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editoriali

27/05/2014

Gente di scuola

a cura di insegnare

Ogni tanto, com’è naturale che sia, arriva la notizia, da qualcuna delle nostre sedi, che qualcuno di noi ci ha lasciato.

Insegnanti, presidi,  donne e uomini: Gente di scuola che ha fatto il suo lavoro con onestà e passione, credendoci,  credendo negli allievi, in questo mestiere, credendo nella scuola pubblica e anche nello sforzo quotidiano e continuo di migliorarla. Di darle senso e fiducia in se stessa. Spesso credendo anche nell’associazionismo professionale o nel sindacato purché vissuti come luoghi non di potere, di scalata a questa o quella piccola o grande poltrona,  ma di confronto costruttivo, di riflessione condivisa, di crescita comune, di difesa e affermazione di diritti più di altri che propri. Nonostante e contro  i momenti difficili, le cadute di stile, i comportamenti talvolta un poco obliqui che allignano lì come in ogni luogo.

Nei giorni scorsi ci è giunta una di queste notizie da Palermo. In queste ore da Pescara. Ci si ferma un momento. Si resta sospesi.  Si pensa,  si ricorda, si torna a questo o quell’episodio: un confronto, un dibattito, uno scambio di opinioni; magari una cena insieme...  E poi un senso di vuoto che ti accompagna per ore.

Poldo a  Palermo e Gianni a Pescara, a vederli, non sembravano avere molto in comune. A sentire quello che dicevano, a pensare a quello in cui credevano, a guardare quello che hanno fatto invece sì. Prima professori e poi presidi  molto stimati (e la seconda cosa è ancor più difficile della prima) entrambi  alla fine di istituti superiori. Entrambi a loro modo schivi, anche se il primo più a lungo responsabile sindacale e consigliere comunale, il secondo più riservato, anche se altrettanto impegnato sul fronte politico e civile.  Più o meno coetanei, di questa generazione nata nei primi decenni del dopoguerra, che ha accompagnato la crescita della scuola statale italiana, prima da studente e poi da insegnante o preside, per circa 60 anni. E che la sta lasciando non proprio in buone condizioni e non senza qualche recente amarezza.

Gente di scuola, militante. Come si diceva un tempo, come ora forse qualcuno si vergognerebbe di sentir dire di sé, in questi tempi che stanno… oltre. Oltre la destra e la sinistra, ma questi erano uomini di sinistra; oltre l’impegno, che pure in loro non venne mai meno; oltre le ideologie, eppure hanno difeso fino allo stremo un grumo solido e riconoscibile di idee, di valori e di scelte.

Poi si riprende, con la certezza che è forse l’unica vera grande consolazione della Gente di scuola: che in non poche menti e in non pochi cuori che ora hanno età anche molto diverse è rimasto qualcosa di quella fatica quotidiana, di quella coerenza spesso silenziosa.  Talvolta anche sconfitta. Ma mai inerte.

 


Immagine a lato by Stella Ambel per insegnare