Home - la rivista - oltre la lavagna - Addio, Aldo - Con alcuni testi di Aldo Musciacco

testimonianzeoltre la lavagna

28/11/2018

Addio, Aldo - Con alcuni testi di Aldo Musciacco

di Mario Ambel

Dopo una malattia che non gli ha lasciato scampo, si è spento Aldo Musciacco, insegnante, filosofo e psicologo, esperto di counseling. Aldo è stato anche Presidente del Cidi di Napoli, che così lo ricorda e saluta in una sua nota, oggi, 28 novembre 2018: “Aldo ha pensato alla scuola sempre come a un luogo in cui alla crescita culturale si accompagnasse la cura della persona e in cui anzi l’una non potesse esistere senza l’altra, con una strenua attenzione ai fenomeni della dispersione e dell’impoverimento culturale”.

Sì, ci manca certamente la sua analisi filosoficamente e politicamente acuta e a tratti illuminante delle contraddizioni del tempo che stiamo attraversando. Ci manca in verità da un poco di tempo, recentemente a causa della malattia, ma anche prima, per una sorta di silenzio subentrato da alcuni anni ai momenti di battaglia culturale e istituzionale. Un silenzio che non intendeva essere una rinuncia, ma che in qualche misura poteva essere inteso come un giudizio severo: nei confronti di una scuola che non sempre riesce ad essere all’altezza del suo compito. Ma quel giudizio riguardava il sistema e le regole che lo governano, più che i suoi interpreti, dei quali Aldo ben conosceva le difficoltà in cui spesso si dibattono.

Maurizio Muraglia, oggi, fra i primi a ricordarne l’insegnamento e il pensiero, giustamente scrive sul suo blog che Aldo “Entrava nelle questioni di scuola in modo genuino, antiaccademico, e guardava con sospetto ogni minima forma di scuola che ignorasse l’impasto indissolubile tra cognizione ed emozione”. 

Certo, tra cognizione ed emozione o anche fra “progetto curricolare e relazione”, come avemmo modo di discutere in quegli anni dentro il Cidi, con un misto di lungimiranza e di ingenuità. Aldo aveva portato dentro il Cidi, con forza intellettuale e avvolgente capacità oratoria, la riflessione sulla crisi dell’autorità del padre e del maestro, sull’eclissi del desiderio e l’enfasi sul godimento immediato, sulle modalità con cui queste peculiarità della stagione post-edipica si riversavano sulla scuola e sulla crisi dei modelli e delle pratiche educative. Lo fece prima che questi discorsi diventassero più noti e talvolta divulgati anche tra gli insegnanti. E l’effetto, allora, fu anche tra noi dirompente.

Se ne ricavò in parte l’erronea sensazione che questo approccio, troppo filosofico e psicanalitico, nuocesse alla necessità di migliorare la quotidianità del fare scuola, allontanasse dalla ricerca sulle epistemologie e le didattiche disciplinari, rifugiandosi in cause, e quindi in possibili soluzioni, che finissero col diventare estranee alla specificità della natura e del compito della scuola. Anche se in realtà si trattava di una lucida analisi di come le forme attuali di capitalismo e i loro derivati simbolici stessero inaridendo le potenzialità autentiche dell'insegnare e dell'apprendere, per incanalarle verso esiti più facilmente governabili.

Ne discutemmo in circostanze pubbliche diverse e soprattutto il confronto animò le nostre riunioni interne, che anche grazie ad Aldo Musciacco conobbero una stagione di elevata elaborazione culturale, talvolta anche fortemente conflittuale, sul mestiere di insegnare, sull’identità e i presupposti del mandato educativo. Chi seppe far tesoro di quel confronto ne uscì rinforzato e migliore: fermo nella convinzione non solo della possibilità, ma della inevitabile e sempre più indispensabile necessità di coniugare saldamente i processi di insegnamento/apprendimento e il rispetto per il riscatto individuale e collettivo della soggettività dell’allievo, soprattutto se proveniente da condizioni di svantaggio culturale e sociale:  "L’acquisizione di nuove competenze disciplinari, relazionali, comunicative diventa una necessità per contribuire a formare cittadini consapevoli, in grado di reggere le sfide della complessità".

