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editoriali

29/09/2020

Insegnare al tempo del COVID

a cura di Insegnare

Il 22 Settembre 2020 si è svolto il webinar “Insegnare al tempo del COVID”, organizzato dal Cidi di Cosenza con il contributo di altri CIDI d'Italia attraverso la partecipazione di alcune docenti di diversi ordini di scuola.

La scelta di questo titolo nasce dalla necessità di uscire da una prospettiva di analisi della scuola di oggi legata prioritariamente, o esclusivamente, alla sedicente "DaD", per estendere l’osservazione alle direzioni di marcia che si stanno definendo sia a livello ministeriale sia al livello organizzativo, cioè nelle istituzioni scolastiche di vari ordini. "Insegnare al tempo del Covid" significa  ripartire dalla specificità della scuola come istituzione in cui si attiva l’apprendimento intenzionale facendo esperienza dei saperi disciplinari; gli istituti scolastici dovrebbero operare scelte organizzativo-didattiche tenendo al centro l’idea che l’apprendimento è un diritto costituzionale che non va offerto come se fosse un’elargizione, va garantito anche nella sua continuità e qualità. La scuola, infatti, deve costruire gli ambienti di apprendimenti, luogo pedagogico in cui si formalizzano, in progressione graduale, i saperi.
Se di ambienti di apprendimento bisogna occuparsi prioritariamente, è necessario allora consolidare i pilastri che lo identificano: Spazio-Tempo-Procedure-Materiali-Valutazione. Ciascuno di questi elementi non è eliminabile ed è di pari rilevanza per il raggiungimento del fine specifico della scuola: l’accesso alla conoscenza strutturata dei saperi e il loro sviluppo per la costruzione della cittadinanza intenzionale di tutti.

Anna-Chiara Monardo, presidente del CIDI Cosenza

 

Nei mesi passati la didattica a distanza è stata importante perché ci ha permesso di non interrompere quei legami complessi che caratterizzano la scuola come comunità di ricerca, di pratiche e di relazioni, mantenendo vivo il rapporto con i bambini, i ragazzi e le loro famiglie. Occorre però ribadire che la didattica a distanza non è scuola e che è opportuno ricorrervi unicamente in fase di emergenza, facendo di tutto per garantire la scuola in presenza.
Oggi la pandemia non è più un evento imprevedibile, ma un rischio da gestire. È necessario che i piani stabiliti possano essere riprogrammati in itinere in base al rischio reale, valutando gli effetti che avranno sull’apprendimento e sulla serenità dei bambini e dei ragazzi, coscienti del fatto che la motivazione allo studio, e da qui l’apprendimento, nascono anche e soprattutto dallo star bene a scuola. La scuola che stiamo vivendo oggi, con i limiti legati alla necessità di garantire la sicurezza, non è certamente la scuola ideale ma l’essere tornati a condividere uno spazio fisico comune rappresenta sicuramente un deciso miglioramento rispetto alla fase di didattica a distanza in quanto la scuola comprende condizioni di spazio, tempo, relazione che si possono attivare unicamente in presenza.
Dobbiamo però prestare attenzione al fatto che la preoccupazione per la sicurezza non mini alle basi il processo di costruzione dell’autonomia, della fiducia in se stessi, la capacità di esplorare le proprie possibilità e di misurare i propri limiti. Dovremo prestare attenzione affinché il distanziamento fisico non divenga in alcun modo un distanziamento sociale. Di fronte ai ragazzi emotivamente instabili, agitati fisicamente, attratti da comportamenti trasgressivi, la possibilità che si risponda con sanzioni e allontanamenti è altissima. Occorrerà, pertanto, continuare a lavorare per il contrasto alle diseguaglianze e alla povertà educativa. Per farlo sarà necessario valorizzare il lavoro collegiale e cooperativo, in modo che la competenza di ogni docente sia a disposizione di tutta la comunità scolastica.

