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di Lina Grossipagine dimenticate

28/01/2023

Una storia emblematica nelle pagine di Elena Gianini Belotti

 La maestra! La maestra! Colei che fu mia moglie,
ora deve fare la maestra! E non se ne poteva dar pace,
come se fare la maestra significasse un disonore

per il nome che aveva portato. (L. Pirandello, L’esclusa)

 

Dei luoghi di cui si è dipanata e conclusa la vicenda di Italia Donati, quello che mi chiama a voce più alta è Cintolese, il suo paese natale. A distanza di più di un secolo, toccata dalla sua storia, mi metto in cerca delle tracce di lei. […]
Mi guardo intorno e provo a rievocare la desolazione degli anni in cui Italia viveva lì, l’isolamento delle misere case, le distanze da percorrere a piedi per raggiungere qualsiasi luogo. […]
E l’istruzione doveva apparire un lusso inconcepibile, una pretesa scandalosa, un’ambizione colpevole che suscitava soltanto biasimo. E sotto il biasimo covava l’invidia.

Sono questi alcuni passaggi del capitolo iniziale di Prima della quiete [1], il romanzo scritto nel 2003 da Elena Gianini Belotti, in cui l’autrice, per immergersi appieno nelle vicende che si accinge a rievocare, ripercorre i luoghi in cui si sono svolte e ne delinea lo sfondo sociale e culturale. Il romanzo si apre infatti con una narrazione in prima persona in cui la scrittrice racconta  le emozioni che prova mentre si accinge ad effettuare la ricostruzione di quanto accaduto verso la fine del XIX secolo.

Prima della quiete tratta della tragica vicenda di Italia Donati, suicidatasi per rivendicare la propria innocenza a causa di calunnie e maldicenze gravissime subite nel corso della sua prima breve e tormentata esperienza di insegnamento. Il caso della giovane maestra della provincia di Pistoia è oggetto di una intensa e commossa narrazione di Elena Gianini Belotti, scrittrice oltre che pedagogista montessoriana, già autrice del più noto volume "Dalla Parte delle Bambine" (1973) [2]

Da sempre impegnata per affermare la parità genere e migliorare la qualità di vita delle donne, l’autrice narra una storia segnata dal forte retaggio di una mentalità patriarcale, da secoli di ingiustizie e prevaricazione subite in silenzio, da atteggiamenti sessisti di singoli e di istituzioni, politiche e religiose. E, al tempo stesso, ribadisce l’importanza e la centralità della questione dell’istruzione. 

Così la Gianini Belotti presenta la protagonista del suo romanzo:

Ho in mente l’unico ritratto di Italia, che emana gentilezza e ritrosia, sensibilità e timidezza [,,,]. La sua era una famiglia contadina analfabeta ma lei era riuscita a trasmigrare alla sia pur modesta condizione di insegnante. E benché l’attaccamento alle sue radici e ai suoi affetti fosse rimasto inalterato, altri orizzonti s’erano spalancati ai suoi occhi, altre curiosità, altri desideri avevano acceso la sua mente e infiammato i suoi pensieri.

Italia Donati, nata nel 1863 da una famiglia poverissima, in lotta ogni giorno semplicemente per sopravvivere, riesce ad ottenere la licenza di maestra comunale, unico accesso ai percorsi di istruzione consentito alle donne [3]in quegli anni. Su sollecitazione del suo maestro consegue il titolo privatamente, applicandosi con ostinazione e senza respiro, assillata dalla paura del fallimento, inammissibile per se stessa e intollerabile per la famiglia che conta su di lei per un sostegno economico.  E, nel 1883, accetta la nomina nella vicina scuola elementare di Porciano e quello che si trova a dover affrontare la distrugge in pochi anni. Si trova difronte a difficoltà oggettive di varia natura: ristrettezze economiche (lo stipendio delle maestre era di un terzo inferiore a quello dei colleghi uomini e si riduceva nelle aree rurali); un rapporto problematico con le autorità comunali (per insegnare sono richiesti una patente di idoneità e di un attestato di moralità, rilasciato dal sindaco, che impone rigide regole); carenza di strutture e di materiali didattici; resistenza delle famiglie private di aiuti per il lavoro nei campi. Ma soprattutto è impreparata di fronte all’invidia, alla prevaricazione e all’ipocrisia.  
Scrive la Gianini Belotti:

E verso una trappola mortale, in una radiosa mattinata del settembre 1883, persuasa di essere alla vigilia di una svolta ardua e impegnativa della sua giovane vita, stava avviandosi, ignara e fiduciosa, anche Italia Donati.

