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di Marilena Lucentewi fi zone

05/10/2013

Non uno di meno

Non uno di meno.
La scuola dovrebbe essere così, la scuola per la quale abbiamo lottato, nella quale abbiamo creduto. Quella in cui gli insegnanti andavano a casa degli alunni per portarseli in classe, quella in cui gli studenti andavano strappati all’ignoranza e alla miseria. Perché ignoranti e poveri lo siamo stati a lungo. Quel non uno di meno si confronta con il dato statistico dell’attualità: il 17 per cento degli studenti abbandona la scuola. Due su dieci, quasi. Come se dovessero andare nei campi a lavorare o in fabbrica per sostenere la famiglia. Oggi quel diciassette per cento bisogna strapparlo dai centri scommessa, dai bar, dal letto alle undici della mattina per smaltire una sbornia, o in un negozietto dove fa il tuttofare per pochi euro.

E se ti avvicini ti risponde male. “fatti i fatti tuoi”, “l’obbligo l’ho finito”, e tutte le altre frasi di circostanza, certo certo. Allora me ne sto qui, in classe. Magari più tardi passo in segreteria, chiedo di mandare una comunicazione ufficiale, così il mio dovere l’ho fatto. Il diciassette per cento in meno, quasi  due su dieci che hanno detto: no, grazie. E con loro i genitori, i compagni. Magari quei due (su dieci) non erano proprio tagliati, per la scuola. E in classe avrebbero vissuto giorni di abbandono peggiori di quelli trascorsi a casa. sarebbe stato un inferno per loro e per gli altri.
Ma una strada, non per loro, ma per la scuola, bisogna trovarla. Una scuola che non disperdendosi in mille rivoli di disfattismo non produca nemmeno dispersione.

Fonte: MIUR-Servizio statistico, Focus dispersione 2013

Di che cosa parliamo

Perché nella rete ci siamo finiti tutti. E sembra che per adesso non abbiamo nessuna voglia di venirne fuori, anzi  sappiamo che “Google è un amico che non ti abbandona mai”, dunque nemmeno in classe. Dal piccolissimo schermo dei cellulari alla Lavagna Interattiva Multimediale, che è già comparsa in qualche aula, passando per i tablet e i registri elettronici dei prof: noi siamo continuamente connessi e il mondo è a portata di touch. Come cambiano, se cambiano, i verbi “insegnare” e “imparare” con la disponibilità delle reti wi fi anche a scuola. Cronache, idee, esperienze da condividere.

L'autrice

Marilena Lucente insegna materie letterarie a Caserta. Ha incominciato raccontando la scuola nel libro Scritto sui banchi (2005, Edizioni Cargo, Napoli) e continua a farlo con articoli di cronaca, testi narrativi e saggi di pedagogia. Di recente ha realizzato un audio documentario per Rai Radio Tre, per la rubrica Fahrescuola (2013).

 

 

è in libreria il nuovo romanzo di

Marilena Lucente
Le giocatrici
Lotto. Slot machine. Bingo

Edizioni Spartaco,  2014

 

Novanta miliardi spesi ogni anno per il gioco d’azzardo, un intero Paese invaso da slot machine, sale bingo e centri scommesse, il numero dei malati di ludopatia che aumenta di giorno in giorno: ma quanto giocano le donne? E soprattutto come, dove, perché? Il libro "Le giocatrici" di Marilena Lucente (Edizioni Spartaco) racconta il fenomeno del gioco declinato al femminile e il modo in cui stravolge le esistenze delle giocatrici e di chi sta loro accanto. (da La Feltrinelli)

Raccontate con una scrittura sempre più matura tre storie di donne complicate e di uomini sbagliati. Teresa, figlia persa alle carte e moglie di un giocatore che non può far altro che vincere fino a perdersi; Anna, vittima della coazione del giorco e delle sue fragilità e le altre, maschere tragiche attorno al tavolo del Bingo. Tra sfida e autopunizione, protagoniste  e comprimari inseguono un riscatto forse improbabile o forse affidato all'alea, benevola alleata o cieca nemica di ogni giocatore (m.a.).