Claudia Dogliani, presidente del CIDI Torino

 

La mia “voce dalla scuola” oggi mi porta a dire come le associazioni professionali possano implementare nei fatti il lavoro dei docenti anche e soprattutto in un momento così difficile come quello passato… e presente.
All’indomani del 4 marzo 2020, viene strutturato un nuovo assetto di lavoro, tutto al di fuori di qualunque decisione collegiale. Molti colleghi irrimediabilmente si ritrovano a soccombere al burnout da didattica online, mentre alcuni di noi hanno abbandonato sin dall’inizio una prosecuzione della programmazione per concentrarsi su una proposta di curricolo significativo che giorno dopo giorno veniva rimodulato con e per gli alunni\e. Cresciuti professionalmente all’interno dei gruppi di ricerca-azione del CIDI, il passo successivo è stato introdurre con un brain-storming un focus,  procedere con video-lezione strutturata, fornire materiale di studio, fonti normative- decreti presidenziali e preparare  piste di lavoro in  una scheda corredata di consegne che verranno restituite dagli alunni in ambiente digitale. 
Si trattava di selezionare quali focus e su quali tematiche costruire conoscenza consapevole, come, ad esempio, il diritto alla libertà (artt. 13 e  ss.) correlato al diritto alla salute (art. 32 ) all’interno del curricolo di diritto costituzionale con l’analisi delle fonti normative. La scuola al tempo del Covid vede oggi riaprire tranquillamente tutte le strutture: rispettate le distante, organizzati gli ingressi, di fatto siamo entrati in classe nelle stesse identiche condizioni del prima pandemia. Stesse identiche strutture e con gli stessi docenti, personale A.T.A., amministrativo e stesso numero di alunni per classe. Per gli studenti più grandi si rende necessario un aumento del controllo, una crescita esponenziale delle sanzioni proprio in un momento in cui i nostri decisori politici vogliono farci lavorare sulla costruzione di cittadinanza. 
Di sicuro si rientra a scuola ma si potrà fare scuola?

Mariella Ficocelli Varracchio, presidente del CIDI Pescara

 

Alla luce di quanto è accaduto durante la fase della DaD, dei falsi successi e dei risultati faticosamente perseguiti, ciò che adesso va praticata è la consapevolezza che una scuola che funziona è prodotta da una progettazione esperta dei docenti. Non si può insegnare delegando ad uno strumento il compito di far crescere gli alunni; meno grave se questo strumento è il libro, molto più pericolosa è la scelta di delegare al digitale la funzione culturale. Se da una parte è imprescindibile che gli strumenti didattici digitali devono far parte della progettazione didattica, sia in quanto mezzi sia in quanto oggetti della conoscenza, è essenziale che l’uso di essi sia sempre guidato dagli adulti e coerente con gli apprendimenti necessari; le direzioni dei processi vanno graduate per classe, ripetutamente verificate, eventualmente adeguate in itinere, negoziate sempre in presenza. Condizione imprescindibile degli esiti positivi dei processi di apprendimento è la progettazione consapevole dei docenti, le loro scelte, smascherando la retorica delle “opportunità di innovazione”, per raggiungere gli alunni con una solida padronanza degli strumenti da parte dei loro insegnanti. Bisogna, in questa fase, agire riprogettando i curricoli disciplinari, ripartendo dalle Indicazioni e cercando di individuare cornici essenziali nelle quali delineare obiettivi di apprendimento significativi e coerenti tra di loro. La vera innovazione, in questo contesto, consiste quindi nel ricollocarsi dentro gli apprendimenti, sia quelli disciplinari che trasversali, attuando modalità di insegnamento-apprendimento in cui il docente elabori percorsi di tipo laboratoriale per gli studenti.

