Home - i/stanze - wi fi zone - Liberazione

di Marilena Lucentewi fi zone

30/04/2015

Liberazione

Ensemble Vocale canta "Bella Ciao", Roma, 25 aprile 2015

 

Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao!
bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor. 

Sempre così difficili da maneggiare, le date. Le date, le commemorazioni, gli eventi che raccontano altri eventi. La memoria è un terreno scosceso, lo è nella storia individuale, lo è nella Storia di un paese. Settanta anni dal venticinque aprile, settanta anni dalla liberazione di Milano dai nazifascisti. Ancora si sente vibrare di “bellezza” il canto dei partigiani, la canzone rubata alle mondine, da loro era cantata all’inizio, e alla giovinezza che sfioriva per effetto dello sfruttamento e della durezza della vita era rivolto quel bella ciao che divenne poi l’inno della Resistenza. Della Resistenza ma cantata dopo la Resistenza, dal 1947 in poi, musica anonima, parole forse di Enzo Biagi, ma c’è chi giura che non è affatto vero. Lavoro per gli storici della canzone. A noi basta sentire le prime note, le prime due parole che continuare a cantare. 

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao!
bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

Per sentire le note di libertà ancora più vibranti quanto più hanno dentro la passione per gli ideali e il coraggio della morte.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao!
bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir. 

Anche quest’anno è stato così. Così difficile. Perché questa canzone qui,  “comunista”, come facilmente si identificava una volta, non a tutti piace. Ci sono sindaci che hanno persino vietato alle bande comunali di suonarla (sindaci del Nord, ovviamente, come se l’Italia fosse un fatto meridionale), leghisti che non hanno partecipato alle manifestazioni, leghisti eletti in parlamento, polemiche facilmente rubricabili come inutili che però danno la misura di quanto sia ancora oggi difficile parlare di fascismo, resistenza, antifascismo. Di fare i conti con quelle pagine drammatiche della storia.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao!
bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

Quest’anno la Festa della Liberazione è stata fortemente voluta da Palazzo Chigi e celebrata  con un hashtag: #ilcoraggiodi.  E così la Liberazione è diventata un lungo, immenso, ma soprattutto commovente racconto. In cui erano cuciti insieme brandelli di passato e storie di uomini e donne che negli anni della Resistenza non erano nemmeno nati, ma dalla rincorsa del passato hanno preso il coraggio di:  guardare il futuro, sfidarlo, plasmarlo.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao!
bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
mi diranno «Che bel fior!». 

Nello spot di lancio dell’iniziativa compare il pilota Alex Zanardi e l’astronauta Deborah Cipollini. Dalle biciclette delle donne partigiane alle missioni nello spazio, questa è stata l’Italia che ha avuto il coraggio di. Il coraggio di ieri e il coraggio di oggi. La parola cuore, che è la radice etimologica del termine coraggio, è sempre un attrattore  fortissimo. E’ una parola larga nella quale ci entrano cose belle e anche meno belle, talvolta accade, nella confusione. 

A chiusura della giornata, nella trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai Uno, la musica, le parole, le centinaia di tweet hanno declinato in mille modi il coraggio. Piccole storie personali, piccole tessere di un mosaico più grande. Basta questo sventolio di parole e bandiere per sentirsi nazione e per sentire lo spessore della Liberazione. Per fare i conti con quello che accade prima – l’antifascismo, ad esempio, di cui nessuno ha parlato nelle celebrazioni del 25 aprile – e quel che successe poi (scrivo questo pezzo il 29 aprile, giorno in cui Benito Mussolini e Claretta Petacci morirono, furono giustiziati, a Piazzale Loreto, dando alla Resistenza un risvolto tragico e assassino ancora oggi difficile da comprendere. E di cui troppo poco se ne parla). 

 

Milva canta la versione originale di "Bella ciao!" ("Canzonissima", RaiUno, 1971)

 

 

Di che cosa parliamo

Perché nella rete ci siamo finiti tutti. E sembra che per adesso non abbiamo nessuna voglia di venirne fuori, anzi  sappiamo che “Google è un amico che non ti abbandona mai”, dunque nemmeno in classe. Dal piccolissimo schermo dei cellulari alla Lavagna Interattiva Multimediale, che è già comparsa in qualche aula, passando per i tablet e i registri elettronici dei prof: noi siamo continuamente connessi e il mondo è a portata di touch. Come cambiano, se cambiano, i verbi “insegnare” e “imparare” con la disponibilità delle reti wi fi anche a scuola. Cronache, idee, esperienze da condividere.

L'autrice

Marilena Lucente insegna materie letterarie a Caserta. Ha incominciato raccontando la scuola nel libro Scritto sui banchi (2005, Edizioni Cargo, Napoli) e continua a farlo con articoli di cronaca, testi narrativi e saggi di pedagogia. Di recente ha realizzato un audio documentario per Rai Radio Tre, per la rubrica Fahrescuola (2013).

 

 

è in libreria il nuovo romanzo di

Marilena Lucente
Le giocatrici
Lotto. Slot machine. Bingo

Edizioni Spartaco,  2014

 

Novanta miliardi spesi ogni anno per il gioco d’azzardo, un intero Paese invaso da slot machine, sale bingo e centri scommesse, il numero dei malati di ludopatia che aumenta di giorno in giorno: ma quanto giocano le donne? E soprattutto come, dove, perché? Il libro "Le giocatrici" di Marilena Lucente (Edizioni Spartaco) racconta il fenomeno del gioco declinato al femminile e il modo in cui stravolge le esistenze delle giocatrici e di chi sta loro accanto. (da La Feltrinelli)

Raccontate con una scrittura sempre più matura tre storie di donne complicate e di uomini sbagliati. Teresa, figlia persa alle carte e moglie di un giocatore che non può far altro che vincere fino a perdersi; Anna, vittima della coazione del giorco e delle sue fragilità e le altre, maschere tragiche attorno al tavolo del Bingo. Tra sfida e autopunizione, protagoniste  e comprimari inseguono un riscatto forse improbabile o forse affidato all'alea, benevola alleata o cieca nemica di ogni giocatore (m.a.).