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di Marilena Lucentewi fi zone

05/09/2013

Fa male una storia così...

Fa male, una storia così. È un altro modo di iniziare l’anno scolastico - anche se è domenica, il primo settembre è sempre il primo settembre.

Magari domani a scuola nemmeno ci penseremo. Non tutti, almeno. Però in questi giorni, sentendo la storia dell’insegnante di Saluzzo ciascuno di noi, sono certa, si è guardato dentro, e ha riconosciuto la somiglianza con un aneddoto, una storia vissuta, un dramma. Siamo stati sfiorati tutti, da storie così. Così drammatiche. Per chi crede nella scuola, poi…

“Tutta la pietà per il malato, nessuna per la malattia”, da anni la mia amica Assunta, che è medico, tenta di spiegarmelo. Questo, lei dice, vale sempre. Anche per la scuola. Credere in qualcosa non vuol dire dare carta bianca, soprassedere su tutto. Al contrario, “Combatti la malattia” quando la incontri sulla tua strada.

Ho molti colleghi uomini che diventano punti di riferimento per gli studenti, che in qualche caso gli cambiano persino la vita, sono splendidi prof che io stessa avrei voluto avere (ma credo che lo stesso valga per loro), altri allegri e gioviali che sono semplicemente terrorizzati all’idea di rimanere da soli in classe con una o due studentesse, e altri che varcano il cancello dell’istituto con il passo e la faccia che dice a chiare lettere “me ne frego della scuola” e “chi se ne fotte”.

Però ci sono anche quelli che attraversano i limiti dell’affettività, superano i confini che legano un adulto a un adolescente, escono dai ruoli pensando di far bene, di fare meglio e invece finiscono per fare solo guai. A se stessi e a chi capita sulla loro strada.

E noi? Noi che sappiamo, che sapevamo, che qualche volta abbiamo avuto il sospetto e l’abbiamo subito scacciato? Noi che abbiamo avuto la certezza e abbiamo taciuto? Noi che “dopo” abbiamo commentato?

Il malessere della scuola non riguarda solo i ragazzi. Spesso sono gli adulti, il problema. Per questo un caso di cronaca, un caso lontano, visto in tv e letto sui giornali ci attrae come miele. Perché l’abbiamo vissuto qualche volta, magari più di una volta, nell’aula accanto. Non solo casi così estremi. Anche storie diverse, più blande (ma cosa lo è quando si tratta dell’animo umano?) ci hanno fatto tremare. E continuano a starci dentro, come un tormento.

Insieme al nuovo anno scolastico, che domani incomincia.

Di che cosa parliamo

Perché nella rete ci siamo finiti tutti. E sembra che per adesso non abbiamo nessuna voglia di venirne fuori, anzi  sappiamo che “Google è un amico che non ti abbandona mai”, dunque nemmeno in classe. Dal piccolissimo schermo dei cellulari alla Lavagna Interattiva Multimediale, che è già comparsa in qualche aula, passando per i tablet e i registri elettronici dei prof: noi siamo continuamente connessi e il mondo è a portata di touch. Come cambiano, se cambiano, i verbi “insegnare” e “imparare” con la disponibilità delle reti wi fi anche a scuola. Cronache, idee, esperienze da condividere.

L'autrice

Marilena Lucente insegna materie letterarie a Caserta. Ha incominciato raccontando la scuola nel libro Scritto sui banchi (2005, Edizioni Cargo, Napoli) e continua a farlo con articoli di cronaca, testi narrativi e saggi di pedagogia. Di recente ha realizzato un audio documentario per Rai Radio Tre, per la rubrica Fahrescuola (2013).

 

 

è in libreria il nuovo romanzo di

Marilena Lucente
Le giocatrici
Lotto. Slot machine. Bingo

Edizioni Spartaco,  2014

 

Novanta miliardi spesi ogni anno per il gioco d’azzardo, un intero Paese invaso da slot machine, sale bingo e centri scommesse, il numero dei malati di ludopatia che aumenta di giorno in giorno: ma quanto giocano le donne? E soprattutto come, dove, perché? Il libro "Le giocatrici" di Marilena Lucente (Edizioni Spartaco) racconta il fenomeno del gioco declinato al femminile e il modo in cui stravolge le esistenze delle giocatrici e di chi sta loro accanto. (da La Feltrinelli)

Raccontate con una scrittura sempre più matura tre storie di donne complicate e di uomini sbagliati. Teresa, figlia persa alle carte e moglie di un giocatore che non può far altro che vincere fino a perdersi; Anna, vittima della coazione del giorco e delle sue fragilità e le altre, maschere tragiche attorno al tavolo del Bingo. Tra sfida e autopunizione, protagoniste  e comprimari inseguono un riscatto forse improbabile o forse affidato all'alea, benevola alleata o cieca nemica di ogni giocatore (m.a.).