Le testimonianze autobiografiche
Raccontateci il vostro incontro con l'educazione linguistica: i modi e le ragioni della scoperta, le letture fatte, i maestri di riferimento, i gruppi di lavoro, lo scambio tra colleghi e soprattutto le esperienze didattiche...
Inviate i vostri racconti a redazioneinsegnare2010@gmail.com ; oggetto: "Io e l'Eld"
Anna Sorci, Palermo |
Mi racconto... Sono una maestra di scuola elementare. Da molti anni. Ho lavorato con tanti bambini e bambine e non li ricordo tutti, ma alcuni sì, perché hanno condiviso con me la passione per l’Italiano. Non ricordo eventi particolari che mi abbiano trasmesso tale passione, né un percorso scolastico orientato a essa. Non ricordo di avere fatto studi importanti, accademici, né di avere amato mai le discussioni teoriche che sulla linguistica, ogni tanto, qualche stanco formatore veniva a proporci nei “Corsi di aggiornamento” pomeridiani. Ricordo addirittura che una volta, in un caldo pomeriggio primaverile, un caro signore venne a parlarci di De Saussure, personaggio anonimo del quale non capivo neanche come si scrivesse il cognome. Sono stata per anni quietamente, ma onestamente impegnata nella quotidiana didattica che, adesso lo comprendo, silenziosamente cominciava a fiorire da quei piccoli semi che senza accorgermene erano stati seminati. Quali di questi semini dunque si era “infiltrato” all’interno del mio lavoro da trasformarsi in una vera passione per la didattica dell’Italiano? Non credo ci siano risposte esplicite, fatti da notare, ma mi riesce gradevole pensare che il senso sia da rintracciare nella convinzione profonda, che attiene alla mia natura e alla educazione affettiva ricevuta, che ogni cosa, azione, parola, soprattutto la parola, usata con consapevolezza e responsabilità ci rende persone libere, capaci di agire e scegliere ogni giorno in modo riflessivo e autentico. Significa dunque che io nel tempo abbia attribuito all’insegnamento dell’Italiano, al mio fare “educazione linguistica” con i bambini un non so che di politico, di etico? Sì. Lo ripeto: Sì. Questa è l’unica certezza che mi sento di avere. Mi risulta assolutamente necessario come maestra e come cittadina pensare alla necessità di far riflettere i bambini sull’importanza che lo studio ben articolato, sistematico, competente, dà alla persona, a tutte le persone, a qualunque realtà appartengano, piena dignità e uguaglianza. Mi confortò qualche anno fa la lettura delle “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” del GISCEL perché lì ho rintracciato alcune di queste mie ideuzze e tante altre ne ho rintracciate. Mi riferisco in modo particolare alla tesi IV su I diritti linguistici nella Costituzione. Cosa può voler dire questo senza che rimanga pura teoria, icona del miraggio di una scuola che assume la cura educativa dei suoi …oserei dire figli? La mia esperienza, il mio agire quotidiano mi porta più che mai a parlare di senso. Dare a ogni azione, pensiero, sguardo un senso; saper comprendere e spiegare il perché; sforzarsi nella fatica di creare connessioni tra ciò che faccio. Il senso ha guidato, guida il mio lavoro con i bambini e per questo fare italiano con loro significa chiedersi sempre il perché, entrare in un testo per esplorarlo attraverso una metafora che io uso e che loro amano molto perché sa di frescura: Il testo è come il mare. Tu lo puoi guardare in superficie e vedi le onde, ne studi il movimento e le increspature (superficie del testo), vedi come ogni onda si unisce all’altra e questa ad un’altra ancora, ma puoi tuffartici dentro e scoprire i legami profondi e bui delle alghe e le tane dei pesci e… t’incanti nel capire com’è fatto. Quando i bambini assaporano questo senso della scoperta, allora li puoi condurre molto lontano perché anche se si stancano, lo faranno con senso di sfida, di scoperta. Significa che hai dato loro la consapevolezza del loro agire, della loro capacità di riflettere e di comprendere ciò che li circonda. Certo, ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio percorso professionale, che spesso è percorso di vita, figure stimolanti, esempi di vera saggezza intellettuale che mi hanno spinta verso gli approfondimenti, le sperimentazioni, le sfide e lo studio, via via più competente, più orientato e che ho largamente speso nel mio fare italiano con i miei bambini a scuola e…non solo italiano. Da qualche anno ho intrapreso lo studio della grammatica valenziale come esperienza personale di arricchimento che adesso è diventata esperienza felicemente condivisa con i miei allievi. Stiamo maturando insieme questo percorso ed io mi convinco sempre più che a partire dalle Dieci tesi del GISCEL molto sia stato fatto in termini di riflessione e di ricerca, ma molto ancora deve essere fatto soprattutto nel salto che permette alla teoria di farsi didattica, buona didattica. |