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a cura di insegnareUna scuola per la cittadinanza

05/05/2022

Parole di (r)esistenza - Cittadinanza

Nel quadro del percorso Parole di (r)esistenza, realizzato dal Cidi Pordenone, "insegnare" ha co-organizzato l'incontro dedicato alla CITTADINANZA.

Queste le tematiche poste alla discussione da Fiorella Paone e da "insegnare".

► La scuola ha la responsabilità di promuovere attraverso tutte le discipline (di area scientifica e umanistica) le capacità interne di alunni e alunne, ossia quel sistema, sia pure aperto e flessibile, di conoscenze contenutistiche, conoscenze proce-durali e  forma mentis che fornisce gli strumenti cognitivi, relazionali ed etici per esercitare intenzionalmente e attivamente la propria cittadinanza e inserirsi consapevolmente nel mondo del lavoro, prevenendo o  superando atteggiamenti di passività e subor-dinazione.

► Alla luce del paradigma dello sviluppo umano, cosa possiamo intendere per “intrecciare e portare a sintesi le competenze del cittadino e quelle del lavoratore” e quale ruolo recita la scuola in questo processo?

► In un quadro socio-educativo sempre più determinato da un alone produttivistico e performativo c’è ancora uno spazio per parlare di “competenze” a scuola, intese come capacità di usare / agire intelligen-temente le conoscenze e le abilità in rapporto a un certo campo di sapere e di attività? Le chiedo, cioè, se sia ancora possibile (interessante riflettere sulla possibilità di) salvare e rilanciare (almeno in parte) tale costrutto o se oramai sia talmente manomesso da dover  rinunciare a usarlo...

► L’educazione alla cittadinanza non può essere praticata attraverso modelli, né attraverso una sola e specifica materia: a questo proposito lei recentemente ha parlato di curricolo morale-civile della scuola come curricolo esplicito che si muova su una dimensione logica differente da quello strettamente disciplinare. Questo potrebbe essere risposta all’indebolimento delle forme di socializzazione tradizionale nella società complessa che porta ad una crisi di valori di cui la pedagogia dovrebbe preoccuparsi.  In che modo potrebbe concretizzarsi tale curricolo, con quali caratteristiche, con quali implicazioni didattiche e disciplinari?

Fiorella Paone ne ha discusso con Massimo Baldacci, ponendo al centro della discussione il complesso ruolo della scuola nella educazione alla cittadinanza.

Massimo Baldacci ha affrontato temi di estremo interesse e attualità, inquadrandoli dal punto di vista concettuale ed epistemico, con ampi e illuminanti rimandi ai pensatori del passato e riferimenti alle problematiche sociali e culturali del presente.

Un esempio, tratto dal suo intervento.
Nel '38, Esperienze e educazione, [Dewey] ritorna sull'argomento in modo ancora più pregnante. Scrive:  “il maggiore degli errori pedagogici che può fare un insegnante” - badate bene: il maggiore degli errori pedagogici - “è quello di credere che l’alunno stia imparando soltanto ciò che sta studiando in quel momento . La formazione collaterale di abiti mentali duraturi è invece ciò che conta di più per il futuro”. [...]  La cosa più interessante è che usa l’espressione “apprendimento collaterale”, che è la medesima espressione che usa Bateson per caratterizzare il deuteroapprendimento. [...]

Si è trattatto di un pomeriggio intenso e molto proficuo, che ha consentito di ripercorrere alcune delle principali contraddizioni  in cui si muovono oggi la società e la scuola.

Nella filosofia politica, un pensatore importante come Dahrendorf  aveva cercato di superare alcune problematiche, scrivendo che per la libertà sono importanti sia i diritti che le risorse. L’esistenza di risorse senza diritti di accesso alle risorse crea la diseguaglianza sociale, ma anche la semplice esistenza di diritti senza un’adeguata quantità di risorse crea soltanto la ripartizione della miseria. [...]

Offrendo al contempo linee di indirizzo per riorientare la scuola pubblica al rispetto del suo mandato costituzionale.

Formare il produttore e il cittadino: queste sono finalità della scuola. Che differenza c'è tra una finalità e un obiettivo? L'obiettivo è un qualcosa che a un certo punto si raggiunge, è un traguardo raggiungibile, diciamo finito. [...]
Le finalità  invece non sono raggiungibili, sono traguardi puramente ideali. La metafora dell'orizzonte secondo me è una buona metafora: più proseguite, più l'orizzonte si sposta indietro. Voi potete andare in classe e dire 'insegno il teorema di Pitagora', potete andare in classe e dire 'insegno il concetto di accelerazione',  potete andare in classe e dire 'insegno la Rivoluzione Francese'. Ma non potete andare in classe e dire 'stamani formo il cittadino democratico'. 
Questo è un compito permanente che vi dovete porre, è una direzione di impegno educativo. Se volete è una specie di freccia segnaletica. Dovete essere costantemente indirizzati verso quella direzione, qull’orizzonte, che però non è raggiungibile in tempi finiti. Quindi la formazione del produttore e del cittadino non va confusa conil raggiungimento di obiettivi ragungibili in tempi finiti perché si avrebbe una meccanizzazione della formazione scolastica.  [...]
  
In altre parole sto dicendo che la formazione del produttore e del cittadino è indiretta.

Questa la registrazione dell'intero incontro.

 

 

L’educazione alla cittadinanza consapevole

non è una materia, né un progetto

è il mandato affidato dalla Costituzione alla scuola pubblica 

L'educazione alla cittadinanza è compito complesso ed essenziale dell'intero progetto educativo. È un errore grave ridurla a un'ora settimanale senza epistemologia disciplinare e in nome di una concezione onnicomprensiva e al contempo vuota della "trasversalità". 

Viviamo in una società che promuove, predilige e premia il consumo, l'individualismo, il merito, la competizione e poi si stupisce e finge di flagellarsi per la fine del lavoro, la crescita delle disuguaglianze, i danni ambientali, i rapporti interpersonali compromessi e spesso violenti...

Continuiamo a rimanere esterefatti e turbati dall' intenzione, in un simile contesto, di voler istituire l' insegnamento trasversale di educazione civica" per 33 ore all'anno con voto, spesso motivato da preoccupazioni moraliste o contingenti e impartito non si sa da chi e come e sulla base di quali competenze scientifiche e professionali.

La scuola pubblica è l'unico luogo dove si possa e si debba perseguire la crescita individuale e collettiva attraverso la pratica teorica delle conoscenze, delle competenze, dell'analisi interpretativa della realtà e della capacità di giudizio, in nome della pari dignità umana, senza interessi economici o appartenenze precostituite ma come conquista ed esercizio degli strumenti per una cittadinanza consapevole.

Questo è il compito e la ragion d'essere della scuola pubblica, che la esercita come educazione attraverso l'istruzione e la cultura in tutti i suoi momenti e le sue prassi, nell'unitarietà del suo progetto formativo, cui ogni insegnamento deve concorrere attraverso la specificità del proprio ruolo e in collaborazione operativa con gli altri, in un contesto in cui la convivenza sia vissuta e praticata prima che predicata.

Stiamo lavorando a iniziative di contrasto della legge 92/2019 di introduzione dell'insegnamento di educazione civica. Chi voglia farci pervenire riflessioni, esperienze o proposte ci scriva a redazioneinsegnare2010@gmail.com


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