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di Marilena Lucentewi fi zone

25/02/2014

Sdraiati, o forse no.

Come molti genitori di figli adolescenti ho letto il bellissimo libro di Michele Serra  Gli sdraiati.

Come molti genitori di figli adolescenti cercavo istruzioni per l’uso, ci sono momenti in cui le difficoltà di maneggiare questa complicatissima età della vita sono tali che cercherei consigli e indicazioni anche nei manuali di istruzione delle lavatrici se potesse servire a qualcosa. Invece, proprio come con i manuali di istruzione della lavatrice, nonostante l’attenta lettura, capita che il maglioncino si infeltrisca e il calzino nero macchi tutta la biancheria, così, malgrado le tante e buone letture, finisco per sbagliare e guardare un litigio o una incomprensione con un ragazzino come si guarda appunto un maglioncino infeltrito: perché?  

Perché hai sbagliato programma, perché dovevi lavarmi a secco, perché dovevi mandarmi in lavanderia.

Infatti! Replico  a quello che fu il mio pullover: sai da quanto tempo penso che l’accademia militare  sarebbe la soluzione di tutti i problemi?

Comunque la cosa bella di quel bellissimo libro di Michele Serra è che non ti senti solo. Mio figlio ha le manie vestimentarie del suo, lo stesso rapporto atemporale con le t-shirt, a maniche corte anche di inverno, e con le scarpe, nere e chiuse fino alla caviglia  d’estate, quando tutto il mondo cammina con delle infradito sottilissime e colorate. Il suo si sdraia, il mio preferisce la sedia, ma la differenze è minima.

Nel mio caso c’è una complicazione ulteriore: io sono anche un’insegnante di alunni adolescenti. In classe non si sdraiano (ancora), il rapporto con la sedia è decisamente conflittuale o quanto meno privo di una regolare geometria rispetto al banco, ma hanno lo stesso rapporto di sufficienza con la vita (scolastica).

Poi arriva il giorno in cui si distribuiscono le pagelle e genitori di adolescenti si incontrano con insegnanti di adolescenti, adulti che spesso si confrontano persino con le parti adolescenti di se stessi, e allora, davvero è un gran disastro cercare di dare delle spiegazioni plausibili a un quattro, spiegare come ci si risolleva da tutti quei cinque, congratularsi ma non troppo per i troppi otto. Non è un momento invidiabile, almeno per me.

Però, superati i reciproci turbamenti, attraversato quello spazio di diffidenza e eccesso di aspettativa, l’atmosfera si stempera, i ruoli tornano a farsi più definiti e persino certe posture si modificano leggermente. E capisci che non è vero che tutti gli adolescenti sono tutti “sdraiati”, anzi. Senti dove covano ribellioni e apprensioni, dove la sfacciataggine è una maschera e il coraggio una cosa rara. Scopri che i genitori-adolescenti di figli-adolescenti esattamente come gli insegnanti-adolescenti di alunni-adolescenti hanno un gran bisogno di crescere, e lo farebbero se da qualche parte riuscissero a intravedere un faro, una via di uscita, una indicazione.

E in quel momento vedi precisamente  cos’è successo e da dove si può, si deve  ripartire.  Abbiamo sempre bisogno di affidarci a qualcuno: lo psicologo per l’anima, la dietologa per il corpo,  il medico per le malattie, il manuale di istruzione per la casa, l’oroscopo, i tarocchi, e i ching  per sapere cosa dobbiamo fare, la lecitina di soia per rafforzare la memoria e manuali di autostima che vanno bene per tutto. Da soli non sappiamo fare più niente. Niente. Saremmo disposti a fare pure i corsi dei  venditori di aspirapolvere se solo riuscissimo a migliorare la nostra relazione con i figli e con gli alunni. Siamo peggio che sdraiati, tutti quanti. Siamo sommersi da troppi bisogni. E soprattutto abbiamo smesso di fidarci di noi,  del nostro istinto, della nostra saggezza, del posto in cui siamo e delle ragioni di ciò che facciamo.  Imparare e insegnare: due verbi così semplici, così necessari, così delicati. A volte. 

Di che cosa parliamo

Perché nella rete ci siamo finiti tutti. E sembra che per adesso non abbiamo nessuna voglia di venirne fuori, anzi  sappiamo che “Google è un amico che non ti abbandona mai”, dunque nemmeno in classe. Dal piccolissimo schermo dei cellulari alla Lavagna Interattiva Multimediale, che è già comparsa in qualche aula, passando per i tablet e i registri elettronici dei prof: noi siamo continuamente connessi e il mondo è a portata di touch. Come cambiano, se cambiano, i verbi “insegnare” e “imparare” con la disponibilità delle reti wi fi anche a scuola. Cronache, idee, esperienze da condividere.

L'autrice

Marilena Lucente insegna materie letterarie a Caserta. Ha incominciato raccontando la scuola nel libro Scritto sui banchi (2005, Edizioni Cargo, Napoli) e continua a farlo con articoli di cronaca, testi narrativi e saggi di pedagogia. Di recente ha realizzato un audio documentario per Rai Radio Tre, per la rubrica Fahrescuola (2013).

 

 

è in libreria il nuovo romanzo di

Marilena Lucente
Le giocatrici
Lotto. Slot machine. Bingo

Edizioni Spartaco,  2014

 

Novanta miliardi spesi ogni anno per il gioco d’azzardo, un intero Paese invaso da slot machine, sale bingo e centri scommesse, il numero dei malati di ludopatia che aumenta di giorno in giorno: ma quanto giocano le donne? E soprattutto come, dove, perché? Il libro "Le giocatrici" di Marilena Lucente (Edizioni Spartaco) racconta il fenomeno del gioco declinato al femminile e il modo in cui stravolge le esistenze delle giocatrici e di chi sta loro accanto. (da La Feltrinelli)

Raccontate con una scrittura sempre più matura tre storie di donne complicate e di uomini sbagliati. Teresa, figlia persa alle carte e moglie di un giocatore che non può far altro che vincere fino a perdersi; Anna, vittima della coazione del giorco e delle sue fragilità e le altre, maschere tragiche attorno al tavolo del Bingo. Tra sfida e autopunizione, protagoniste  e comprimari inseguono un riscatto forse improbabile o forse affidato all'alea, benevola alleata o cieca nemica di ogni giocatore (m.a.).