M. Gloria Calì, vicepresidente del CIDI Palermo

 

Insegnare al tempo del Covid costituisce una sfida indubbiamente impegnativa e complessa e, proprio per questo, intrigante, può infatti mettere in moto processi di ricerca interessanti. Nello scenario incerto in cui ci troviamo ad operare vi sono paure comprensibili di dirigenti, colleghi, genitori, e spesso si rischia di spostare esageratamente l’attenzione solo sull’aspetto sanitario senza tener conto dell’impatto negativo che questo può avere sull’ambiente d’apprendimento e sulla didattica; si può, infatti, facilemente scivolare nel comodo uso di modalità trasmissive in modo ancor più diffuso, di quanto già lo fosse nella scuola pre-Covid. E’ fondamentale  far sentire la nostra voce all’interno delle scuole, ad esempio nei collegi docenti, e richiamare l’attenzione sulle  Indicazioni per il curricolo e sull’idea di scuola che esse delineano. In questa riapertura: per bambine/i sotto i 6 anni le misure sanitarie prevedono: la “bolla”-sezione, lo stesso gruppo di bambini/e con le stesse insegnanti negli stessi spazi interni ed esterni, è assicurato il tempo scuola precedente all’emergenza, è raccomandate la vita all’aperto. Tutto questo comporta una riorganizzazione attenta di spazi, tempi, routines... tutti aspetti significativi del curricolo e mediatori importanti del progetto educativo. Non è un processo facile, i contesti sono molto variegati e vi sono problemi annosi irrisolti, come il numero massimo di bambini/e per sezione (media ca. di 21, ma con realtà con 29), le strutture e gli spazi in alcune realtà inadeguati e/o insufficienti. Fondamentale è, da parte del team docente, tanto più in questa situazione mutata, la progettazione attenta ed intenzionale osservando, documentando, valutando, riprogettando, tenendo conto che alcuni gesti e situazioni legati a questo momento possono diventare occasioni per l’educazione al prendersi cura insieme, alla cittadinanza e per aprire percorsi di ricerca ed apprendimento. La riapertura, almeno per quello che ho osservato, è stata connotata dalla gran voglia  di bambini/e di rincontrarsi: un ottimo inizio nella prospettiva della co-costruzione di un ambiente in cui ognuno sia sostenuto nel suo percorso di crescita ed apprendimento.

Antonella Bruzzo, presidente del CIDI della Carnia

 

Io credo che ci sia bisogno di contagiarsi ancora di più all’interno dei Cidi e di approfondire le parole-chiave che riconosciamo e che corrispondono ai concetti fondanti e orientanti il nostro agire nella scuola e per la scuola. Significa scavare nelle nostre idee per averle più chiare profonde e coese, per poi essere capaci di contagiare quel mondo della scuola che fa il possibile ma sicuramente non quello che sarebbe necessario per uscire da questa crisi con una visione più nitida su quale debba essere il modello di educazione di domani. 
Lo tsunami che ci sta travolgendo mette in luce le fondamenta del fare scuola; abbiamo capito che la consapevolezza e l’intenzionalità ad apprendere sono ingredienti indispensabili per imparare, che vanno alimentati negli allievi di tutte le età, ma quale scuola edificare, e come, su tali fondamenta è una scelta educativa e politica che ha molte opzioni e non è prevedibile quale sarà la vincente.
Di fatto molti intendono riproporre la scuola di sempre, sorretta dalla stampella digitale che da costoro viene vista come l’unica e vera innovazione. Noi non la pensiamo così. Noi crediamo che gli strumenti siano importanti ed importante sia il loro uso competente, ma restano strumenti. L’apprendimento per tutti e l’inclusione di ciascuno in un percorso di crescita condiviso si realizza modificando sostanzialmente il modo di insegnare e il cosa insegnare, che paradossalmente può essere invece confermato nelle sue forme più tradizionali dai nuovi strumenti digitali. 
Mai come in questo momento occorre avere idee chiare e capacità di intervento nel dibattito sulla scuola.

Beppe Bagni, presidente nazionale del CIDI


"Insegnare al tempo del Covid" -22 settembre 2020 -

Qui potete seguire la registrazione dell'intero seminario.

Si ringrazia il Cidi Cosenza

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