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editoriali

26/12/2013

Auguri con quesito...

a cura di insegnare

Si ricevono molti auguri in questi giorni, com’è giusto che sia. Ma dopo un poco diventa quasi ridondante questo profluvio di renne trainanti, campanellini dorati, alberi di natale luminescenti, ghirlande di Ruscus aculeatus (Pungitopo), sciami di stelle cadenti … Forse anche per questo vien voglia di ricordare anzitutto a noi stessi che non è un bel momento, quello che da tempo stiamo attraversando!

Ebbene, qualche giorno fa abbiamo ricevuto un augurio in controtendenza da un amico e collega che era solito inviare a Natale una poesia di un qualche poeta non sempre noto e invece quest’anno ha scelto un brano di prosa... con quesito.

L’amico è Angelo Bottiroli, maestro, dirigente scolastico, formatore, insomma una di quelle vite investite nella e per la scuola. E questo è il messaggio che ha inviato alla sua lista di amici e che abbiamo deciso di condividere con i lettori di insegnare.


Gli auguri che mandiamo quest'anno a un po' di amici sono particolari. Richiedono infatti, da parte di chi li riceve, un impegno per individuare la persona (personaggio, personalità, maestro...) di cui si parla nel testo allegato

Il testo in questione, come vedrete a suo modo abbastanza provocatorio, è riprodotto qui sotto.
La soluzione la daremo fra qualche giorno, prima della fine del 2013. E se qualcuno vuol provare a indovinare (ma non è facile) o desidera commentare il testo, può scrivere a redazioneinsegnare2010@gmail.com; oggetto: Auguri con quesito. 

Un giorno … mi disse di essere addolorato per questo mondo, per questo Paese. Pensava che gli italiani vivessero da sempre nella stessa scomoda posizione di chi non si è mai saputo ribellare e si lamenta pigramente in attesa che qualcosa cambi. Era convinto, e aveva ragione, che nulla sarebbe cambiato senza una rivoluzione. Per questo aveva grande fiducia nel movimento studentesco, nei gruppi no global, addirittura appoggiava e sosteneva, a livello intellettuale, i black bloc, gli anarchici che si oppongono alla sopraffazione di uno Stato repressivo.
Secondo lui, persino il Dalai Lama avrebbe sostenuto una ribellione violenta se fosse stata necessaria.
Aveva le idee chiare, soprattutto negli ultimi anni. Anni bui e cupi per la nostra politica e la nostra società, ma per lui erano rosso scarlatto, a volte accompagnati da una falce e un martello. Dei protagonisti dall’altra parte della barricata diceva che erano solo faccendieri, portaborse, banchieri, capitalisti senza scrupoli, politici meschini, incapaci, indifferenti ai cittadini e concentrati solo sul loro tornaconto e sulla loro disgustosa brama di denaro e potere.
[...] non aveva paura di denunciare tutto questo e di sostenere la sinistra antagonista, quella dei centri sociali, quella delle proteste e delle manifestazioni, anche le più violente.
Era stato a Genova durante il G8 del 2001 e ne era tornato stravolto, traumatizzato dalla morte di Carlo Giuliani e dall’inaudita violenza delle forze dell’ordine durante l’irruzione alla scuola Diaz. Aveva urlato il suo sdegno contro le divise, ignoranti, manesche e impunite, e aveva abbracciato i gruppi che denunciavano ingiustizie sociali e orrori politici. Partecipava più che poteva alle loro manifestazioni e credeva nella rivolta dell’estrema sinistra giovanile.

[...] Ce l’aveva anche con i cittadini, quelli che vivono di stenti e fanno la fila per compare un iPad, vanno in vacanza a vedere i calciatori, e hanno come unica ambizione quella di assomigliare ai ricchi, ai potenti, agli ignoranti. Questi erano, ai suoi occhi, le vere vittime degli stereotipi televisivi, e i portatori del peggior periodo di malcostume e di sottocultura degli anni dopo il fascismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L'immagine accanto al titolo è tratta da http://tempolibero.blogosfere.it/