Per e con i nostri ragazzi.
Il bambino ha Loris Malaguzzi, Invece il cento c’è |
La mia lingua E’ il bocciolo che sorride alla vita. F. Fiorenzoni, Lingua madre |
Qualche riferimento
E’ noto. Il 21 febbraio del 1952, alcuni studenti universitari sono uccisi dalla polizia del Pakistan mentre manifestavano per il riconoscimento del Bangla come lingua ufficiale (Il Pakistan comprendeva ancora il Bangladesh che ha ottenuto l’indipendenza nel 1971). La "Giornata Internazionale della Lingua Madre", proclamata dall’UNESCO nel novembre del 1999, dal 2000 viene celebrata ogni anno per promuovere la diversità linguistica-culturale e il plurilinguismo.
Come ho già avuto modo di affermare non amo particolarmente le ricorrenze istituzionalizzate per “onorare”, ormai ce ne sono veramente tante nell’anno, tuttavia credo che le Giornate ad hoc consentano nuove prospettive, punti di vista finora inesplorati che ci rendono migliori perché continuamente esposti ed aperti all’Altrove.
Qualche giorno fa, ho proposto ai miei alunni della classe IB di scrivere con me l’articolo che avrei mandato alla rivista… Neanche a dirlo hanno accolto con entusiasmo l’idea e si sono messi all’opera: questo breve saggio propone le loro sincere, disarmanti riflessioni e riprende miei precedenti studi [1].
Una lingua, voglio dire una lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel mondo, non è un guanto, uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazioni, schemi mentali. Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le altre che parlano ed è dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione. […] Stiamo assistendo ad un rimescolamento etnico-linguistico senza precedenti nella storia umana [che spinge anche le scuole a ] salvaguardare l’identità dei nuovi arrivati, favorire e promuovere il loro effettivo inserimento.
(Tullio De Mauro, Seimila lingue nel mondo)
Le lingue madri, in un approccio multilinguistico, sono fattori essenziali per al qualità dell’istruzione, che è alla base dell’emancipazione di donne e uomini e delle società in cui vivono (Irina Bokova, Direttore Generale dell’UNESCO)
Migrando tra la lingua d’appartenenza e una ignota, sempre in bilico tra mondi vissuti e narrati, le parole interpretano anche lo stato d’animo di chi legge, rivolgendosi a tutti in quanto persone-mondo. In un flusso continuo, la condizione del migrante è propria dell’uomo contemporaneo che si apre alla poetica della “totalità mondo” per cui le culture si definiscono nel loro incontrarsi attraverso un “idioma multilingue” all’interno di una lingua specifica (Glissant, 1998).
“In quale lingua ti devo parlare?” Come, dove ci capiremo?
La questione linguistica, legata alla realtà emotiva, culturale e sociale, è una realtà in divenire. Dobbiamo apprendere da chi, parafrasando Ricoeur, riceve una lingua e la restituisce arricchita, avendo sperimentato diversi modi di essere, ha consapevolezza della loro provvisorietà e sa che bisogna oltrepassare il confine: l’immenso lascito dei “migranti” è la disarmante gratuità con la quale ci vengono incontro, facendo il primo passo, “davanti ad una porta mezza aperta e mezza chiusa della Fortezza, noi della stirpe degli esclusi, l’Altra Europa […] nella paziente attesa della chimera” (Richter, 2013).
Le Voci migranti ci ricordano che il muro del linguaggio, kantianamente, può non essere limite, che è invalicabile, ma confine, che è attraversabile, necessario al mio movimento verso l’Altro alla ricerca di una zona di intercomprensione, che troveremo insieme, in cui le parole ci ospiteranno. Avverto la sensazione di non riuscire a focalizzare pienamente la singolarità delle Voci, ma percepisco di essere in movimento tra parole-chiave interconnesse e legate dal valore della memoria, opportunità per trovare nuovi modi di comunicare rinnovando inizi, con occhi spalancati sulla diversità.
Provo a sintetizzarne alcune:
- alfabeto. E’ evidente che siamo tutti analfabeti quando ci troviamo di fronte a una lingua sconosciuta, ed è altrettanto chiaro che se l’alfabeto è un codice da conoscere per parlare, la parola è ciò che genera le infinite possibilità di questo codice, rigenerandolo. “Nell’alfabeto c’è il mondo. E ci sei tu”, afferma Očkayová, un alfabeto mutevole legato ad una ”lingua mai ferma e sfuggente”: parole migranti che re-impariamo, insieme.
