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cultura e ricerca didattica

14/11/2014

Il "nostro" Leopardi

di Rosanna Angelelli

L’idea è venuta a Fabio. La scorsa settimana mi chiama e, quasi incredulo di trovarmi a Roma, dopo i convenevoli, mi fa:
-Proffa, vorremmo vedere Leopardi con lei…
Io cado sconcertata dalle nuvole. Sono circa dieci anni che non rivedo Fabio e dalla maturità della sua classe ne sono passati quasi venti… 
-In realtà, - aggiunge Fabio frettolosamente, avendo capito un mio possibile tentativo di fuga -vogliamo rivederla e verificare se con Leopardi è tutto ok.
- In che senso?-, chiedo perplessa.
-Beh, se lei è cambiata e con ciò se è cambiato il nostro punto di vista su Leopardi. Noi ci ricordiamo che ce lo aveva presentato con tanta cura, persino con degli aneddoti che allora ci sembrarono pettegolezzi e che invece ora possono esprimerci meglio i tic, il male di vita di tutti. Eravamo dei pischelli stupidini, sa?
 -Non proprio. Eravate giustamente resistenti a concetti forti… venivate dalle smorfie televisive di Fonzie, o sbaglio?
-Beh, addirittura da Fonzie no, però eravamo disorientati: tra yuppismo, mani pulite, crollo della I repubblica, sì, non era facile capire… 

-Va bene, - concludo conquistata - vediamoci. Sono, credo, riconoscibile: ho tutti i capelli bianchi…

So che durante la settimana c’è stato un complicato ronzio telematico, con accordo finale per il sabato. Il sabato, penso, non verrà nessuno…

Invece eravamo sotto il cinema in cinque, me compresa; loro saltellanti e affettuosi, io molto commossa.
-Non è cambiata, - hanno detto in coro.
-Non siete cambiati.- ho detto io. -Siete sempre movimentati e pencolanti, un po’ più robusti…
-Diciamo grassi... - rincalzano Fabio e Daniele.
-Ma i pasticcini fanno bene allo spirito, anche Leopardi ne mangiava tanti!, - aggiunge Fabio ammiccante.

Forse aspetta un “la” per entrare in argomento Leopardi. Scoppio a ridere e gli dico:
-Non so più niente di
Lui e non mi sono preparata!
- Impossibile, la cultura è ciò che resta dopo che si è dimenticato tutto, - Marco ride soddisfatto della citazione...  
'Sempre i soliti, a rintuzzare, a rilanciare. Quanto erano faticosi, impegnativi, favolosi…', penso tra me.

Al cinema
Con noi c’è una “Imboscata”, una bella ragazza dall’aria tranquilla, Loredana, la moglie di Daniele. Appena sento il nome commento: è  tipicamente marchigiano e Loreto è vicinissimo a Recanati. Loredana si spiega pugliese, ma dice che il padre era devoto alla madonna di Loreto. Comincia il film. Fabio è seduto vicino a me e mi accorgo che ha con sé una borsa. Seguiamo il primo tempo in silenzio, ma ogni tanto volgiamo le teste a guardarci, complici su ciò che vediamo. Si accende la luce dell’intervallo.
Fabio mi chiede a bruciapelo: -Come è andato questo ritorno nelle Marche?
La domanda mi sorprende: sono marchigiana e il film mi ha finora colpito moltissimo proprio per gli ambienti e i paesaggi che propone...

