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editoriali

23/04/2021

Addio, Giancarlo

di Mario Ambel

È sufficiente scorrere le centinaia forse migliaia  di ricordi di Giancarlo che si accumulano in questi giorni per capire che la sua vita è stata intrecciata e si identifica con la storia della scuola italiana, dagli anni settanta a  oggi. E con la sua parte migliore: con la stesura degli impianti  programmatici, degli Orientamenti e delle Indicazioni o con grandi intuizioni istituzionali come gli istituti comprensivi o lo 0-6, che la politica e anche la scuola non hanno saputo interpretare con lo stesso coraggio e capacità di visione.

Giancarlo è sempre stato guidato dall'art 3 della Costituzione, sempre dentro le Istituzioni, sempre impegnato a valorizzare le leggi e le circolari buone e a cercare di limitare i danni di quelle peggiori, magari rifugiandosi dietro lo pseudonimo di Red Rom per sentirsi più libero di evidenziarne i limiti o gli errori.

Giancarlo ha servito ogni giorno della sua vita lo Stato, mai il potere. Tutte le volte che poteva profilarsi un riconoscimento alla sua fedeltà e alle sue fatiche, che poteva concretizzarsi in una nomina, in cui magari potevamo sperare per avere uno di noi a dettare le regole e non solo a doverle servire, quel riconoscimento non è arrivato e Giancarlo ha sempre sopportato e subito le conseguenze di quella contraddizione che era il segno più autentico della sua coerenza: quella che lo faceva apparire a noi talvolta troppo accondiscendente con le norme vigenti ma, al contempo, come ebbe a dire uno dei tanti Ministri dei Governi che ci illudevamo essere amici: "bravo questo Cerini ma troppo di sinistra".

Di Giancarlo ci mancherà soprattutto la sua fiducia nella scuola, la sua capacità di vedere sempre il lato positivo o migliorabile delle cose, che talvolta faceva anche arrabbiare, ma soprattutto  il suo essere cantore instancabile e itinerante della scuola come "ballata popolare" dalla parte delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi.

Tra qualche tempo riusciremo di nuovo a rileggere i suoi testi, dove si sente dentro la sua voce, perché Giancarlo è uno di quei rari casi in cui se si legge un suo testo scritto, si sente dentro il suo timbro vocale, la sua cadenza ritmica, la sua sintassi avvolgente, il suo inseguire sinonimi alla ricerca di una parola, di un concetto o di una metafora che bene esprimesse  il sogno di una scuola migliore. 

Addio Giancarlo. Molti di noi non abbiamo la forza di credere che tu stia ritrovando ora tua figlia Beatrice, ma vorrei potesse essere così.