L’uscita di un film che trae libera ispirazione da un libro può rappresentare un’occasione da non perdere per leggere o rileggere quel libro. Se il libro in questione è Lo cunto de li cunti o Pentamerone di Giambattista Basile, definito da B. Croce “il più antico, il più ricco, il più artistico tra tutti i libri di fiabe popolari”, allora la lettura del “più bel libro italiano barocco” può portare a riscoprire, accanto alla forza travolgente dei suoi intrecci e della magia dell’insieme, anche la cultura letteraria e artistica del secolo che lo ha prodotto, il Seicento.
Per immergersi appieno “nell’arabesco di metamorfosi multicolori che scaturiscono l’una dall’altra come nel disegno di un ‘tappeto soriano’ “, come scrive Calvino, e gustarne la costruzione letteraria, una delle più vive e argute e del secolo, bisognerebbe leggerlo nella lingua originale, quella napoletana del Seicento. Un’impresa non facile, tanto che esistono varie edizioni dell’opera che propongono traduzioni con vari esiti (più o meno fedeli nei contenuti e nello stile all’originale) e soluzioni diverse (in sola traduzione, con testo originale a fronte, con testi originali in appendice ecc.).
È accessibile on line una copia digitale della prima edizione del 1634-6, edita nel 1891 da Benedetto Croce, che ne curerà nel 1925 la traduzione italiana col titolo Il Pentamerone, ossia La Fiaba delle Fiabe.
Nel film Il racconto dei racconti, attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche, il regista Matteo Garrone sceglie tre fiabe (La pulce, La cerva, La vecchia scorticata) - sarebbe forse meglio dire tre storie in quanto la fiaba non era stata ancora fissata in un genere letterario specifico quando Basile scrive Pentamerone – che intreccia e rielabora creando un racconto per immagini di grande impatto visivo e narrativo. Il film, per il taglio del racconto, il ritmo dell’azione, gli sfondi, i costumi e la musica, colpisce l’occhio della fantasia e riesce a stupire e meravigliare lo spettatore, dando nuovo senso, attraverso le suggestioni del fantastico e dell’horror, e i mezzi espressivi del linguaggio cinematografico, al meraviglioso e all’ onirico della prosa narrativa di Basile. Il finale, sospeso tra cielo e terra, tra realtà e sogno, completa la magia dell’insieme e, al contempo, rimanda alla situazione ritualizzata che è alla base della scrittura di Basile: la dimensione cortigiana nella quale il racconto orale si inserisce in un contesto ludico e di intrattenimento, composito e dinamico, fatto di musica, danze, recitazione e gioco. Un film, in breve, che merita decisamente di essere visto.
Il rapporto tra letteratura e cinema ha prodotto, come nel caso del film di Garrone e anche grazie alla bravura degli interpreti, esiti straordinari. Nonostante ciò, non va dimenticato che la scrittura letteraria e il cinema sono due forme di espressione artistica intrinsecamente diverse. Il film è una narrazione per immagini che fissa su una pellicola un immaginario che diventa di tutti; il testo letterario affida al singolo lettore, attraverso le frasi e le parole, la costruzione di un immaginario che è possibile elaborare liberamente in ogni momento.
Di questa diversità è importante rendere consapevoli gli studenti, accompagnando, per esempio, la visione del film in questione con un assaggio dell’opera, tramite la lettura dei soli tre racconti cui il film si ispira. Ne potrebbe seguire un riflessione condivisa, nell’ambito di un laboratorio di lettura, su analogie e differenze, nella ricezione dei racconti e nella rappresentazione di personaggi, situazioni e contesti nell’immaginario individuale.
Sarebbe infine auspicabile l’emergere nei giovani lettori di una curiosità che induca alla lettura di pagine più numerose dell’opera di Basile, per comprenderne più a fondo la modernità e verificare se e quanto sia possibile rintracciare in essa la radice del fantasy moderno, in particolare negli elementi del soprannaturale, nella capacità immaginativa e nella presenza di metafore, come fa Calvino nel saggio intitolato La mappa delle metafore, posto in apertura dell’edizione del 1974.
Basile Giambattista, La pulce, la cerva e la vecchia scorticata. Tre fiabe da Lo cunto de li cunti , Donzelli, Milano, 2015, edizione che accoglie in appendice anche il testo di Basile in napoletano.
Basile Giambattista, Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenimento de'peccerille, a cura di C. Stromboli, 2 voll., Salerno Editrice, Roma, 2013.
Basile Giambattista, Il racconto dei racconti ovvero Il trattenimento dei piccoli, traduzione in italiano di R. Guarini, Adelphi , Milano, 2010.
Basile Giambattista, Lo cunto de li cunti, testo napoletano del 1634 -1636, traduzione a fronte e note storiche a cura di M. Rak, Garzanti, Milano, 1986 (con varie ristampe fino al 2007).
Dall'alto verso il basso: Frontespizio dell'edizione napoletana del Pentamerone del 1674, da Minerva Auctionis; un'illustrazione della raccolta ad opera di Franz von Bayros (1866 – 1924); da wikipedia; dal frontespizio dell'edizione bolognese del Pentamerone del 1742; da Le figure dei libri