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fuori dai dentieditoriali

10/02/2014

ADELANTE!

di Grizzly

Valutazione di sistema e dignità sociale degli insegnanti, tema di grande attualità. In tempi in cui si va alla ricerca di segni sparsi di un possibile recupero d’immagine della scuola italiana a chi spetta riconquistare la dignità assopita? 

Agli insegnanti!

Ricomincino a sperimentare e a fare ricerca, per garantire a tutti la didattica più adeguata per la formazione delle competenze necessarie alla cittadinanza e all’emancipazione di ciascuno, culturale e sociale.

Smettano di rifugiarsi nella selezione dei voti, in cui troppi cercano di accreditare una presunta severità a cui delegare l'immagine di un ruolo significativo, trovando in realtà solo piccole rivalse.

Ricomincino a insegnare, attraverso le proprie discipline, la capacità critica che aiuta a interpretare il mondo e non solo a ripetere nozioni, che son passati decenni dal loro liceo!

Smettano di accucciarsi nella mentalità dell'impiegatuccio che esorcizza la subalternità minimizzando le prestazioni.

Ricomincino, a partire dai collegi dei docenti in cui solitamente si chiacchiera messaggia o tace, a praticare attivamente la partecipazione e la dialettica proprie di una professione intellettuale per fare, e non subire, scelte sulla base del principio di responsabilità.

Smettano di accettare la comodità di meccanismi di reclutamento indecenti, come l'attuale sistema delle graduatorie scalate comprando frazioni di punteggio attraverso corsi fantasma a pagamento.

Ricomincino a credere nella Scuola della Costituzione, che assegna agli insegnanti il ruolo essenziale della formazione dei cittadini, oggi della Nazione e del Mondo.

Smettano di evitare l'idea stessa di accertamento delle capacità professionali accettando invece supinamente qualsiasi forma di valutazione esterna, fino a piegare ad essa la stessa propria didattica.

Ricomincino a pretendere con forza la necessaria formazione, per sé e per tutta la "categoria", come strumento permanente di ricerca e occasione di consolidamento culturale, per il cambiamento.

Smettano di inseguire discutibili mitologie come quella della "meritocrazia" che annienta nella sua ristrettezza competitiva l'idea stessa di "merito", inteso come quell'eccellenza che sta nella capacità di vivere pienamente le proprie potenzialità e responsabilità.

Ricomincino a lottare, partendo dal quotidiano, per rinnovare la Scuola Pubblica, riconquistando innanzi tutti tutto la consapevolezza del proprio ruolo, da "meritare" per la sua alta funzione istituzionale.

Riprovino a pensare, non a farsi dire, nuove condizioni professionali e di organizzazione del lavoro, centrate sull'essenzialità del lavoro di équipe, a cui riferire anche le giuste pretese economiche; zittendo i nuovi guru della valutazione che si interessano solo di risultati e standard, separandoli dai contesti in cui si formano.

Rifiutino, con argomentazioni forti, ogni tentativo di sminuire la scuola al rango di piccola azienda in cui gli insegnanti diventano "risorse umane" utilizzate da "dirigenze" la cui competenza è tutta da dimostrare, soprattutto sul piano della didattica per le competenze che della scuola reale sarebbe l'anima vera (per non dire della capacità di relazione con le persone e le relative professionalità...).

Spesso la deontologia degli insegnanti è di vera eccellenza, ma è confinata nell'oscurità che nasconde il prezioso lavoro quotidiano dei singoli. Ma l'insegnamento è una professione pubblica, che si svolge si conosce e si accredita alla luce; una luce che solo gli insegnanti possono tenere accesa, oggi riaccendere, se credono nel ruolo della cultura e della ragione come guida delle vite individuali secondo i principi della vita collettiva democratica.

Perciò penso che spetti agli insegnanti, a noi tutti dunque in prima persona, riconquistare la capacità di fare scelte collettive per la Scuola, tutta la Scuola. Come è accaduto nella stagione migliore della scuola italiana, alcuni decenni segnati dal connubio tra grandi riforme di sistema e sperimentazione-ricerca autonoma degli insegnanti.

E' tornata l'ora. ADELANTE!

 

Credits

L'immagine rappresenta l'opera di Mario Merz, Che fare?, 1968, Cera e tubo fluorescente in recipiente di metallo, 14.4 x 45 x 17.8 cm ed è tratta dal sito della  Fondazione de Fornaris