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di Antonella Tredicineappunti oltre il brusio ...

20/03/2024

La quotidianità della memoria e dell'impegno

Non ho il coraggio di avere sogni:
il blu e l’unto della tuta,
non altro nel mio cuore di operaio.

Morto per due soldi, operaio,
il cuore, tu hai odiato la tuta
e perso i tuoi più veri sogni.

Era un ragazzo che aveva sogni
un ragazzo blu con la tuta.
Verrà il vero Cristo, operaio

a insegnarti ad avere veri sogni.

(P.P. Pasolini, Verrà il Cristo, 1947)


Nel disegno pedagogico pasoliniano, l’educazione insegna ad avere sogni, a nutrire la speranza: educare alla Bellezza significa opporsi all'indifferenza, alla sopraffazione e sostenere la fattiva partecipazione per una Cittadinanza agita.

Legalità è qualcosa di profondo perché ci permette di capire quali sono i nostri diritti e i nostri doveri e quali gli strumenti per farli rispettare: è un sentimento culturale che tutti noi dovremmo “sentire” e fare nostro.
Il diritto e la legge sono gli strumenti atti a favorire la convivenza pacifica, ovvero educare al valore del vivere insieme, nel reciproco rispetto delle libertà individuali.
Sapere di avere diritto e dare voce al proprio sogno secondo la lezione pasoliniana.

La Scuola è la prima forma di istituzione pubblica, luogo di incontro fra pluralità di Voci e Volti.

"Educare alla Legalità" è un’iniziativa didattica per promuovere la consapevolezza profonda dei diritti e doveri nella Scuola: un percorso condiviso per una comunicazione agile, ma tecnicamente corretta, capace di attrarre l’attenzione, in primis, dei più piccoli e degli adolescenti. 
Quello che stiamo vivendo da Ottobre è un percorso interdisciplinare, intersecato da  attività culturalmente significative e pedagogicamente adeguate alle età dei soggetti coinvolti; la Comunità educante sperimenta e interiorizza i valori primari della Costituzione, la natura e la funzione delle regole nella vita sociale, la democrazia, l'esercizio dei diritti di cittadinanza.

Educare alla Legalità significa elaborare e diffondere la cultura dei valori civili.

Le parole chiave della Legalità: Bellezza vs Bruttezza.

Declinado le varie attività svolte finora, possiamo riassumere che educare alla Bellezza significa opporsi all'indifferenza e sostenere la partecipazione per una Cittadinanza agita, sapendo di avere diritto di dare voce al proprio sogno.

Vi proponiamo alcune parole che scrivono, con caratteri indelebili, le pagine di questo percorso insieme, caratterizzato dal valore pedagogico dell'errore. Una biblioteca della Legalità che cammina sulle nostre gambe.

 

Consapevolezza, devono sbagliare, mi riguarda, non girare la testa, la spia mi avverte del pericolo non è un traditore...Diritti, opportunità. La legge dà certezze di cui i ragazzi non hanno contezza. Scelta da che parte stare, regole come fatto costruttivo per il cambiamento.

Affinché tutt*, secondo la lezione di Tullio De Mauro in "Cancelati dalla dotrina" 1975, "fabbrichino una lingua personale, libera, non soggetta a modelli, strumento di liberazione anziché di soggezione" giocando con la lingua, tra cruciverba inventati, acrostici, caviardage...

Lotta contro l'illegalità

Equa distribuzione del diritto

Giusta con le leggi

Altruista nella verità

Leggi scritte nel cuore

Istruzione per il prossimo

Tutela dei senza tetto

Ancòra attiva

 

Legati

E

Generosi

A

L'ultimo costo

In

Tutte le et...

A'

 

        Lavorando

        E

        Giocando si può

  impArare la

         Legge

         Insieme a

        Tanta

  lealtA'

 

Muro che non ti dà libertà finiti i Cento Passi; sai la mafia ammazzerà finchè il popolo non si ribellerà: mai affiancarsi ai furfanti impara ad amare.

Mai

Arrendersi

Finchè

Insieme

Avremo la meglio

 

Morte

Affari sporchi

Forza e prepotenza

Inganni e tradimenti

Associazione criminale.

 

Ladri

E

Giocatori d'

Azzardo

Loro

Impediscono

Tante oneste

attivitA'

 

Certi Avvenimenti Molto Brutti ci Insegnano A Riconoscere gli Errori

 

Parlando Aiuti a Riconoscere LAmore Raccontando Esperienze

 

Dare un nome, il riconoscimento comincia da qui.
Anna, vittima del primo femminicidio di mafia nel 1887, Anna è il primo nome femminile che apre il lungo elenco delle vittime innocenti di mafia che Libera cura dal 1996. La "Giornata dedicata alla Memoria e all'Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia" (riconosciuta dallo Stato Italiano nel 2017) si tiene il 21 marzo per dare il senso di un impegno di lungo periodo. E' a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perchè diano frutto" (Luigi Ciotti, L'amore non basta, Firenze, Giunti, 2020, p. 119).

Dare un nome, dal 1996, per sempre: si tratta di ripartire dall'ABC delle relazioni umane. Dall'ascolto delle persone e dal riconoscimento dei loro diritti (Luigi Ciotti, cit., p. 24).