La giovane maestra, al suo primo incarico, si presenta al Sindaco [4], ricco e dispotico proprietario terriero dalla condotta amorale, il quale la costringe con il velato ricatto di non rinnovarle l’incarico, a risiedere nella sua villa, isolandola così da tutti e screditandone la reputazione. Questi, infatti, viste respinte le sue profferte amorose, come già accaduto con altre maestre che l’avevano preceduta, inizia a perseguitarla con attenzioni indesiderate e minacce. A tali  comportamenti,  si aggiunge dapprima il vociare malevolo del paese contro i suoi moderni metodi di insegnamento, in particolare l’attività all’aperto di ginnastica aveva fatto cattiva impressione. Poi il malumore delle istituzioni religiose, nella figura del priore che, fino a cinque anni  prima, aveva insegnato lui ai maschi nella canonica:

E così esclama gioviale il priore, abbiamo la nuova maestra! Adesso è arrivata la modernità - eh, signor sindaco? - e maschi e femmine si tengono insieme nella stessa classe, e non so quanto questa nuova usanza sia consona alla morale. Eh, i nuovi tempi! È giusto anche che le femmine siano istruite, per l’amor di Dio!, per quanto ci siano ancora molti che preferirebbero restassero analfabete...

Fino alla denuncia anonima per aborto illegale, con la complicità del sindaco ritenuto suo amante. A nulla valgono le sue reiterate proteste d'innocenza e la disperata richiesta di sottoporsi, lei timida e riservata, con coraggio ad una visita ginecologica che dimostrasse la sua illibatezza. Neanche questo viene accolto mentre la diffusione di accuse disonorevoli e insulti corali coinvolge i suoi alunni e si espande in tutta la zona, così grave da portarla situazione di solitudine, paura  ed emarginazione da cui non riesce più a risollevarsi. E una notte del 1886:

Salì sul muretto, si chinò per raccogliere in pieghe l’orlo della veste e le fermò con le due spille da balia. Le risultava intollerabile immaginare che l'acqua le sollevasse le gonne e quelli che l'avrebbero trovata con le gambe scoperte, in una positura scomposta e indecente,  avessero motivo di ridere di lei. Si raddrizzò, tese le braccia, trattenne il fiato, spiccò un salto e si buttò di sotto.

Prima di togliersi la vita, affida ad una drammatica lettera ai familiari il resoconto delle sue traversie e la richiesta di un’indagine, mai concessa in vita, che la riabilitasse dalle false e disonorevoli accuse ricevute. La visita medica eseguita sul suo corpo, come sua ultima richiesta, confermerà la sua verità.

Il libro della Gianini Belotti si inserisce in un filone rievocativo di una storia divenuta emblematica della condizione femminile, in particolare nel campo dell’istruzione primaria, certamente non isolata e ben nota e dibattuta. Non si può infatti non pensare a Marta, la protagonista del romanzo di Pirandello L’esclusa, scritto nel 1893 e pubblicato a puntate su «La Tribuna» del 1901, la quale discute nelle sue lettere delle condizioni della donna nella società, diventa maestra per l’esigenza di provvedere ai bisogni primi della famiglia, riceve dal marito uno sdegno incomprensibile per la professione ch'ella voleva darsi a esercitare.

Oltre agli echi letterari, la vicenda di Italia Donati diviene un caso di cronaca nazionale già nell’immediatezza dei fatti e oggetto di una vasta e documentata letteratura che arriva ai nostri giorni.
Il Corriere della Sera promuove un’inchiesta affidata al giornalista Carlo Paladini, che scrive un articolo intitolato Le sventure di Italia Donati. Sempre nel 1886 Matilde Serao scrive per il Corriere della Sera un intenso e accorato articolo dal titolo Come muoiono le maestre, in cui denuncia le misere condizioni delle maestre e documenta, con altri casi analoghi, i soprusi, le molestie sessuali e i diritti negati delle donne.

Scrive la Gianini Belotti, citando l’intervento della Serao:

… redige un elenco delle vittime, nei paesucoli del nord come del sud: la giovane insegnante che per disperazione si butta dal campanile della chiesa; quella che si avvelena con i vescicanti; quella che muore di fatica e fame per tornarsene a piedi dalla famiglia, camminando digiuna per decine di chilometri, dopo che la scuola il comune l’ha chiusa per mancanza di fondi; quella uccisa dal tifo perché abbandonata da tutti e ritrovata morta dopo una settimana; quella che si ammala e muore di tisi dopo lunga agonia, a causa dell’accanimento di anni dell’intero paese contro di lei ... Giovani donne cadute sul campo dell’emancipazione...

