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Cidi TorinoSì, cambiamo la scuola (davvero)!

11/03/2015

Il senso, le tappe, i contenuti

Le ragioni e il senso
Si può aprire un’opportunità: far ripartire il processo di cambiamento della scuola. L’iniziativa vuole prendere in considerazione tale occasione cercando di impedire che si areni sulle illusioni meritocratiche, sulla ricerca di dannose pratiche competitive e riduca il cambiamento al solo rapporto con il lavoro.
Si vuole raccogliere il filo conduttore di ciò che la scuola ha realizzato dagli anni Sessanta e che in alcuni casi è diventato anche norma, per essere poi sostanzialmente annullato dalle politiche degli ultimi quindici anni.
Ci si deve avvalere dello spazio aperto dal Governo (per alcuni mesi si parlerà molto di scuola e se ne parlerà sotto la bandiera del cambiamento, di un nuovo patto educativo: “dodici mesi per rivoluzionare la scuola italiana, … farne un luogo di bellezza educativa”), per rendere realmente possibile il rilancio di un processo di innovazione.
Per questo si deve alzare il tiro: vogliamo che i prossimi mesi possano rappresentare un momento di svolta nel comportamento delle scuole e dei colleghi attorno a progetti condivisi di cambiamento.
Vogliamo che la scuola riprenda il gusto di esserci.
Il mondo della scuola è stanco, sfinito, disilluso, ma non vuol dire che non sia in grado di recepire una proposta di innovazione se questa contiene un livello alto di prospettiva e di fattibilità.
È un’occasione da non perdere che non può essere delegata.

 

Le tappe
Il ragionamento è stato proposto nell’incontro del 14 ottobre 2014 e sviluppato attraverso alcuni seminari nei due mesi successivi.
Viene presentato nell’incontro del 11 febbraio 2015 e prospettato alle scuole, ai soggetti della città educativa e alle istanze della politica come contributo per sostenere l’innovazione.
Il documento è disponibile sul sito della rivista "insegnare" e rappresenta il punto di riferimento per raccogliere esperienze elaborate dalle scuole e ulteriori contributi all’approfondimento. Sarà la base di iniziative pubbliche per sostenere il processo di cambiamento.

C’è una scuola che non ha mai smesso di cambiare.
C’è una scuola che ha cercato di mantenere attuale il patrimonio lasciatoci dai grandi maestri del passato.
C’è una scuola che ha affrontato con grinta e competenza le crescenti difficoltà della quotidianità educativa aggravate da politiche sbagliate che hanno reso le risorse sempre più scarse.
Questa scuola pensa che, per cambiare davvero, sia necessario mettere in moto un processo di innovazione profonda in cui tutti i soggetti della vita scolastica siano posti nelle condizioni di essere protagonisti, assumendosi le proprie responsabilità.
Serve costruire un’idea condivisa di futuro che leghi il cambiamento della scuola con la rinascita del Paese, serve la volontà politica di investire sull’istruzione, serve un dirompente miglioramento della qualità quotidiana del fare scuola per fronteggiare le nuove sfide educative.
Viviamo in una fase storica in cui conquiste e diritti che sembravano acquisiti per sempre, per noi e per le generazioni future, si assottigliano e rischiano di avviarsi a scomparire. Affidiamo alla scuola il compito di credere e investire sul futuro, senza per questo rinnegare il suo passato migliore.
Cambiamo la scuola perché non diventi anch’essa un ricordo, come nell’inquietante racconto di Asimov in cui la bambina davanti ad un grosso schermo nero, scoprendo la scuola del passato, dice: “Chissà come si divertivano!”. Quando i maestri erano persone...

