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25/07/2023

Gli usi plurimi della lingua per tutti e per ciascuno

di Anna-chiara Monardo

Guida all’uso delle parole” (I ed. 1980), “La cultura degli italiani” (2010), "Capire le parole" (1994), “L’educazione linguistica democratica”  (volume miscellaneo postumo che raccoglie qualche importante contributo dell'autore, 2018) sono solo alcuni dei tanti testi, scritti da Tullio De Mauro, che dovrebbero essere considerati tessere centrali del multiforme mosaico che compone la professionalità di qualsiasi docente. 

Il maestro scriveva: “Quanto più si è padroni degli usi della lingua, tanto meglio ci si inoltra nel mondo degli stili, dei linguaggi, dei saperi critici e scientifici. Alla riscoperta della ricca tradizione dell’insegnamento linguistico nel nostro Paese, dall’Unità a oggi", indicando l’importanza della padronanza linguistica come volàno per accedere a tutti i saperi. Soffermandoci ancora più attentamente su questa celebre frase rintracciamo nella parola-termine, “usi”, un'eredità metodologica e culturale enorme: sdoganare la lingua dalla fissità normativa e addentrarsi nella sua flessibilità operativa e situazionale.
Dunque non padroni di regole, di mnemonici e meccanici usi decontestualizzati ma una lingua che il parlante formalizza nella comunicazione. Una lingua che muta non solo diacronicamente ma sincronicamente, in base a contesti, registri, azioni, interlocutori, mezzi.
La vera rivoluzione di De Mauro, che, non dimentichiamo, è stato anche ministro della Pubblica Istruzione, docente, intellettuale a tutto tondo è stato proprio questo suo modo di approcciarsi alla lingua come sistema complesso, da scoprire nell’azione comunicativa e nella testualità come intreccio linguistico che esprime concetti, e attua strutture per farsi comprendere e, al tempo stesso, per comprendere l’universo dei saperi. De Mauro ci ha guidati nella scoperta del dominio d’uso e della dimensione di variazione linguistica non solo diacracronica ma diatopica, diastratica, diafasica, diamesica, rivelandoci un universo linguistico apparentemente meno rassicurante di quello incasellato dalle regole, ma nei fatti raggiungibile da qualsiasi parlante.

Da questo quadro si comprende che ogni docente, afferente a qualsiasi disciplina,  ha il compito di educare gli studenti all’uso consapevole della lingua attraverso la costruzione di contesti vissuti, non asettici, laboratoriali e non "da laboratorio"; la linguaè lo strumento di espressione del pensiero, in tutte le sue sfaccettature .
Dunque De Mauro ci ha insegnato che la complessità può essere democratica, non è sinonimo di astruseria elitaria, se si educa alla consapevolezza delle scelte costruendo un repertorio aperto di possibilità linguistiche.

Una visione innovativa, la sua, che ancora oggi non sempre è compresa in ambito scolastico dove permane la pratica del tema come esercizio di scrittura decontestualizzata e poco motivante per gli studenti, la grammatica come nomenclatura e addestramento attraverso frasi isolate e non esperite da nessun parlante ma confezionate per il controllo di acquisizioni, i saperi disciplinari sconnessi dalla testualità dunque una lingua che in classe non diventa uno strumento, non vive ma viene presentata immutabile e lontana dall’uso quotidiano di qualsiasi parlante.
E’ proprio nel suo insegnamento di pluralità linguistica che ogni docente deve costruire i suoi orizzonti professionali interrogandosi sull’oggetto lingua come essa stessa sapere complesso e in evoluzione.

Monardo De Mauro 2023

Scrive...

Anna-chiara Monardo Docente scuola secondaria di primo grado, presidente del Cidi di Cosenza, esperta di educazione linguistica.