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editoriali

06/09/2014

La "buona scuola" e noi...

di Mario Ambel

Mentre la scuola e i commentatori hanno iniziato a esercitarsi nel legittimo e doveroso compito di chiosare le proposte del Governo esposte nel documento “La buona scuola”, è giunta ieri la notizia della morte di Franca Falcucci, la prima donna a ricoprire il ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione. Così la notizia su Repubblica e sul Fatto quotidiano.

Così si apre un articolo con il quale continuiamo a offrire i nostri contributi al dibattito sul piano per una "Buona scuola" proposto dal Governo. Anzi è l'articolo, pubblicato a parte come contributo personale al dibattito, con cui chiudiamo la fase di discussione anteriore alla pubblicazione del documento e apriamo la successiva, nella quale raccoglieremo commenti e riflessioni su quelle proposte.
Ma anticipiamo qui anche la conclusione dell'articolo che è invece una proposta che la rivista e l'associazione fanno esplicitamente al Governo e al mondo della scuola.

Una proposta
Alcune delle questioni oggi sul tappeto, e in buona misura irrisolte, sono in discussione da decenni. Ed è inutile negarlo: dividono profondamente sia chi si occupa direttamente di scuola sia chi ne vive alcuni aspetti o contesti di riflesso. Talvolta, ormai, è diventato persino difficile discuterne. Per farlo davvero non si può per esempio ritenere a priori che alcune ipotesi vanno di fatto assunte come ineludibili e altre siano improponibili o che alcune scelte costituiscano necessariamente il progresso mentre il contrastarle la conservazione dei privilegi del passato.
Se davvero il Governo intende aprire un confronto serio sulla scuola, alimentato dalla volontà di costruire insieme la scuola del futuro per il bene dei suoi cittadini e quindi del paese, è bene rimettere all'ordine del giorno del confronto sia le prospettive strategiche complessive legate a  quelle ipotesi, sia le conseguenti scelte concrete e le modalità reali per attuarle. Ed è importante che tale confronto non sia fittizio o apparente, ma reale e davvero costruttivo.
Qui non conta essere moderni o á la page e affidare quindi il confronto a momenti occasionali e frammentari oppure a sospette indagini demoscopiche. Qui conta essere seri. E allora questa è la proposta: istituire un Osservatorio nazionale sulla scuola di domani di natura istituzionale (a costo zero ovviamente!) che affronti responsabilmente i nodi irrisolti del pensare e fare scuola, aperto a chi voglia e sappia portare un contributo, ma nel quale siano responsabilmente chiamati a dare il loro rapporto e a garantire il loro impegno i diversi soggetti istituzionalmente coinvolti nel sistema scolastico. Un Osservatorio che sappia osservare e orientare e che sia osservato e trasparente nelle sue elaborazioni e nelle sue proposte. Alcuni dei provvedimenti contenuti nel piano “La buona scuola” richiedono tempo e denaro: il secondo scarseggia, almeno il primo dobbiamo usarlo bene.

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