Fa male, una storia così. È un altro modo di iniziare l’anno scolastico - anche se è domenica, il primo settembre è sempre il primo settembre.
Magari domani a scuola nemmeno ci penseremo. Non tutti, almeno. Però in questi giorni, sentendo la storia dell’insegnante di Saluzzo ciascuno di noi, sono certa, si è guardato dentro, e ha riconosciuto la somiglianza con un aneddoto, una storia vissuta, un dramma. Siamo stati sfiorati tutti, da storie così. Così drammatiche. Per chi crede nella scuola, poi…
“Tutta la pietà per il malato, nessuna per la malattia”, da anni la mia amica Assunta, che è medico, tenta di spiegarmelo. Questo, lei dice, vale sempre. Anche per la scuola. Credere in qualcosa non vuol dire dare carta bianca, soprassedere su tutto. Al contrario, “Combatti la malattia” quando la incontri sulla tua strada.
Ho molti colleghi uomini che diventano punti di riferimento per gli studenti, che in qualche caso gli cambiano persino la vita, sono splendidi prof che io stessa avrei voluto avere (ma credo che lo stesso valga per loro), altri allegri e gioviali che sono semplicemente terrorizzati all’idea di rimanere da soli in classe con una o due studentesse, e altri che varcano il cancello dell’istituto con il passo e la faccia che dice a chiare lettere “me ne frego della scuola” e “chi se ne fotte”.
Però ci sono anche quelli che attraversano i limiti dell’affettività, superano i confini che legano un adulto a un adolescente, escono dai ruoli pensando di far bene, di fare meglio e invece finiscono per fare solo guai. A se stessi e a chi capita sulla loro strada.
E noi? Noi che sappiamo, che sapevamo, che qualche volta abbiamo avuto il sospetto e l’abbiamo subito scacciato? Noi che abbiamo avuto la certezza e abbiamo taciuto? Noi che “dopo” abbiamo commentato?
Il malessere della scuola non riguarda solo i ragazzi. Spesso sono gli adulti, il problema. Per questo un caso di cronaca, un caso lontano, visto in tv e letto sui giornali ci attrae come miele. Perché l’abbiamo vissuto qualche volta, magari più di una volta, nell’aula accanto. Non solo casi così estremi. Anche storie diverse, più blande (ma cosa lo è quando si tratta dell’animo umano?) ci hanno fatto tremare. E continuano a starci dentro, come un tormento.
Insieme al nuovo anno scolastico, che domani incomincia.