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15/07/2015

E censura digitale fu...

a cura di insegnare

Valentina Chinnici, Presidente del CIDI Palermo ci scrive:

Carissimi,
vi segnalo un articolo del nostro collega palermitano Pietro Li Causi, che sul blog "www.laletteraturaenoi.it" della Palumbo, diretto da Romano Luperini e curato da Emanuela Annaloro, aveva risposto a un articolo di Oliva, il presidente di TreLLLe, apparso sul Sole 24 Ore.
Ve lo segnalo soprattutto perché l'articolo è stato dopo poche ore "bannato" da Facebook, segnalato cioè come offensivo e cancellato automaticamente da tutte le bacheche (una trentina) su cui era stato condiviso. Inutile dirvi che è scoppiato un piccolo 'caso' e l'articolo è stato condiviso e ricondiviso ancora centinaia di volte (e segnalato e rimosso ancora).
Si vede che qualche nervo scoperto lo ha toccato.
Un abbraccio.


Siamo dunque alla censura!

Così la questione viene opportunamente commentata dalla redazione del blog in un intervento intitolato Le nostre voci, dove tra l'altro si legge:

Con cadenza ormai quotidiana gli insegnanti (e i loro colleghi universitari) vengono apostrofati come inetti, fannulloni, buoni a nulla, incapaci, ignoranti. Non risulta però che siano state promosse denunce collettive o class action per queste offese (oggettive e senza filtri ironici) che da anni piovono, a seconda delle nubi governative e dei rovesci riformatori, sugli insegnanti italiani. Scriviamo su riviste elettroniche, ma non abbiamo perso il senso della realtà. Formiamo comunità fragili, ma conosciamo l'etica del dialogo e il valore del conflitto delle opinioni.

E che il caso abbia voluto che sia stato necessario scriverlo il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia e festa nazionale della Repubblica francese, accentua la dimensione paradossale della solerte azione censoria di facebook.

Questo è l'articolo in questione di Pietro Li Causi, Oliva, la scuola italiana e rieducational channel.
Questo è invece l'articolo di Attilio Oliva, Tutte le verità taciute sulla nostra scuola, apparso sul Sole24Ore.

Li lasciamo al giudizio dei lettori.
A noi resta molto oscuro capire che cosa ci sia di offensivo nell'articolo di Pietro Li Causi.

Troviamo molto più offensivo, perché falso, l'assunto da cui prende le mosse l'argomentare assiomatico e apodittico* di Attilio Oliva: Vediamola allora, in pochi punti chiave, questa scuola che si voleva conservare a ogni costo...  E cioè che chi si è opposto e si oppone alla "Buona scuola" intenda conservare la scuola così com'è, con tutti i limiti che Oliva ci ricorda e che opportunamente Li Causi analizza.
E che l'assunto sia falso lo dimostra la quantità innumerevole di articoli, proposte, documenti, persino proposte di legge di cui abbondano i siti e le riviste degli "oppositori"... Se qualcuno avesse la bonta di leggerli...

Se mai il problema è se e quanto la cura immaginata e messa in opera nella "Buona scuola" sarà in grado davvero di interventire sui problemi reali delle nostre scuole, cosa di cui dubitiamo fortemente, come abbiamo più volte tentato di dire...
Ma certamente, se per caso e per esempio, nonostante la "Buona scuola", gli esiti scolastici e la dispersione non dovessero migliorare, maître à penser, amministatori delegati,  sottosegretari e censori avranno pronta la risposta: sarà stato colpa del conservatorismo degli insegnanti e delle loro associazioni, che non avranno  saputo e voluto intendere, condividere e applicare le magnifiche sorti  progressive e riformatrici di questo Decreto legge!

E a proposito di sostenitori della "Buona scuola" e di linguaggio offensivo si legga questo  articolo, tratto da La Tecnica della scuola di lunedì 13

Si tratta di un articolo molto interessante, di quelli cui varrebbe la pena rispondere (e magari lo faremo) sempre che nessuno lo censuri!

il Direttore

 

* Consigliamo ad eventuali catoni una solerte consultazione di un buon vocabolario on line  prima di intraprendere azioni censorie: non si tratta di insulti!

 

 


16 luglio. Ultim'ora!

Un commento alla vicenda sul nostro "Paniere": Qual è il problema, di M. Gloria Calì.

Su Roars, bella e documentata risposta  all'articolo di Attilio Oliva da parte di Giuseppe De  Nicolao, TreeLLLe, una lobby dalle gambe corte.

Ma è salutare la polemica che si sta innescando attorno a quell'articolo e alla goffa censura di facebook! Ci consente di capire a chi e perché piace la "Buona scuola" e a chi e perché non piace.