- frontiera-muro. E allora il Poeta? “Vide un confine da buttar giù / e lo fece” (Pumhösel, 2013). Se nella contemporaneità la frontiera separa, esclude, proviamo a ripensarla non più come sbarramento, ma come passaggio dal quale comincia il viaggio conoscitivo “dell’avvenire e, forse, della speranza”. Attraversare la soglia tra il consueto e l’eccezionale, il familiare e l’alieno, dare un senso vuol dire lasciarsi permeare dall’esperienza della diversità che è, sempre, un’esperienza straordinaria, in quanto lì si realizza il confronto con l’Altro.
- neolingua. Tendere verso forme miste per comunicare, cercando-creando uno spazio terzo in cui incontrarsi e ri-fondare una società profondamente, sinceramente multiculturale in cui autoctoni e migranti siano soggetti portatori di cultura. Chi ha sperimentato l’esilio sa che la giusta distanza consiste, pasolinianamente, “nell’alzarsi e vedere insieme tutto da lontano ma anche nell’abbassarsi e vedere tutto da vicino”: uno sguardo pieno di sovversivo amore, viaggio all’interno della propria e dell’altrui unicità, in cui attiviamo politiche del riconoscimento, caratterizzate da “una cultura al plurale” (de Certeau, 1994) che sola può decostruire nuove e più oculate forme di colonialismo. Le parole, in questo progetto politico, assolvono un ruolo imprescindibile nel favorire il portato culturale di ognuno e promuovere la presa di parola dell’Altro per far valere la propria differenza. Come un senza fissa dimora, muoversi dalle lingue e nelle lingue, con i propri bagagli valoriali che contaminano altri habitus culturali, dà l’opportunità di scoprire “che ci sono più modi per essere umani” (Todorov, 1997). [2]
Le considerazioni delle ragazze e dei ragazzi
Caparbiamente convinta di questo, e del fatto che la lingua, le lingue costituiscono forme di resistenza alle spinte omologatrici, dopo avere chiarito con i ragazzi il significato di Lingua Madre ho assegnato loro una traccia:
“Ma se la lingua appartiene ad ognuno, c’è una Lingua Madre di serie A e una di serie B?”. Se c’è qualcuno che la pensa così vorremmo dirgli che…
Ecco le loro considerazioni, scabre ed essenziali (che meraviglia la loro capacità di chiarezza …)
Non bisogna sottovalutare le lingue degli altri, bisogna avre rispetto per ogni lingua del mondo. Ogni lingua ha la sua importanza e penso che ognuno ha il diritto di poter parlare la propria lingua
Per me non ci sono lingue superiori bisogna avere rispetto di tutti e di tutte le lingue.
Le lingue sono uguali per tutti come le persone e bisogna aver rispetto anche per le lingue.
Dimmi una lingua vale più dell’altra? Se non lo sai è meglio che taci perché allora non sai niente della vita. Nessuna lingua è più importante di un’altra, non ha senso…che l’inglese è più importante del nigeriano o del bulgaro? Tutti hanno gli stessi diritti. Tutte le lingue sono della stessa “serie”.
E’ vero ogni lingua ha il suo modo di pronunciare ma questo è il bello del mondo, la diversità. Per celebrare e promuovere questa diversità è stata istituita La Giornata della Lingua Madre che serve a farci capire il bello delle lingue diverse e che non esistono lingue superiori e inferiori, come per le persone.
Concordo: tutte le lingue sono uguali anche se con accenti e pronunce diverse, ma c’è da dire una cosa il mondo è bello per la sua diversità e immensità.
Insomma a quelli che pensano che c’è una lingua di serie A, vorremmo dirgli che tutti abbiamo il diritto alla nostra lingua. Come il diritto di vivere. Proprio come le lingue le persone hanno il proprio diritto, anzi, il diritto è uguale in tutto e tutti!
Come non esiste la razza ariana e quella impura, per me tutti sono liberi di parlare la propria lingua e non gli deve essere imposta da nessuno. Infatti per me ognuno è libero di imparare e parlare la propria lingua e non devono esistere persone che ti dicono quale lingua parlare.
Bisogna portare rispetto a tutte le lingue del mondo e soprattutto a chi le parla. Non bisogna prendere in giro le persone che parlano male la nostra lingua perché se succedesse a noi, noi ci sentiremmo male e non è bello essere presi in giro.