Partire da ciò che conta
Importante è partire con il piede giusto e andare nella giusta direzione. Innovare non è un’azione neutra; il suo valore è determinato, oltre che dall’efficacia, dall’obiettivo che si propone di raggiungere.
Con la scuola le bambine e i bambini costruiscono il primo patto da cittadini.
Qual è la proposta che facciamo loro a tre anni e che poi rinnoviamo a sei, a undici, a quattordici? Quel patto non è fatto solo di parole.
Il patto prenderà la forma delle aule e dei laboratori, delle palestre e dei cortili, dei libri e delle tastiere, della qualità con cui verrà organizzato il tempo disteso, che allievi e maestri dedicheranno alla fatica e al piacere di insegnare e apprendere insieme.
Insegnanti, dirigenti, genitori, amministratori, educatori dovranno accrescere la condivisione del progetto educativo attraverso il riconoscimento, il rispetto, la valorizzazione reciproca, ognuno con un proprio ruolo e tutti partecipi di un comune cammino: l’umanizzazione della vita attraverso la cultura con cui si qualifica il diventare soggetti e cittadini attivi.
Questo progetto educativo considera i vissuti e le esperienze dirette degli alunni come punto di partenza per l’ideazione dei percorsi di insegnamento-apprendimento. Il progetto educativo si realizza come assunzione di responsabilità individuale di tipo collaborativo da parte di un gruppo di adulti che si prende cura degli allievi, per consentire loro di apprezzare e perseguire la fiducia in se stessi, attraverso il sapere e l’agire consapevole. Insegnanti e allievi sono alimentati da un impegno complementare: i primi hanno il dovere professionale di creare le condizioni più adeguate perché gli altri possano esercitare il diritto e manifestare la disponibilità ad apprendere.
Cambiare la scuola è indispensabile affinché diventi la scuola dell’emancipazione dalla generazione che ci precede e dalla collocazione sociale da cui si parte: la scuola del rigore per il riscatto delle singole persone in un progetto di riscatto sociale.
La scuola in cui il merito richiami l’assunzione di responsabilità e non l’acquisizione di privilegi o di premi.
La scuola non come ostacolo da superare, ma come strumento per superare gli ostacoli.
La scuola dove si va per imparare a fare domande intelligenti e non per ripetere risposte preconfezionate.
La scuola che ha lo stesso significato per tutti i ragazzi tra i 3 e i 16 anni in cui lo scopo che motiva all’apprendimento è il piacere dell’apprendere in sé, adeguato ai bisogni formativi e di vita propri di ciascuna età e non funzionali invece al futuro lavorativo.

Lo sviluppo del ragionamento

L’iniziativa parte da un ragionamento di base e dal suo sviluppo attorno a tre ambiti di priorità/proposte, che  proponiamo progressivamente alla vostra attenzione: vai a Tre ambiti di priorità e proposte
 

 

 

“Sì, allora cambiamo la scuola (davvero)”
Iniziativa promossa dal Cidi Torino per contribuire all’innovazione della scuola

Di che cosa parliamo


L’azione centrale di questa iniziativa pubblica è argomentare la nostra idea di scuola e costruire una campagna di ascolto, confronto e ulteriore approfondimento riuscendo a raggiungere tutti i soggetti del fare scuola.
Rimane forte l’idea di scuola come la più importante e significativa esperienza pubblica dell’infanzia e dell’adolescenza, necessaria per tutti e finalizzata alla costruzione degli strumenti culturali per affrontare gli ostacoli e le opportunità della vita adulta.
La proposta si basa sulla convinzione che:
a. è necessario cambiare la scuola perché c’è un divario tra il compito a cui è chiamata e la sua capacità di svolgerlo,
b. il cambiamento presuppone la convergenza delle azioni di politica scolastica con le azioni di innovazione del fare scuola quotidiano,
c. nelle scuole esistono le potenzialità per avviare e diffondere l’innovazione.

Chi siamo


Siamo il Cidi Torino 

Il “pubblico” nella sua accezione più autentica è il costituirsi di quell’arena simbolica, mediata dalla cultura, in cui prende forma l’autonomia individuale, in cui ha inizio quella particolare prassi sociale che è l’esercizio dei diritti: diritto di conoscere, di scegliere, di orientarsi, di agire.
(
Gianna Di Caro)


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