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editoriali

18/02/2014

Una medaglia al merito

di Mario Ambel

Che dire? Come trovar argine all'amarezza e alla delusione? Allo sconforto? Come reagire alla consapevolezza che le pulsioni peggiori prodotte da questo stato di crisi permanente, da questo vuoto di prospettive e di certezze stiano inquinando anche la scuola, trascinandola in un delirio meritocratico e competitivo? Medaglie al merito. Ai vivi, in questo caso, anzi ai bambini.

Un delirio meritocratico, una pedagogia fallocratica che purtroppo non risparmia certo l'altra metà del cielo e che si illude di trovare soluzioni e motivazioni nella competizione, nell'arrivismo, nell'individualismo, nell'eterna e perversa idea che la soluzione dei mali del mondo consista nel misurare e mostrare agli altri chi... vale e merita di più.

Come i liquami delle discariche abusive inquinano e rendono letali i terreni su cui si avvelenano le colture, così questa insana pulsione valutativa condotta agli eccessi inquina le falde acquifere delle relazioni educative. Non appaia eccessivo il paragone. Non sembrino fuori misura le parole.

Affronteremo nelle prossime settimane con calma e con dovizia di spunti e di testimonianze la questione, ma non è possibile non reagire al consenso che sta ottenendo la campagna per dare una qualche forma di riconoscimento al presunto merito scolastico: oltre ai voti - che “non bastano” (sic!) - medaglie, gagliardetti, stemmi...

Amareggia -ma non stupisce- che qualcuno sul tema si sia inventato un "progetto" - si chiama Mimerito! - da proporre alle scuole, che il progetto abbia una spiccata impronta meritocratica e competitiva, che qualcuno al ministero l'abbia trovato apprezzabile e lo incoraggi, che qualcun altro pensi di lucrarci producendo stemmi medagliette e gagliardetti, che si possano leggere dichiarazioni di docenti universitari di psicologia pronti ad avallare l'idea sostenendola con dotte argomentazioni...

Amareggia -ma non stupisce più- che l'idea trovi consenso nelle scuole, che alcuni dirigenti e docenti siano pronti a lodare l'iniziativa e qualcuno persino a sostenere che essa favorisca in taluni casi la collaborazione e l'aiuto reciproco fra compagni, quando sappiamo bene che già “solo” la reintroduzione dei voti ha scatenato, anche nella scuola primaria, la competizione fra gli allievi, azzerando la motivazione verso le cose da apprendere ed esaltando quella per i risultati da ottenere.

Ne riparlemo e invitiamo anche i nostri lettori a inviare le loro opinioni e impressioni a redazioneinsegnare2010@gmail.com , ma intanto era doveroso marcare a caldo non solo il dissenso ma soprattutto lo sconforto.

Daremo anche conto dell'idea di alcuni di produrre stemmi e coccarde da apporre ai grembiulini dei più piccoli. Vedendoli, la prima associazione di idee che suscitano è il ricordo di tutti quei contesti (e alcuni sono tragicamente assai dolorosi) in cui si è inteso nel passato più o meno recente marchiare identità presunte, sia negative che positive...

Le patacche al merito sono solo il rovescio della “medaglia” delle patacche al demerito, parvenze di realtà con cui giudici dispotici misurano e classificano entità sfuggenti e complesse per sanare l'ansia che li divora di non riuscire a capirle e governarle. E spesso nel farlo perdono la ragione, il cui sonno - si sa - genera "mostri": bambini in divisa con i distintivi dei loro diversi meriti conquistati sul campo di una competizione fra dis/eguali di cui si esaltano e marcano le differenze per legittimarle in disuguaglianze.

Alla faccia di quanto questo delirio abbia già prodotto mostri e vittime per tutto il Novecento. Spesso in nome del riconoscimento del valore e della stessa malintesa eguaglianza!

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".