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di Marco Guastavignasopravvivere al 2.0

10/06/2014

Copia e incolla

C'è chi non sa come incastrare (sic!) Bertolt Brecht nel muro di Berlino.
C'è chi afferma candidamente che gli sembra sprecato comperare un libro solo per realizzare la propria “tesina” d'Esame.
Del resto, i libri (fatti salvi quelli di scuola) e le pubbliche biblioteche sono un patrimonio culturale non presente nell'immaginario comunicativo della maggioranza dei miei studenti, alle prese da qualche tempo con il problema dell'argomento multidisciplinare – ed eventualmente multimediale – con cui dare inizio al colloquio orale.
Secondo loro – e secondo alcuni tra i maggiori guru dell'innovazione a tutti costi - per trovare materiali, basta e avanza Internet, intesa ovviamente dai ragazzi come entità assoluta e indifferenziata. E questo nonostante io abbia dedicato una certa parte del mio tempo di lezione a presentare il problema dell'attendibilità dei siti, fornendo loro una griglia di analisi e valutazione precisa e articolata.
Anzi: alla mia ennesima osservazione sul fatto che è necessario ragionare sulla validità scientifica e culturale di quanto si trovi usando un motore di ricerca generalista, c'è stato chi ha esclamato: “E come si fa?”
Abbiamo poi scoperto che in quella occasione l'autore della domanda era assente e che ovviamente non si era per nulla premurato di informarsi su quanto trattato nel frattempo. E questo nonostante il gruppo chiuso che la classe ha su Facebook consenta di tenere un ampio diario di bordo del contenuto delle lezioni e delle varie attività svolte.

Gli studenti vivono con estremo fastidio il fatto che io abbia preteso un indice, che abbia affermato che per le materie di studio non è sufficiente il ricorso a Wikipedia, che pretenda che le citazioni siano racchiuse tra virgolette e che venga indicata la fonte. La loro idea è un'altra: reperire rapidamente materiale intorno a un tema qualsiasi, articolato secondo prospettive ricavate dalla semplice associazione delle parole tra di loro, stamparlo su carta, fascicolarlo per consegnarlo ai commissari la mattina dell'esame. Fanno tutti così.

A essere indispettiti, in questi giorni, sono anche gli insegnanti. Devono consegnare gli elaborati, scrivere le relazioni, e – soprattutto – fare gli scrutini, da qualche tempo in versione elettronica e quindi complicati dalla incombente possibilità che i macchinari e i software non funzionino, che le stampanti si inceppino o finiscano inchiostro e toner sul più bello, che manchi al momento sbagliato la connessione alla Rete e così via. Non importa cosa si fa; interessa soltanto che tutto vada per il verso giusto, quale che sia la procedura, con totale indifferenza rispetto ai risultati. Non interessa che il programma calcoli in modo brutale la media matematica; o che i giudizi finali, composti combinando meccanicamente le frasi previste dal fornitore del servizio, zoppichino sul piano sia linguistico sia deontologico.

Chi cerca di riflettere se vi sia davvero differenza tra conoscenze “complete” e “esaurienti” viene subito zittito, in nome della rapidità operativa. La “Poesia” - come diceva l'indimenticabile preside della scuola di Daniele Luchetti – è sempre controproducente. E perciò si accetta di tutto, compresi i paradossi: al momento dell'elaborazione del verbale dello scrutinio, il modello previsto dalla ditta – nel frattempo sotto istruttoria del garante del mercato – lascia sui fogli una serie di ampi spazi bianchi, che permetteranno di incollare (sic!) i prospetti-tabella mancanti, perché l'applicazione (realizzata mediante progressivi aggiustamenti) non è in grado di inserirli automaticamente e quindi devono essere stampati in modo separato.
Fanno tutti così.

 

Di che cosa parliamo

La rubrica vuole essere presidio del senso critico, contrastare i diversi elementi della deriva demagogica dell’innovazione tecnologica: pensiero pedagogico unico, marketing concettuale, darwinismo digitale.

L'autore

Insegnante di Scuola secondaria di secondo grado e formatore, si occupa da quasi trent’anni di “nuove” tecnologie e rappresentazioni grafiche della conoscenza. Traccia la sua attività intellettuale in www.noiosito.it.




Fogarolo Flavio, Guastavigna Marco,  Insegnare e imparare con le mappe. Strategie logico-visive per l'organizzazione delle conoscenze, Centro Studi Erickson, 2013

Il volume - dedicato all'uso didattico e educativo delle mappe come strumento in grado di sostenere l'apprendimento attraverso l'organizzazione visiva, logica e funzionale delle proprie conoscenze analizza e confronta i tipi di rappresentazione grafica più efficaci, ciascuno con un diverso modello logico-visivo e con uno scopo cognitivo differente. Nel volume si forniscono inoltre indicazioni operative per migliorare l'efficacia delle mappe come strumento compensativo per gli alunni con difficoltà di apprendimento o inadeguato metodo di studio, nonché per ridurre i rischi sottesi al loro utilizzo come facilitatori (mappe fornite già pronte): banalizzazione dei contenuti, apprendimento meccanico, atteggiamento passivo da parte dello studente.