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di Marco Guastavignasopravvivere al 2.0

08/04/2014

Una (1!) nota positiva

L'assenza di cattive notizie è forse – con i tempi che corrono per la scuola della Repubblica e per l'immagine di noi insegnanti agli occhi di molta della pubblica opinione –  buona notizia. E allora potremmo tutto sommato rallegrarci perché la recente disposizione del superiore ministero in merito alle adozioni dei libri di testo per il prossimo anno ha evitato di dare seguito all'emendamento  al decreto-istruzione che il movimento 5 stelle ha presentato e votato in Commissione Cultura alla Camera durante la sua conversione in legge (salvo poi astenersi in aula al Senato) nella direzione della forzatura professionale e culturale, come abbiamo già del resto denunciato in precedenza.

Per comodità del lettore, riportiamo il testo:

Emendamento M5S Libri di testo 6.18. Approvato.

Al comma 1, lettera b), dopo il numero 2), aggiungere il seguente:2-bis) dopo il comma 2:

"Sempre al fine di potenziare la disponibilità e la fruibilità, a costi contenuti di testi, documenti e strumenti didattici da parte delle scuole, degli alunni e delle loro famiglie, nel termine di un triennio, a decorrere dall'anno scolastico 2014/2015 anche al fine di consentire ai protagonisti del processo educativo di interagire efficacemente con le moderne tecnologie digitali e multimediali in ambienti con software open source e di sperimentare nuovi contenuti e modalità di studio con processo di costruzione dei saperi, ogni dipartimento negli istituti scolastici elabora il materiale didattico digitale per una specifica disciplina che potrà essere assunto come libro di testo per la disciplina di riferimento; l'elaborazione di ogni prodotto verrà affidata ad un docente supervisore che crea uno staff di docenti in collaborazione con gli studenti delle proprie classi in orario curriculare nel corso dell'anno scolastico. L'opera didattica multimediale sarà registrata con licenza creative commons “Attribuzione-Non Commerciale-Condividi allo stesso modo (CC BY-NC-SA)” e successivamente inviata entro la fine dell'anno scolastico al MIUR che individuerà un sistema per renderla disponibile a tutte le scuole pubbliche del territorio italiano anche adoperando piattaforme digitali già preesistenti prodotte da reti nazionali di istituti scolastici e nell'ambito di progetti pilota del Piano Nazionale Scuola Digitale del MIUR per l'azione “Editoria Digitale Scolastica”.

Preoccupavano il lettore più avveduto – ma è un caso raro: la norma è passata nell'indifferenza dei più – non tanto la disinvolta disposizione della punteggiatura o lo stile espositivo decisamente involuto, quanto piuttosto l'ambiguità di quel presente indicativo (“elabora”), che poteva essere interpretato nella direzione dell'obbligatorietà. Come avrebbero per altro voluto i tribuni dell'innovazione a tutti i costi - nessuno dei quali mette piede in una scuola da lungo tempo, ammesso che dopo il proprio percorso studentesco lo abbia mai fatto – che avevano esultato alla notizia dell'approvazione della norma, in compagnia di coloro che nelle scuole connotano di dinamicità il proprio ruolo fustigando a ogni occasione la colpevole e inaccettabile inerzia dei colleghi, alcuni dei quali “non sanno nemmeno accendere un computer”.

Il Miur ha invece chiarito: si tratta di una possibilità, di un'azione che resta volontaria, opzionale, regolata dalla deontologia professionale dei singoli docenti.

Lungi da noi credere che il nostro precedente intervento su questa rivista abbia avuto un qualche peso nella decisione, anche perché a dire la verità resterebbero da definire le condizioni in cui si troverebbe a lavorare – sì, a lavorare! – chi facesse la scelta di elaborare “il materiale didattico per una specifica disciplina”, quali competenze dovrebbe possedere, quali dovrebbero essere i criteri e le modalità di coinvolgimento degli studenti. E magari anche quali forme di riconoscimento scientifico – non osiamo utilizzare l'aggettivo “economico” e nemmeno accennare a questioni contrattuali; non aspiriamo a essere rubricati come conservatori e parrucconi - da attribuire ai colleghi che decidessero di entrare in un meccanismo che prevede la cessione a priori dei diritti derivanti dalla propria attività intellettuale. Ma tant'è: non si può più essere così legati a questioni di principio e sindacali e quindi, come detto, ci accontentiamo. 