Studi più recenti hanno ricostruito la vicenda da un interessante e inedito punto di vista, attraverso l’analisi del perché, dalle pagine del Corriere della Sera, l’inchiesta sulla Donati sia riuscita ad esercitare un’influenza tanto profonda sull’opinione pubblica italiana, trasformando la vicenda da caso comune a emblematica. Oltre a tutte le ragioni finora addotte, sicuramente in questo, come mette in evidenza la ricerca, hanno avuto un ruolo sia le rivendicazioni di una classe sociale e professionale nuova, sia l’attenzione di un’opinione pubblica borghese che ritrova nelle pagine del quotidiano vicende simili a quelle che l’avevano già appassionata nei romanzi dell’epoca [5].

Dalla rievocazione di questa vicenda parte, nelle pagine finali del romanzo, l’appello della Gianini Belotti alla memoria collettiva, Se, infatti, è giusto ricordare le vittime del fascismo e del nazismo  - nei ricordi e  nelle tracce ancora vivi e presenti negli stessi luoghi in cui si è consumata la vicenda della giovane Italia Donati - è altrettanto giusto che lo stesso diritto sia riconosciuto a una martire del sessismo perché non si dimentichino gli atroci delitti consumati contro le donne in nome di uno spietato codice d’onore. E perché le donne venendoli a conoscere possano ribellarsi all’ingiustizia e farsi guardiane di se stesse, impedendone il ripetersi.

E questo appello assume un valore di drammatica attualità se solo si pensa alle donne iraniane che oggi gridano “Donna-vita-libertà” nella speranza di un futuro diverso e di una realtà che le veda persone e non ombre [6].

Note

1. E. Gianini Belotti, Prima della quiete, Rizzoli, 2003.
2. Cfr. R. Angelelli, L'imprinting iniziale della differenza di genere, "insegnare", 27.12.2022.
3. 
Sul fronte dell’istruzione, solo a partire dal 1874 è permesso l’accesso delle donne ai licei e alle università, anche se di fatto le iscrizioni femminili venivano raramente accettate.
4. In quegli anni l’insegnamento è affidato ai Comuni, obbligati dalla legge Coppino del 1877 - a completamento della legge Casati estesa a tutta l’Italia dopo il 1861 - a istituire una scuola in ogni frazione del loro territorio, con l’obbligo della frequenza del primo biennio della scuola elementare per i bambini d’ambo i sessi dai 6 ai 9 anni.  Le assunzioni vengono deliberate dal consiglio comunale anche se di fatto  le maestre sono scelte dai sindaci, che hanno la facoltà di  rinnovare o disdire gli incarichi.  Soltanto dal 1911, con la legge Daneo- Credaro, l’istituzione e il mantenimento delle scuole elementari è avocato allo Stato.
5. Cfr. Lo studio di Chiara Martinelli, «Quanti la lessero, ne piansero», “Diacronie”, n. 34,2 /18.
6. 
Sulla questione, tra le tante analisi, si segnala la riflessione della sociologa V. M. Moghadam, La rivolta delle donne in Iran, "ingenere", 6.12,2022.

Di che cosa parliamo

 

(ri)dare forza a parole già dette. La narrativa italiana e straniera cui riferirsi per parlare di scuola è affollata di esempi tuttora letti  rispetto ad altri a torto dimenticati. Lo spazio della mia I/stanza non vuole essere una retrospettiva e neppure una trincea nostalgica, ma intendo parlare di scuola e di educazione attraverso la (ri)lettura di pagine (di letteratura e non) a partire dalle riflessioni o dalle emozioni già “fissate” in un testo, per cercarvi corrispondenze, risposte, stimoli, suggestioni e altro ancora rispetto agli interrogativi sull’educazione e la società di oggi. Pagine godibili, ancora capaci di generare un rapporto empatico con il lettore, ora come semplici elementi di “cornice”, ora perché essenziali allo sviluppo di una narrazione.

L'autrice


Come insegnante nei licei, si è occupata di didattica del latino e dell’italiano. In molte attività di formazione ha collaborato a lungo con Università, Istituti  di ricerca, Associazioni di insegnanti, scuole e reti di scuole. Ha svolto attività di  ricerca presso l’INVALSI coordinando progetti in ambito nazionale e internazionale sulla valutazione degli apprendimenti e sulle competenza di lettura e scrittura.  È autrice di numerosi articoli e saggi su riviste specializzate;  di monografie, di testi scolastici e di ricerca didattica nell’editoria diffusa; di rapporti di ricerca.