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editoriali

26/03/2016

In ricordo di Alain Goussot

di Mario Ambel

26 marzo 2016. Dario Janes ha annunciato in rete la morte improvvisa per un infarto nella notte di Alain Goussot, pedagogista, educatore, che costituiva un riferimento di pensiero e di posizioni ideali per i molti che credono ancora e combattono per il diritto di tutti all'istruzione e per corrispondere alla grave responsabilità umana e sociale della scuola.
In queste ore molti di noi che lo avevano recentemente letto o incontrato o che l'avevano invitato a tenere seminari e incontri si scambiano messaggi costernati, con quel senso di solitudine dolorosa che si prova quando un compagno di viaggio si allontana per una strada laterale immersa nella nebbia...

Il modo migliore per ricordarlo e onorarne il lavoro ci sembra quello di riproporre alcuni suoi interventi recenti reperibili in rete..

A partire dalle ultime amare riflessioni dedicate al nesso fra emarginazione (anche scolastica) e disagio esistenziale a proposito degli attentati a Bruxelles, sua terra di nascita e dove si era laureato, che lo avevano prondamente ferito. "I fratelli Kaouchi e i fratelli El Bakraoui hanno profili simili. Nati in Francia e in Belgio, scolarizzati in quei paesi con dei percorsi di fallimento scolastico e sociale, di marginalità, con percorsi di delinquenza (spaccio di droga, rapine), avevano vissuto anche alcuni periodi di carcere, ma non certo per motivi di terrorismo. È assai evidente da anni che questi ragazzi provenienti dal mondo dell’immigrazione di origine maghrebina vivono condizioni di vuoto esistenziale, fra l’altro come tanti altri giovani europei: tentano di riempire con i valori dominanti del sistema dei consumi finendo per vivere dei conflitti enormi a livello psicologico."; segue in Le domande di Bruxelles a Parigi: preceduto da una breve nota della redazione di "comune-info", è il suo ultimo scritto postato due giorni fa e che la rivista ha pubblicato oggi 26 marzo, ancora inedito.
Di qualche giorno fa, invece, del 22 marzo, sullo stesso tema è  Quel fazzoletto di terra ferita: "Il piccolo Belgio, paese neutrale per collocazione geografica, crocevia tra Francia Olanda Germania e Inghilterra, transculturale per storia è la vittima indicata per scatenare l’orrore da parte dei potenti che si spartiscono il mondo."

Assai recentemente era intervenuto sulle relazioni sociali come unica via di uscita alle degenerazioni individualistiche: "Nell’era dell‘individualismo egocentrico e autoreferenziale, che si manifesta anche con tutte le sue componenti narcisistiche a livello mediatico dalla televisione al web, sembra che l’individuo sia solo una autoproduzione atomizzata"segue in Costruire relazioni sociali ogni giorno (26 febbraio); sullo stesso tema, di qualche giorno dopo (2 marzo), è Apprendere è relazione,  ricordo di un maestro: Célestin Freinet non ama il didatticismo e il tecnicismo pedagogico che trasforma l’altro in oggetto anche se usava molte tecniche (come per esempio la tipografia in classe) e considera l’esperienza umana come la base vitale di ogni apprendimento. L’apprendimento è per lui un processo di ricerca permanente, un farsi relazione e un divenire relazione, una riflessione che diventa anche riflessione e sapere pratico. L’apprendimento è un tatonnement expérimental cioé uno sperimentare la vita, le relazioni tramite un percorso esplorativo capace di produrre nuove conoscenze e quindi nuovi interrogativi.