Le parole di un altro dei Nostri semi di speranza: "ogni giorno mi sveglio e inizio a riflettere: come si fa a vivere in un mondo in cui non tutte le stelle riescono a brillare? Forse perchè non sono mai state stelle o forse perchè non sanno cosa significhi essere una stella, di certo non possiamo esserne sicuri se non le conosciamo tutte."

Oggi, 21 marzo, Giornata dedicata alla Memoria e all'Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, sentiamo parlare di mafia, sicuramente non possiamo paragonarla ad una stella, anzi per me è il buco nero più violento e potente che ci sia. E' capace di trascinare e attrarre nel buio persone innocenti, come le sue migliaia di vittime, distruggere un'anima pura di luce e gentilezza. Noi, cittadini civili siamo le stelle, sappiamo di esserlo, perciò dobbiamo agire, non possiamo restare nel silenzio del male. Il nostro Impegno più grande è considerare come guida quotidiana, la Memoria di Caterina, 50 giorni, Lea, Peppino, Giovanni, Paolo, Pino, Emanuela, il piccolo Giuseppe...Ognuno di Noi deve fare la sua utilissima parte per la libertà di tutt*.

Io denuncio la mafia con questa mia poesia

La mafia nel silenzio.

 

Il silenzio è una cosa stupenda
ma in mani sbagliate diventa una tenda,
una tenda che copre la luce della Legalità
e apre le porte al buio della mafia e della malvagità.

La mafia è un grande veleno
con essa l’onestà si nota sempre di meno,
la mafia è la coscienza più sporca che ci sia
soldi, sangue e armi, altro che empatia.

La mafia è l’inferno del civile innocente
è l’organizzazione dei criminali con le luci spente,
a costo di rischiare la vita bisogna denunciarla
se no sarai tu quello che non vede, non sente e non parla.
(Karim)

E' l'empatia di chi abbraccia con il cuore l'Umanità tutta.

Care Alunne e cari Alunni, siate sempre Maestri di gentilezza, anche e soprattutto nei momenti in cui vi sentirete sopraffatti dall'arroganza e dalla bruttezza. E' proprio in quei momenti che il cuore dovrà abbracciare con più coraggio l'Altro e realizzare la quella "social catena" di leopardiana memoria

(Le prime pagine del nostro libro, nell’ambito del progetto “Educare alla Legalità”, I.C. “Simonetta Salacone”, Sc. Primaria “Carlo Pisacane”, Classi Prime e Quinte; Sc. Sec. di I Grado “Rosa Parks”, tutte le Classi, Plesso Acqua Bullicante).

Di che cosa parliamo


La rubrica è animata dalla convinzione che dialogare con gli alunni insegna a ridefinire mappe etnografiche per ri-orientare l’Antropologia dell’Educazione dal piano della conoscenza a quello del riconoscimento dell’Altro, conferendole quella dimensione dinamica di rinegoziazione di punti di vista diversi, che decostruiscono nuove e più oculate forme di colonialismo culturale.
Dal brusio delle buone pratiche alla memoria condivisa, resistere alle tendenze omologatrici della  globalizzazione e promuovere un percorso, che, partendo dalle “alterità negate” e attraverso esperienze sul campo,  rappresenti una svolta etica interculturale. Promuovere e condividere la magia dell’educazione, che è un lavorare con e non sugli alunni, andando oltre la siepe della propria cultura, scoprendo il “filone d’oro”  che è in ognuno di loro. Gli alunni ci ricordano che non si può essere maestri se non si è sempre scolari, in un interscambio proficuo e sodale, verso un’educazione aperta ai riposizionamenti dettati dalle esigenze dall’umanità attraversata, prendendo appunti all’insegna di una possibile, rinnovata umanità, vedendo nell’Altro, che si sottrae all’invisibilità,  “qualcosa di buio in cui si fa luminosa / la vita” (Pasolini, La Guinea).

L'autrice


Laureata in Lettere e in Discipline Etno-Antropologiche, insegna Materie Letterarie a Roma. Dopo il conseguimento del Master in Filosofia e Interculturalità,  ha  ideato e promosso progetti di innovazione, di ricerca/azione, convegni e laboratori multiculturali anche in coordinamento con ONG e docenti dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Collaboratrice di Alberto Sobrero all’Università di Roma “La Sapienza”, ha al suo attivo vari interventi saggistici su riviste di ambito letterario, poetico e filosofico. 

 

Antonella Tredicine, Pier Paolo Pasolini, “scolaro dello scandalo”, Verona, Ombre corte, 1975​,  pp.135, euro 13,00

Il lavoro nasce dalla convinzione che nell'opera di Pasolini vi siano gli strumenti critici per contrastare un processo di progressiva omologazione delle menti e per cogliere le "sfumature rischiose ed emozionanti delle differenze". In questa direzione la Scuola è il primo fronte contro il pregiudizio; su di essa grava il compito difficile ed esaltante di produrre uomini e donne uguali e diversi. In questo volume l'autrice, con le opere di Pasolini sotto il braccio, ci permette di seguire la sua pratica quotidiana nell'esperienza interculturale, fra ragazzi che spesso sono considerati, per usare un'espressione di Pasolini, poco più che "stracci della storia". È un percorso non breve, esposto a successi e fallimenti, che da parte dei docenti richiede una continua rinegoziazione della propria esperienza, e da parte della Scuola come istituzione, una piena consapevolezza del proprio ruolo nella costruzione di quella società diversa, che è ormai alle porte.
(Da www.ombrecorte.com)

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Leggi su insegnare la recensione di Alberto M. Sobrero