Ospitiamo questo contributo al dibattito e alla elaborazione, che è pervenuto al Gruppo di coordinamento di "Sì, cambiamo la scuola (davvero)!" .
di A.B. Vincenzi e B. Marchetto
Un progetto formativo condiviso con lo scopo di esplorare l’apprendimento può essere concepito come ricerca da compiere insieme, insegnanti e studenti su abilità di tipo life long skills. Nella scuola media può costituire l’ora di approfondimento, con l’avvertenza che le attività che vi si svolgono trovino eco in tutte le materie. Si può così sviluppare sia un’interazione collaborativa tra insegnanti che, soprattutto, una migliore interazione insegnante-studenti, uno dei maggiori fattori dell’insegnamento efficace, che si estende su tre aree: supporto emotivo, organizzazione della classe e sostegno cognitivo all’apprendimento[1]. Ne consegue un miglioramento dei risultati e dell’impegno a scuola.
Tale progetto può riassumersi in queste tre parole: cercare strategie insieme[2]. CERCARE è l’azione dell’indagare, osservare con lo scopo di capire e di intervenire. L’assumere il ruolo del “ricercatore” in un’attività impone di abbandonare momentaneamente la situazione di insegnamento per sperimentare una situazione di esplorazione[3]. STRATEGIE è l’oggetto della ricerca, che dichiara la scelta di modi per risolvere problemi, quindi modi di vedere e di pensare per prendere decisioni appropriate. Trovare, esplicitare e condividere strategie è un modo per dare rilievo alle scelte interiori come espressione di una mentalità autodiretta che contrasta l’attuale atteggiamento eterodiretto generalmente favorito dalle tecnologie di connessione continua come i messaggi e Facebook (le app di Garner e Davis). INSIEME è la modalità di ricerca, cioè le interazioni tra i partecipanti all’esperienza, insegnanti e alunni. Svolgere insieme una ricerca comune implica un modo di rapportarsi che consente di manifestare attenzione reciproca in modo ben diverso da quello adottato in situazione d’insegnamento. Un bisogno molto aumentato nei ragazzi dall’epoca delle indagini che hanno suggerito a Wentzel l’importanza dell’attenzione pedagogica percepita[4].
Una simile esperienza si colloca nella prospettiva della teoria ecologica dello sviluppo umano, agendo, in particolare, sulle tre dimensioni del suo “microsistema”: attività molari, relazioni interpersonali e ruoli. Gli argomenti trattati debbono infatti essere rilevanti agli occhi dei protagonisti, così da far considerare le attività significative e accattivanti per loro, nel nostro caso collegandole all’esigenza di guida e alla propensione all’aggregazione degli studenti. Le attività debbono comportare un’interazione collaborativa tra i partecipanti con occasioni per assumere ruoli diversi. Sono soprattutto questi ultimi a favorire il cambiamento di schemi mentali necessario per passare dall’atteggiamento istituzionalmente imposto (situazione d’insegnamento) a quello richiesto (situazione esplorativa) [5].
Un esempio di progetto con questa impostazione, che si va sperimentando da più anni in varie scuole medie è StrategicaMENTE (inviato al Miur come contributo alla Buona scuola), il cui scopo dichiarato è di cercare strategie per riuscire in due aree principali: i rapporti personali e il lavoro scolastico[6]. Vi vengono approfondite quattro principali competenze per gli alunni: Comunicare, cioè farsi capire dai compagni e capirli[7]; Agire, cioè farsi valere e benvolere dai compagni[8]; Attenzione, cioè saper stare attento in classe[9]; Studiare, cioè saper studiare a casa[10]. Per i docenti vi sono trattate due competenze: Autoconoscenza, cioè favorire l’autoconoscenza negli alunni; Indurre attenzione, cioè saper stabilire l’attenzione in classe[11]. In allegato è riportata una sequenza esplorativa che pone in parallelo i due percorsi, per insegnanti (Indurre attenzione) e per alunni (Stare attento).
L’attenzione in classe nell’ora di approfondimento è attualmente in corso presso l’IC di via Ricasoli di Torino. Una più estesa applicazione dell’intero progetto avviene da più anni nella scuola polo per la sua sperimentazione: il plesso Guinizelli dell’IC Zanellato di Monselice (Padova).
[1] R.C. Pianta, Teaching Children Well. New Evidence-Based Approaches to Teacher Professional Development and Training, Center for American Progress, 2011, in www.americanprogress.org; Per un’indagine sull’interazione insegnante-studenti ispirata a questo quadro concettuale si veda Stimare l’efficacia dell’interazione in classe in “Scuola e Didattica”, http://scuolaedidattica.lascuola.it/it/home/archivio/1383646234569/stimare-interazione.