Tra i contributi meno recenti, va segnalata un'importante riflessione su un tema tornato di  attualità: Quale inclusione? Riflessioni critiche sui Bisogni educativi speciali, apparso nel 2013 su "La letteratura e noi", articolo nel quale Goussot pone il problema in tutta la sua rilevanza  e delicatezza: "Considero la questione estremamente delicata e complessa ma anche importante poiché è il riflesso di una concezione della scuola e di una visione della gestione delle differenze in termini di apprendimento, crescita individuale e collettiva. In sostanza ne va del modello di società che vogliamo costruire formando le future generazioni e quindi della nostra idea di democrazia".
Siamo fermamente convinti che nel modo di affrontare la questione dei Bes, come d'altronde di altre materie lasciate in sospeso dalle deleghe della legge 107 (la valutazione, l'alternanza scuola lavoro per citarne solo alcune...), sia in gioco un'idea non solo di scuola, ma di società e di democrazia.

E a proposito di legge 107, non possiamo tacere la sua ferma contrarietà all'idea di scuola e società che Alain Goussot vedeva pericolosamente affermarsi con la "Buona scuola", dove "Di sicuro non c’è nessuna visione seria di lungo termine per la costruzione e il rinnovamento della scuola democratica, pluralista e accogliente, rispettosa delle differenze e meticciata; c’è invece una concezione povera e subalterna alle logiche della finanza e dell’economia che non ha nulla a che vedere con la formazione dell’uomo e del cittadino e la preparazione delle future generazioni ad affrontare la crisi del sistema dei diritti e della cittadinanza attiva senza la quale non esiste democrazia"; segue in I frutti velenosi della Buona scuola (31 dicembre 2015) .

E, infine, chi come me condivide questo giudizio sulla "Buona scuola", ma non si sottrae da tempo alla sfida delle competenze (culturali di cittadinanza indispensabili alla democrazia e non funzionali al mercato e a una presunta occupabilità), non può non rileggere con l'amaro rimpianto di una conversazione interrotta La scuola nuova fabbrica di servitu? (13 febbraio), un  articolo in cui Alain Goussot attacca senza riserve la "scuola delle competenze": Negli ultimi ventitré anni, dalla riforma Berlinguer che fu l’anticamera del processo di smantellamento della scuola democratica, si è assistito a una formazione sempre più segmentata, orientata all’acquisizione di abilità tecniche, di competenze funzionali alle esigenze dell’impresa e dell’economia finanziaria. Il passaggio dalla scuola delle conoscenze a quella delle competenze ha significato meno conoscenze trasversali e sapere e più abilità tecnicistiche settoriali. [...]  La scuola delle competenze ha portato con sé una idea sempre procedurale della didattica una ulteriore accentuazione della separazione tra dimensione scientifica (ridotta a tecniche di calcolo quantitativo e numerico) e dimensione umanistica, a una svalorizzazione delle scienze umane, una scomparsa della storia come conoscenza e a un progressivo arretramento delle discipline filosofiche e letterarie.

Ci sarebbe piaciuto discutere di queste e altre  cose ai primi di maggio, quando il Cidi aveva pensato di invitare Alain Goussot a un seminario di riflessione e di elaborazione condivisa sulle possibilità di un progetto di scuola democratica e "accogliente" dopo e contro la legge 107; possibilità che  Alain Goussot intendeva così: "L’operazione di demolizione dell’anima democratica e pedagogica della scuola è dunque al suo culmine, solo la reazione riflessiva, consapevole degli insegnanti, ma anche dei genitori che non cadono nel tranello di logiche corporative pensando di ottenere qualcosa dalla burocrazia ministeriale, solo la trasformazione delle scuole in agorà pedagogiche aperte alla riflessione collettiva e alla co-progettazione di un nuovo patto educativo per il futuro potranno ridare speranza. Le risorse ci sono, anche le volontà, anche le capacità: si tratta di connettersi, costruire un nuovo modo di stare insieme per co-educarsi nella prospettiva di ridare vitalità e serietà culturale cioè dignità alla scuola repubblicana, democratica e pubblica."; da I frutti velenosi della Buona scuola.

Non sarà più possibile in presenza. Lo si potrà solo più fare in quell' "agorà" sempre  meno frequentata, ma pur sempre vitale, che è lo spazio per il confronto e l'elaborazione delle idee ...
E di questo lo ringraziamo, nel momento amaro del saluto.

 

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".