… La semplicità contadina, i mattoni rossi delle case, la tranquilla eleganza del palazzo avito. Tutto reale, ma tutto filtrato, modificato dalla cinepresa. Che mi ha fatto respirare ancora l’angustia paciosa e assillante della mia odiosamata regione. Da cui sono partita 50 anni fa. A cui sono tornata. Da cui sono nuovamente partita…

Loredana annota con finezza:
- L’infinito nasce da una rozza sterpaglia.
E Daniele:
-Ho notato il paesaggio orlato di colline, sfumato di nebbia… 
-"
Il mar da lunge", - mi scappa la citazione irrefrenabile. -Perché la nebbia è il sentore del mare, - mi affretto subito a razionalizzare.
-"Ma nebulosi agli occhi"... Lui  non ha detto così?-propone Marco.
- Sì, ma
il paesaggio è nebuloso perché Lui piange, - dice Fabio.
-Ma allora avete studiato?
-Noo, abbiamo riletto! - 
e Fabio tira fuori dalla borsa il Guglielmino Grosser e un quadernone di appunti. Il suo. Lo ha conservato! Lui che arrivava a scuola sempre incompleto…

Sempre lui mi fa:
-Purtoppo i film non si odorano… ma lei ci disse che Leopardi non si lavava e che chi non si lava respinge e attrae (al negativo) i suoi vicini. Qui il ragazzino è solo vestito di nero.
-È un “abatino”, - preciso compunta- ha il vestito del progetto familiare più consueto di allora: o prete o soldato. In questo caso, prete.
- “Il rosso o il nero”, - commenta Daniele. Ma Loredana di nuovo annota con acume:
-Trovo che i gesti di Paolina, tranne quando legge impettita, siano un po’ troppo moderni. Per non parlare di Teresa Fattorini…  Sì, è impensabile tanta rozza familiarità tra la ragazza e “il contino”.
-È una dissonanza aver dato il corpo a Silvia…, - dice Marco.

-Sì, ma Martone intitola il film  “Il giovane favoloso”. Oggi diremmo mitico, e se uno è mitico, tutto quello che gli appartiene può essere alterato, - precisa rapido e misterioso Daniele. 

Comincia il secondo tempo. Lo sento un po’ troppo lungo. Il mio corpo si contorce dalla stanchezza, ma anche i miei amici si distraggono un po’. Quando il film finisce balziamo irrefrenabili dalle poltrone.
-Che ne dice, proffa?- Mi chiedono tutti insieme.
-Il secondo tempo è squilibrato rispetto al primo e Lui è diventato un Altro, il Leopardi di Ranieri e di Martone…
-Sì, è un po’ forzato. - dice Daniele lentamente.
Sento che stanno ragionando in silenzio.
-C’è un’assenza vistosa, - alla fine scandisce Loredana. 
-Aspetta, non la dire,- fa Fabio.
-Manca il ritorno a Recanati, da sconfitto per la malattia… - Fabio annuisce, e poi aggiunge:
-Mancano anche i numerosi spostamenti per l’Italia centro settentrionale alla ricerca di un lavoro per campare, - fa rapido.

-È vero manca - dico io - il dramma del nobile povero, che non doveva lavorare pena l’isolamento da parte della sua classe. Era forte il ricatto sociale che gli aristocratici ponevano ai loro pari se deviavano dalle rendite del palazzo…
- Certo, gli ostacoli che ebbe furono tanti, e non glieli pose solo la famiglia. A parte quello della salute, -Marco commenta con tristezza.
-Invece, il tema dell’ateismo e la lotta tra i classicisti liberali e quelli tradizionalisti vengono fuori abbastanza bene, vero proffa?- Fabio è di nuovo irrefrenabile, e aggiunge:
-Ma Tommaseo era proprio così… diavolesco? Conosce il suo ritratto?

