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13/11/2018

Un libro e molto altro

di Leonardo Barsantini

Trasferiamo in questa sezione la recensione del libro di Eleonora Aquilini, Il Filo e la Trama, per l'ampiezza e la varietà dei temi trattati, che ne fanno un utile contributo alla riflessione non solo sul libro, ma più in generale sulla didattica delle scienze.

“C’è un filo che sta nelle storie che conosciamo da sempre: è quello che Arianna dà a Teseo, che permette di sconfiggere il Minotauro. La storia ci affascina perché è un filo che fa uscire dal caos e consente di orientarci”. Così inizia il Filo e la Trama di Eleonora Aquilini che, come si legge nel sottotitolo, propone una riflessione sulla didattica nelle scienze. E prosegue: “Il nostro lavoro di insegnanti assomiglia a quello della tessitura. Cerchiamo di trovare i fili, di metterli al punto giusto, di costruire tele di conoscenza, reti di relazioni che tengono uniti, che danno senso”. Ecco, questo è proprio ciò che fa questo volume: dare valore al lavoro degli insegnanti.

L’autrice [1]  propone una riflessione sulla didattica delle scienze, e della chimica in particolare, fornendo le coordinate per orientarsi nella professione insegnante attraverso una raccolta di suoi articoli scritti fra il 2001 e il 2018.
I suoi contributi sono ampi, coerenti e organizzati in cinque parti che approfondiscono i temi concernenti gli adolescenti, la classe, il linguaggio, i processi psicologici - verso i quali mostra uno spiccato interesse - e l’insegnamento scientifico. È proprio l’insegnamento scientifico il nucleo tematico attorno al quale ruotano tutte le riflessioni dell’autrice, perché: “Imparare le scienze non è naturale, fondamentalmente perché la rete di senso che sostiene i concetti che apprendiamo nella vita quotidiana ha caratteristiche diverse da quella che sorregge la conoscenza scientifica”.
Questa affermazione, sono certo, trova d’accordo tutti i docenti di scienze di qualunque ordine e grado, ma, conoscendo il peso della tradizione nell’insegnamento delle scienze, la didattica che poi molti praticano non va nella direzione di rendere “naturale” l’insegnamento scientifico. La scuola ha un’enorme massa inerziale e spostarla dal proprio movimento rettilineo uniforme è molto difficile, infatti, come sostiene l’autrice: “La resistenza al cambiamento nei modi di insegnare nella scuola media superiore è eroica” e a questa considerazione se ne aggiunge subito un’altra che si lega strettamente: “…la causa degli insuccessi dei nostri alunni è sempre considerata esterna, estranea al nostro modo di insegnare”.
Il peso del sapere accademico schiaccia la scuola preuniversitaria che spesso si trova a ripercorrere gli stessi sentieri, semplificati e banalizzati, tracciati dai manuali universitari. La mancanza di riflessione diffusa nella scuola italiana su cosa insegnare agli studenti più piccoli e a quelli più grandi, ha come conseguenza “il salto di passaggi essenziali dal punto di vista del significato e il risultato è un collage di parole chiave con ‘ponti’ logici solo grammaticali”.
Nel testo si chiariscono i differenti approcci che meglio si adattano alla scuola di base e agli studenti della secondaria di secondo grado: un procedimento induttivo, che si rende concreto nella costruzione di definizioni operative per gli studenti più piccoli, e, quando andando avanti nel curricolo le definizioni operative non sono più sufficienti e il procedere non può più essere induttivo, una riflessione storica ed epistemologica per portare gli studenti a comprendere come è stato possibile formulare una nuova teoria.

Il testo è denso di riflessioni che permettono al docente ricercatore, una specie purtroppo rara nella nostra scuola, di trovare la strada per costruire percorsi didattici che accompagnino gli studenti verso apprendimenti efficaci. “Similitudini, metafore, allegorie e modelli scientifici” è il titolo del capitolo che in compagnia di Jorge Luis Borges e di Italo Calvino, permette di tracciare un parallelo fra la similitudine, la metafora e l’allegoria e i tre modi di rappresentare la realtà di Jerome S. Bruner: l’esecutivo, l’iconico e il simbolico. Questo parallelismo non può essere ignorato da chi insegna scienze, infatti “Riflettendo su quello che apprendono alunni di 14-15 anni, pensiamo che l’introduzione precoce di modelli produca una confusione fra realtà e il modello stesso, anzi una sostituzione della realtà con il modello”, e questo non è privo di conseguenze nefaste poiché “… i modelli diventano allegorie di cui si è persa la chiave interpretativa […] che permette di ristabilire la similitudine.
Così per alunni di 14 anni il panettone con le uvette è l’atomo di Thomson, e i modellini fatti di asticciole e palline sono le molecole e così via”. Tanti, troppi libri di testo, in ambito scientifico e tecnologico, pongono il mondo microscopico alla base di una comprensione del mondo macroscopico, come se, fornite alcune informazioni su elettroni, atomi, molecole, gli studenti, anche i più piccoli potessero spiegarsi il mondo macroscopico. Siamo nuovamente al “collage di parole chiave con ‘ponti’ logici solo grammaticali” e a un dogmatismo che fa passare la voglia “di sapere e di comprendere”. E come potrebbe essere altrimenti se, come evidenzia l’autrice, nei libri c’è spazio principalmente per definizioni che presentano le sole conclusioni del lavoro degli scienziati e trattano la scienza come una disciplina astorica.