Nel mondo siamo tutti uguali, non è che tu hai il sangue più rosso o io più chiaro di te.
Secondo me la Lingua madre serve per riconoscerti, per me è come un nome: uno ti chiama e tu ti giri, rispondi… La Lingua Madre è libertà, è come il cuore che pulsa e se lo ascolti bene sembra un’orchestra di libertà. Ecco per me questa è lingua madre. E’ una cosa indispensabile. Come i polmoni: se non li hai non respiri, è la stessa cosa per la lingua. È indispensabile.
Gli acrostici
Attraversando parole abusate, svuotate, procedono i discorsi, dall’orale allo scritto e si costruiscono attraverso forme miste, registrando istanze diverse, vulnerabilità che si esprimono nel linguaggio e che aprono a relazioni significative. Frammenti che ci interpellano, come quelli composti dai ragazzi, che chiedono di essere ascoltati e tradotti in gesti, puramente umani [3].
A loro spetta chiudere, per il momento, questo contributo.
Luce (Federico) |
Lingua (Dario) |
Libertà (Mattia) |
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Lingua (Valerio) |
Libertà (Beatrice) |
Libertà (Andrea) |
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Libertà (Giulio) |
Larga (Ascanio) |
Libertà è (Giulia) |
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Lavoro e (Flavia) |
Lealtà (Chelsea) |
Lingua finalmente libera (Christian) |
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Libertà (Angelica) |
Linguaggio (Maria) |
Lingua (Cristina) |
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Le parole più usate? Rispetto, emozioni, libertà, diversità.
Davvero una bella lezione, la loro.
Il lavoro con i ragazzi continua… Le prossime pagine parleranno delle iniziative in Italia, forse ancora troppo poco conosciute, che da anni promuovono i diritti linguistici. Tra queste la Carovana della Memoria e della Diversità Linguistica coordinata da Giovanni Agresti, inesauribile animatore culturale, e dall’Associazione LEM (Lingue d’Europa e del Mediterraneo). Inoltre, cercheremo le buone pratiche nelle nostre Scuole.
Per proseguire il viaggio nel quale ognuno può scegliere, ricordando che la parola fa (dis)eguali, dipende da ognuno di noi.
1. L’attività si è svolta nell’ambito del progetto interdisciplinare “Migrare, migrando”, cominciato il 3 ottobre, Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione, si sviluppa lungo l’anno scolastico ed è costellato di tappe che vorremmo continuare a condividere. Questo lavoro in classe e a casa si è articolato in cinque fasi: significato di Lingua Madre e Diritti linguistici; quante sono le Lingue del mondo? perché la Giornata Internazionale della Lingua Madre?; letture da: Dichiarazione Universale dei Diritti Linguistici, Barcellona 1996; art.3 e art.6 della nostra Costituzione; poesie sulla Lingua Madre; rielaborazione dei contenuti appresi in modo creativo. Si sono concordate: libere riflessioni, l’acrostico e il disegno.
2. Riferimenti a A. Tredicine, "Come un senza fissa dimora. Migrando tra le lingue", presentato al Convegno Internazionale GIORNATE DI STUDI ROMANZI IV 29– 30 settembre 2017 Le frontiere della lingua, letteratura e cultura del mondo romanzo nel loro reciproco rapporto e nel contesto dell’Europa centro-orientale, Facoltà di Lettere e Filosofia Dipartimento di Lingue e Letterature Romanze, Bratislava. Atti in via di pubblicazione.
3. Ho riportato fedelmente i loro acrostici; solo in rari casi sono intervenuta sugli scritti, ma sempre rispettando l’idea originaria e condividendo il testo definitivo.
Le poesie in epigrafe sono tratte da Loris Malaguzzi, I cento linguaggi dei bambini, Edizioni Junior, 1995 e da Sito Fiorella Fiorenzoni.
Opere citate
M. de Certau, La presa della parola e altri scritti politici, (1994), Meltemi Editore, Roma, 2007.
T. de Mauro, Seimila lingue nel mondo, "Introduzione" alla collana "I Mappamondi", Sinnos Editrice, Roma, 1995.
L'uomo spaesato. I percorsi dell'appartenenza, Donzelli, Roma, 1997.
E. Glissant, Poetica del diverso, (1996), Meltemi Editore, Roma, 1998.
Le altre citazioni sono tratte da
F. Armato, Premiata compagnia delle poete, Cosmo iannone Editore, Isernia, 2013.