Rimango sbalordita: Fabio si ricorda ancora di una confidenza che avevo fatto alla classe: quando avevo la loro età cercavo in biblioteca i ritratti degli autori che studiavo e fantasticavo su che cosa avrebbe potuto succedermi se li avessi incontrati. Suggestione dell’arte… Fantasie di un’ adolescente solitaria…
Rispondo di sì: Tommaseo era luciferino, nonostante il cattolicesimo di ammanto. E poi ricordo sinteticamente il suo romanzo “Fede e bellezza”.
-C’è  una caduta di tono su Fanny: troppo sfacciata, troppo spregiudicata…
-Bah,
ragazzi, pensate a Foscolo che dormiva ai piedi del letto di Antonietta Fagnani Arese, sposatissima.
-Sì, però Leopardi parla della sua Fanny con indubbia delicatezza. Manifesta la sua seduzione solo nel gesto di abbracciare le figlie guardandolo…
 -Mah, forse l’aveva idealizzata troppo, altrimenti non si sarebbe rotolato nel fango dalla delusione…
-Bene,- dico io, - veniamo a Napoli.
-Napoli non ci ha sorpreso. Lei ci aveva ampiamente illustrato le contraddizioni dell’amicizia tra Ranieri e il Poeta. Ci sembra che Martone le abbia ritratte con fedeltà. Anche la carnosità di Napoli ci sta bene,- concordano insieme.
-Però il rapporto, sia pure non voluto, con il femminiello è visivamente atroce, non vi sembra?- Faccio io guardandoli fissi.
-Concordiamo che quella scena ci ha dato sofferenza, - rispondono.

Ma poi:  -Pregiudizio crociano! - esclama Fabio con malizia -Leopardi era attratto dai bassifondi napoletani…
-Mah, qui è un po’ esagerato. Ho pensato piuttosto a Pasolini -dice Marco.

-Forse queste sono forzature di Martone, -conclude Daniele.
-Proffa non sia protettiva, - continua imperterrito Fabio sovrastando le voci dei suoi amici. -Abbiamo visto un film, cioè una interpretazione, e poi il “Procomberò sol io”, se lo ricorda? Io presi un’insufficienza proprio sul titanismo, - mi rimprovera.
-Mi dici così, nel senso che Lui amava cacciarsi in atteggiamenti e pensieri indifendibili? 
-Senz’altro: La ginestra era una bomba, da lui lucidamente voluta e costruita. Tanto è vero che non gliel’hanno pubblicata in vita, ma forse lui stava giocando il tutto per tutto per rompere con il sistema. Un po’ come farà Nietzsche. Purtroppo andando allo sbaraglio…

È un parlare continuo, questa volta tra loro.
-E oggi, come valutereste le idee di “Ginestra”? - alla fine chiedo sorniona.
-Innocue, sono idee astratte e per questo innocue. Oggi sono saltati tutti i parametri senza per questo trovare fratellanza e universalità. La globalizzazione ha diviso,
ci ha divisi. E poi manca in Leopardi una consapevolezza sociale. Balzac ce l’aveva, lui no.
-Però ha la consapevolezza del non senso della natura, - faccio io. 
-Sì, questo è un concetto moderno, ma c’è ancora smarrimento e rivalsa per non poter capire il mondo. C’è ancora una metafisica laica, un antropocentrismo umanitario, sia pure al negativo. Un’utopia, forse, come ci diceva lei, ancora influenzata dall’Illuminismo…
-E dalla Massoneria, -aggiunge Fabio. 

- Sì, nelle Marche c’erano varie logge massoniche, che diffondevano gli ideali laici della fratellanza universale e un parente di Leopardi era stato un adepto, una testa un po’ calda, ovviamente isolato dalla famiglia, - ricordo brevemente.

In trattoria
-È la nostra età che sta pagando lo scotto delle disillusioni… - commenta amaro Paolo. Ci ha raggiunto in trattoria. Non ha potuto vedere il film perché doveva accudire il figlio piccolo. Ora parliamo del “nostro” presente, della “viva stagion, del suon di lei”.
Paolo, Marco e Daniele hanno un sudatissimo contratto a tempo indeterminato. Hanno perso il lavoro molte volte. Ma sono dei resilienti favolosi. Ammiro la loro forza d’animo, la loro cultura della Resistenza.
Marco è ingegnere.
Paolo non ha potuto completare gli studi di ingegneria per motivi di famiglia. In compenso sta pagando il mutuo per una casa di sua proprietà.
Daniele e Loredana sono laureati in scienza della comunicazione; lei è disoccupata da tre mesi.
Fabio è laureato in matematica, vive in famiglia e dà lezioni private.
Paolo e Marco hanno un figlio ciascuno.

Io, pensionata, vivo relativamente serena.