il deuteroapprendimento. [...]
Si è trattatto di un pomeriggio intenso e molto proficuo, che ha consentito di ripercorrere alcune delle principali contraddizioni in cui si muovono oggi la società e la scuola.
Nella filosofia politica, un pensatore importante come Dahrendorf aveva cercato di superare alcune problematiche, scrivendo che per la libertà sono importanti sia i diritti che le risorse. L’esistenza di risorse senza diritti di accesso alle risorse crea la diseguaglianza sociale, ma anche la semplice esistenza di diritti senza un’adeguata quantità di risorse crea soltanto la ripartizione della miseria. [...]
Offrendo al contempo linee di indirizzo per riorientare la scuola pubblica al rispetto del suo mandato costituzionale.
Formare il produttore e il cittadino: queste sono finalità della scuola. Che differenza c'è tra una finalità e un obiettivo? L'obiettivo è un qualcosa che a un certo punto si raggiunge, è un traguardo raggiungibile, diciamo finito. [...]
Le finalità invece non sono raggiungibili, sono traguardi puramente ideali. La metafora dell'orizzonte secondo me è una buona metafora: più proseguite, più l'orizzonte si sposta indietro. Voi potete andare in classe e dire 'insegno il teorema di Pitagora', potete andare in classe e dire 'insegno il concetto di accelerazione', potete andare in classe e dire 'insegno la Rivoluzione Francese'. Ma non potete andare in classe e dire 'stamani formo il cittadino democratico'.
Questo è un compito permanente che vi dovete porre, è una direzione di impegno educativo. Se volete è una specie di freccia segnaletica. Dovete essere costantemente indirizzati verso quella direzione, qull’orizzonte, che però non è raggiungibile in tempi finiti. Quindi la formazione del produttore e del cittadino non va confusa conil raggiungimento di obiettivi ragungibili in tempi finiti perché si avrebbe una meccanizzazione della formazione scolastica. [...]
In altre parole sto dicendo che la formazione del produttore e del cittadino è indiretta.
Questa la registrazione dell'intero incontro.