[2] A.B. Vincenzi e B. Marchetto, Cercare strategie insieme, “Scuola e Didattica”, n. 9, maggio 2014 in http://scuolaedidattica.lascuola.it/it/home/archivio/1383646234569/strategie-insieme.
[3] H. Gardner e K. Davis, Generazione App, Milano Feltrinelli, 2014.
[4] K.R. Wentzel, Student Motivation in Middle School: The Role of Perceived Pedagogical Caring, “Journal of Educational Psychology”, 3, 1997.
[5] M. Capurso, Progettare attività educative secondo la teoria dell’ecologia dello sviluppo umano, “L’integrazione scolastica e sociale”, 4, 2008, pp. 368-378.
[6] http://www.apprendimentocooperativo.it/Il-Progetto/il-progetto-2009-2010/Una-proposta-per-la-scuola-media:-Strategie-per-riuscire/ca_12395.html.
[7 A.B. Vincenzi, Profili di classe per trovare il ‘bandolo’, “Scuola e Didattica”, n. 2, 2011, pp. 34-39.
[8] A.B. Vincenzi, Un’indagine sull’assertività, “Scuola e Didattica”, n. 7, 2010, pp. 4-9; A.B. Vincenzi, Farsi valere e benvolere: check-up sull’assertività e primo intervento di prevenzione del bullismo in una classe quarta primaria, “Difficoltà di apprendimento”, n. 3, 2012, pp. 429-444.
[9] A.B. Vincenzi e B. Marchetto “Curare l’attenzione in classe” in Laboratorio online di “Scuola e Didattica”, http://scuolaedidattica.lascuolaconvoi.it.
[10] A.B. Vincenzi, Indagine/intervento in una classe sui modi di studiare, “Orientamenti Pedagogici”, 2004, n. 4, pp. 599-623.
[11] L’attenzione in classe: presentazione in LTE (Università di Firenze), http://www.lte.unifi.it/CMpro-l-s-8.html; materiali ed esempi in Bibliolab, www.bibliolab.it/attenzione.htm; introduzione nel video https://www.youtube.com/watch?v=ngtRvn5dONc e check up (video, slide e materiali) in Apprendimento cooperativo, http://www.apprendimentocooperativo.it/Eventi/Eventi-dell-anno/L-ATTENZIONE-IN-CLASSE--a-cura-del-prof.-Bruno-Vincenzi/ca_22884.html.
Sequenza esplorativa sull’attenzione in classe
La sequenza esplorativa è assimilabile ai sette punti principali del “diagramma a V” di Gowin[1], come nella tabella seguente mostrante le caratteristiche individuali positive delle attività di autovalutazione per insegnanti e di indagine iniziale per gli alunni.
Indurre attenzione |
Stare attento |
Oggetti ed eventi |
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L’autovalutazione comporta di assumere un modello concettuale in sei aspetti e individuare almeno un aspetto+ (in cui si riesce meglio) in rapporto a un campione di riferimento |
L’indagine comporta di assumere un modello concettuale in sei aspetti e individuare almeno un aspetto+ (in cui si riesce meglio) in rapporto alla classe di appartenenza |
Domanda focale |
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Che cosa risulta più efficace in quello che fai per indurre attenzione nei tuoi alunni? |
Che cosa risulta più efficace in quello che fanno gli alunni di una classe per stare attenti? |
Dati |
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Autovalutazione attraverso le risposte al questionario Indurre attenzione e la scelta di aspetti proposta in una griglia di confronto |
Risposte ad una domanda iniziale, segnalazioni dei compagni ritenuti più capaci e scelte di aspetti proposte da una scheda con vignette |
Elaborazione |
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Rappresentazione delle risposte di un gruppo con il grafico del punteggio totale e la griglia dei punteggi degli aspetti |
Rappresentazione delle risposte della classe con il grafico del numero di segnalazioni e il diagramma degli aspetti |
Asserzioni di conoscenza |
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Ciascun docente condivide il modello dei sei aspetti ottenendone un profilo personale |
Ciascun alunno condivide il modello dei sei aspetti e nota come contribuisce al profilo classe |
Concetti, principi, teoria |
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Notare diversità individuali rivelate dal modello e scoprirsi “esperto” in almeno un aspetto |
Evidenziare le caratteristiche più positive su cui contare nelle diverse capacità della classe |
Asserzioni di valore |
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Valorizzare le caratteristiche individuali positive per incrementare il senso di autoefficacia personale |
Valorizzare le caratteristiche positive della classe per incrementare il senso di autoefficacia collettivo |
[1] J.D. Novak e D.B. Gowin, Imparando a imparare, Torino, SEI, 1989.