Non sapevamo che mentre noi cercavamo di coniugare curricolo e relazione, soggettività e socialità del sapere e del saper fare, altri lavoravano a una ben più banale ma pericolosa contrapposizione: quella fra contenuti e metodi, fra oggetti di apprendimento e metodologie didattiche. "Non a caso Aldo - scrive ancora Muraglia - era fortemente ostile e refrattario a ogni fuga di natura metodologica e strumentale".
Sapeva che la medicalizzazione del disagio e la mercificazione delle metodologie didattiche, oggettivate spesso senza alcun rapporto con i contenuti della conoscenza, avrebbero impedito alla scuola di assolvere al proprio mandato politico e costituzionale. Come purtroppo sta avvenendo.

A caldo, vogliamo consentire a chi lo desidera di attingere a qualche riflessione di Aldo Musciacco, anche se il modo migliore per poterne far tesoro era sentirlo intervenire in un confronto di tipo assembleare, dove la dialettica delle posizioni, il piacere del confronto e dello scontro, ma anche della costruzione condivisa di un pensiero politico performante ne alimentavano la naturale predisposizione all’eloquio accattivante, sebbene non sempre facile da decifrare all'impronta, per l’ampiezza dei riferimenti e talvolta lo scarto repentino delle connessioni.


Raccogliamo qui alcune testimonianze tratte da suoi scritti o interventi orali

Anzitutto le sue riflessioni sulla dispersione scolastica, tema che gli fu a lungo caro e al quale dedicò sia l’approccio teorico che l’impegno sul campo.

Per una riflessione sul fenomeno della dispersione scolastica”, da M. Boscaino e A. Musciacco, a cura di,  Per una relazione educativa contro la dispersione, Dossier "insegnare", 2/ 2007.

La professionalità degli insegnanti: lo scenario culturale”, dal sito Cidi, 2007.

"Dell'insegnare e dell'apprendere", Introduzione al dibattito nell'ambito del 36° convegno nazionale del CIDI “Scommettere sulla scuola”; Roma, 17.3.2007

"Psiche e apprendimento", Intervento  nel Seminario "Riforma della Scuola Secondaria Superiore: da dove partire?", Roma 17 giugno 2009, organizzato da Proteo Fare Sapere.

Infine un utile contributo sul pensiero di Aldo Musciacco sui temi educativi: 

T. Castellani, R. Conserva,  "Il rituale e la sorpresa", in D. Casaccia, a cura di, Ragionando di relazione educativa, Dossier insegnare, 3/2009 - dossier che presto renderemo disponibile agli abbonati di insegnare.

 



Questo il ricordo di Annamaria Palmieri

Aldo Musciacco è stato Presidente del Cidi di Napoli prima di me, ereditando il peso del magistero di Adriana Tocco e Nicola Iasiello e reinterpretandolo in modo del tutto innovativo. Eravamo diversi, molto: a quell'epoca io ritenevo che il centro da rifondare per cambiare davvero la scuola fosse la didattica, lui la relazione, il rapporto con l'altro, e già intuiva (profeticamente) che il disagio avrebbe preso il sopravvento nelle nostre aule su qualsiasi altro tema. Forse avevamo entrambi buone ragioni, e perciò ci comprendevamo. Eravamo diversi, ma ci rispettavamo profondamente, e io ebbi modo di apprezzare la forza rivoluzionaria delle sue battaglie per svecchiare il mondo paludato dell'insegnamento quando ebbe il coraggio, la forza e lo stimolo interiore di portare il counseling nelle aule dei licei, tra ragazze e ragazzi che attingevano felici al suo saper essere, o nel mondo della formazione e tra docenti che non avevano fino a quel momento sperimentato nulla di simile.
Aldo era molto amato, attraeva col suo carisma e la sua intelligenza
  e sapeva a sua volta amare, come amava le figlie e il lavoro, come amava la psicologia a cui dedicò la sua seconda giovinezza, come amava le citazioni dei suoi cari Gadamer e Lacan. Quanto l'ho preso in giro, insieme a quella piccola peste di Vittorio Vasquez e nei coordinamenti, con Pina, Rosa, Nicola...! E quanto era divertente quando raccontava di sè come persona ingenua, delle sue esilaranti goffaggini dai medici, delle sue storie politiche di gioventù!
Aldo Musciacco non è una persona che puoi dimenticare: se avesse voluto scrivere con la stessa abbondanza e ricchezza del suo mondo interiore, oggi staremmo leggendo le opere di un "maestro", nel senso più
  proprio del termine. Leggiamo invece l'infinità di stimoli, e dubbi, e intuizioni,  che ha seminato nella nostra mente e nel nostro cuore... e ci torna davanti agli occhi il suo dolcissimo sorriso. Ciao, Aldo!


 

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".