Il mondo scolastico di Eleonora Aquilini non è fatto soltanto di riflessioni storiche ed epistemologiche, ma contiene un vissuto che è abitato dai suoi studenti, da Paolo, Giulia, Luca, Mirco, Nicolas, Gigi, Feyza, Mesut, Boris, Thomas, Alex (un alunno terribile), e da tanti altri che hanno interessi “da un’altra parte”. Nel loro cammino professionale i docenti possono incontrare classi difficili e difficilissime ma aldilà delle tante strategie che si possono e si devono mettere in atto, dalla lettura del testo si comprende che la via maestra di avvicinarsi a Paolo, Giulia, Luca e a tutti gli altri, è quella di seguire “percorsi d’insegnamento che costruiscano dei significati accessibili, che siano una base per un sapere successivo”.

Dal testo emerge con chiarezza l’importanza delle relazioni umane, della necessità di prendersi cura degli studenti e, se il lavoro del docente è “passione” e non “routine”, allora l’insegnamento necessità della narrazione, poiché “Le discipline hanno infatti una loro razionalità che insegna ad essere razionali” e “la razionalità delle discipline scientifiche deve passare attraverso la narrazione, strettamente connessa all’interpretazione, prima ancora che con la spiegazione”. L’insegnante sta al centro di una complessità che ha molti punti focali quando, fra le altre cose, adatta gli apprendimenti alle età degli studenti, ma non tutti gli insegnanti “arruolati” ne sono consapevoli.

Pur presentando una raccolta di articoli, il tratto distintivo del volume è quello di costruire un flusso narrativo, talvolta autobiografico, che esplora il rapporto fra la didattica della scienza e tutte le altre condizioni al contorno: i libri di testo, la formazione universitaria dei docenti, il Consiglio di Classe, gli adolescenti e la classe. Prendendo spunto dal testo, si deve concludere che purtroppo in quasi vent’anni di riflessioni poco è cambiato. La dittatura dei libri di testo è sempre presente, così come l’insegnamento enciclopedico e rigidamente tecnico. Gli studi universitari che non permettono di acquisire una cultura ampia e storicizzata sono un altro dei vincoli che condiziona la professione docente e le tante conoscenze che sono essenziali per il ricercatore universitario, diventano un vincolo per il docente. Se poi il docente insegna nella scuola secondaria, allora pedagogia e didattica sono anche un fastidio di cui è necessario liberarsi. Pochi sono, allora, i docenti che trasformano radicalmente il modo di insegnare. 

Il libro di Eleonora Aquilini è sempre appassionato, anche quando tratta di un mago della scienza come Richard P. Feynman. II famoso premio Nobel, in un suo viaggio in Brasile, mise all’indice l’insegnamento nozionistico fornito agli studenti universitari brasiliani, basato su una didattica priva di significato e fondata su definizioni puramente verbali. Questo non è un problema della sola società brasiliana, anche le nostre moderne comunità democratiche hanno necessità di una scuola con effettive capacità educative, soprattutto quando, come si puntualizza nel libro, l’istruzione si rivolge alle fasce più povere che hanno l’esigenza di compiere un salto nel livello d’istruzione. È dunque necessario lavorare sul curricolo, ma piuttosto che riflettere sul curricolo “si preferisce improvvisarsi psicologi e psicoterapeuti”. È evidente che una riflessione sul curricolo non è banale, sarebbe stato necessario avviare i laboratori di ricerca e sperimentazione didattica, ma come correttamente afferma l’autrice, questi nella scuola superiore non esistono, e così si continua a pensare che sia sufficiente motivare gli alunni senza una reale ristrutturazione dei temi da trattare, poiché “Mettere in discussione la disciplina che abbiamo studiato significa mettere in discussione noi stessi, quello che sappiamo, quello che siamo”. Ponendosi in questa ottica il testo fa comprendere come per il docente di chimica la “molecola” sia più importante dell’effettiva capacità di astrazione degli studenti.

Nelle ultime pagine sembra avvertirsi lo scoraggiamento di una docente che tanto si è impegnata sul fronte dell’insegnamento scientifico e che si sente un po’ come quei viandanti che non “hanno il coraggio” di andare oltre, ma subito prevalgono la passione e l’amore per la scuola e le ultime righe sono dedicate ad altri viandanti che hanno trovato la via e che operano quotidianamente affinché i loro studenti sviluppino intelligenza, spirito critico e iniziativa. Il percorso non è facile ma questo libro permette a tutti noi, docenti-viandanti che camminiamo nella scuola, di trovare o di ritrovare la strada.

Note

1. Docente di chimica nella scuola secondaria di secondo grado, ma attiva anche nel Gruppo di Ricerca nella Didattica delle Scienze del CIDI e nella Divisione Didattica della Società Chimica Italiana, oltre che curatrice della rubrica "il filo e la trama" su questa rivista, da cui provengono anche alcuni dei contributi raccolti nel volume.

Eleonora Aquilini, Il filo e la trama
Riflessioni sulla didattica nelle scienze,

PM Edizioni Varazze (SV), 2017,
pagine 198, Euro 18,00