Un rischio infatti l'abbiamo evitato, sia pure nell'epoca della rottamazione della democrazia e del neo-autoritarismo. Ancora per qualche tempo non assisteremo a processi frettolosi e demagogici, destinati secondo noi a compromettere l'interesse generale che uno Stato democratico dovrebbe tutelare anche in campo educativo: non si possono e non si devono vincolare insegnanti e studenti a impiegare nell'apprendimento strumenti di mediazione didattica che i primi non dominano pienamente, ovvero non possiedono sul piano operativo, cognitivo e culturale. Infatti rispetto a quegli strumenti di mediazione non hanno acquisito quelle competenze digitali significative, capaci di produrre consapevolezza e intenzionalità, che la retorica del pensiero pedagogico unico vuole siano una delle finalità strategiche della scuola 2.0 nei confronti degli studenti.

 Il tema degli ebook di testo e dei materiali digitali integrativi era stato per altro particolarmente caldo sul piano del dibattito nel corso dell'autunno 2013, in particolare dopo che il ministro Carrozza fermò l'accelerazione operata dal suo predecessore, Profumo, prodottosi nell'ottobre  in un vaticinio che merita davvero di essere ricordato in modo imperituro, quale esemplare epigrafe della semplificazione demagogica e a-scientifica: “Dal 2013 avvieremo un processo in cui inizialmente avremo un piccolissimo libretto e poi tanti supporti digitali, dove il libro nasce ogni giorno. Sulla base di uno scritto iniziale ci sarà la possibilità di fare collegamenti con video, risolutori, fotografie, altri testi e quindi costruire un libro personalizzato”. 

Tra le diverse occasioni di discussione, che, nei momenti in cui non si cerca soltanto la risonanza mediale, può anche essere una cosa seria, ne segnaliamo al lettore in particolare due, tuttora fruibili, dal momento che gli interventi sono stati registrati e resi disponibili via Web. Il 9 novembre 2013 si è svolto a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore, il convegno "Uno, nessuno, centomila", promosso dal MIUR, in merito all'introduzione degli ebook nella scuola; una settimana dopo, a Firenze, l'iniziativa “L’innovazione tecnologica nella scuola italiana e i capi di istituto. Quali orientamenti per una politica sostenibile ed efficace?”, realizzata dall'Università degli Studi di Firenze e dall'ANP, ha dedicato una delle sessioni pomeridiana al tema dei libri digitali.

 

Di che cosa parliamo

La rubrica vuole essere presidio del senso critico, contrastare i diversi elementi della deriva demagogica dell’innovazione tecnologica: pensiero pedagogico unico, marketing concettuale, darwinismo digitale.

L'autore

Insegnante di Scuola secondaria di secondo grado e formatore, si occupa da quasi trent’anni di “nuove” tecnologie e rappresentazioni grafiche della conoscenza. Traccia la sua attività intellettuale in www.noiosito.it.




Fogarolo Flavio, Guastavigna Marco,  Insegnare e imparare con le mappe. Strategie logico-visive per l'organizzazione delle conoscenze, Centro Studi Erickson, 2013

Il volume - dedicato all'uso didattico e educativo delle mappe come strumento in grado di sostenere l'apprendimento attraverso l'organizzazione visiva, logica e funzionale delle proprie conoscenze analizza e confronta i tipi di rappresentazione grafica più efficaci, ciascuno con un diverso modello logico-visivo e con uno scopo cognitivo differente. Nel volume si forniscono inoltre indicazioni operative per migliorare l'efficacia delle mappe come strumento compensativo per gli alunni con difficoltà di apprendimento o inadeguato metodo di studio, nonché per ridurre i rischi sottesi al loro utilizzo come facilitatori (mappe fornite già pronte): banalizzazione dei contenuti, apprendimento meccanico, atteggiamento passivo da parte dello studente.