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19/12/2019

Addio ad Anna Bravo. Il libro che non ha scritto

di Franca Manuele

Anna Bravo si è addormentata
nel sonno e come una principessa
riposa per sempre.

Anna ha conquistato i nostri cuori con il suo sguardo al femminile della storica e della femminista scomoda, della militante fedele solo alla ricerca di senso.
Anna ci ha guidato attraverso le testimonianze de La vita offesa. Storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti dei sopravvissuti. Uno dei suoi testimoni ha detto una volta: “Raccontare poco non era giusto, raccontare il vero non si era creduti. Allora ho evitato di raccontare.” Questa e tante altre verità ci ha offerto il lavoro pionieristico di Anna nel mondo delle fonti orali.

C’è stata poi la sua ricerca sulla storia di una generazione, della sua generazione: quella del sessantotto, di cui è stata protagonista e storica. Al centro un interrogativo cruciale: se amore e violenza potevano competere e l’amore prevalere. A seconda di come li si guarda, quegli anni possono sembrare preistoria, oppure l’altro ieri.

Con l’intervista a Primo Levi Anna ha cercato di precisare con sempre maggiore chiarezza il filo conduttore della sua ricerca: quello dello scarto, nelle pieghe della storia, dei comportamenti virtuosi che risparmiano il sangue.

E’ questa l’idea forte de La conta dei salvati, il libro che ci ha insegnato una lettura originale della nonviolenza, più vicina all’idea del “facilitatore di pace” di Alexander Langer, che non alla figura tradizionale del pacifista. Proprio la ricerca sul “sangue risparmiato” ha spinto Anna a spostare l’attenzione su due preziose ovvietà: la prima, che “fare qualcosa o non farlo dipende dai rapporti di forza ma quasi altrettanto dalla forza interiore”; la seconda, che “il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato”.

Se la lotta nonviolenta ha avuto maestri e esempi incontestabili, ed è diventata contagiosa nelle tante manifestazioni di donne o nei movimenti di massa, anche per il singolo si tratta di una pratica più diffusa di quanto solitamente venga rilevato. Anna Bravo pensava ad un censimento dei tanti atti di coraggio compiuti da persone comuni a testimonianza di un filo rosso del bene, di un filo della speranza.
Era questo il tema su cui lavorava per un nuovo libro: cercava nei fatti della cronaca quotidiana, riportati quasi sempre senza tanto rilievo, le notizie di persone buone che compiono spontaneamente il gesto che svia; di persone che frappongono il loro corpo, la loro voce al fine di interrompere la violenza, di risparmiare la sofferenza di vittime e inermi.
Credeva di ravvisare in quei gesti la forza interiore dei nuovi Giusti, che per puro senso di umanità sottraggono le vittime ai carnefici; oggi, come ieri.

Scrive...

Franca Manuele Ha insegnato italiano e storia nelle scuole secondarie di II grado, componente del Direttivo del Cidi Torino.